Abbiamo scoperto la penisola di Grammeno leggendo una bellissima guida scritta da 2 nostri connazionali a cui spesso facciamo affidamento per conoscere nuovi angoli di Creta. A 70km a sud di Chanià e a 5km a est di Paleochora, nella costa sud-ovest, si trova un’area molto tranquilla che comprende due spiagge principali (Votsalo e Houma), varie baie minori e un basso promontorio ricoperto di cedri.
Votsalo è una lunga spiaggia di ciottoli, mentre Houma, quella da noi prescelta qualche giorno fa, è più piccola e sabbiosa, oltre ad essere molto graziosa ed immersa nella tranquillità. La giornata molto calda e le inconfondibili sfumature di azzurro del Mar Libico ci invitano subito ad un fantastico bagno, seguito da un’ora di relax al sole e da un pranzetto al sacco sotto l’ombrellone. A quel punto decidiamo di inoltrarci alla scoperta del bosco di cedri. La passeggiata si svolge tra candide dune sabbiose e centinaia di questi bellissimi alberi che ricoprono spesso le aree litoranee di Creta. Le orme umane di camminatori passati prima di noi, si dividono in varie direzioni e noi seguiamo senza alcuna meta precisa alcuni tracciati che ci ispirano di più. Dopo pochi minuti, arriviamo in prossimità di una grotta e ci arrampichiamo sulle rocce circostanti per ammirare la visuale del mare. Ed ecco aprirsi davanti a noi un ampio pavimento roccioso che arriva fino al mare e che, per via delle sue infinite cavità, ci ricorda molto le immagini della Luna che vediamo in TV! Lì osserviamo per la prima volta come fa la gente del posto a raccogliere il sale marino che poi vende al mercato cittadino. Riempiono quelle buche di acqua, pompata dal mare tramite dei lunghi tubi neri e poi ci posizionano delle reti a maglia larga che, mano a mano che l’acqua evapora, catturano il sale che si è cristallizzato su di esse.
Scendiamo dalle rocce e continuiamo la nostra passeggiata tra i cedri ed il percorso sabbioso. Ad un certo punto arriviamo in uno slargo in cui diverse e strane formazioni rocciose ci riparano dal mare aperto, formando grotte e, a volte, quel che sembra essere una rappresentazione di arte moderna. Superiamo alcuni di questi ostacoli appuntiti e, sorpresa sorpresa, ci troviamo di fronte a una vera e propria piscina naturale! Le rocce si ergono ai lati per delimitarla e terminano in una grotta marina dalla quale si sente provenire il rumore delle onde del mare che si infrangono dall’esterno ed entrano portando con sé piccoli pesci. La tentazione è troppo forte: in meno di un secondo ci immergiamo in queste acque tiepide e la sensazione è quella di nuotare nella riproduzione ingigantita di un acquario, con tutte queste rocce, i muschi sul fondale, le cavità ed i piccoli branchi di pesciolini che escono da dove meno te lo aspetti… troppo bello!!
Entusiasti della nostra scoperta in solitaria, torniamo sul sentiero principale per concludere il giro del promontorio di cedri. Sulla strada incontriamo altre due baiette, frequentate solamente da qualche sparuto naturista e, anche lì, impossibile resistere a non fare un bagno :-)!! Che posti ragazzi! E che esperienza del tutto inaspettata!
Che dire… andateci se avete l’occasione, non ne rimarrete delusi!
Come da consuetudine, anche quest’anno i nostri amici storici Laura e Carlo sono venuti a trovarci e, come sempre, quando arrivano loro ci muoviamo alla ricerca di angoletti nascosti, tutti da scoprire, in giro per l’isola. Questa volta abbiamo scelto di visitare 2 spiagge a sud di Rèthymno, che distano circa un’ora e mezza di auto da casa nostra: Klisìdi (o Kleisìdi) e Skinària (o Schinària).
Ammoudi Beach
Klisidi Beach
Prima di partire ci siamo informati su cosa saremmo andati a vedere. La prima, Klisidi, fa parte di un gruppo di meravigliose spiaggette chiamate Ammoùdi Beaches, situate non lontane dalla più famosa e frequentata spiaggia di Plakiàs. Di questo gruppo fanno parte la spiaggia di Ammoùdi (appartata e molto carina), quella di Ammoudàki (bellissima, frequentata prevalentemente da naturisti), Damnòni (ampia, attrezzata e con diverse taverne sul mare) e, appunto, la nostra Klisìdi. Abbiamo scelto quest’ultima come prima meta della giornata per le sue dimensioni molto ridotte, per una certa difficoltà nel raggiungerla e, naturalmente, per la bellezza incontaminata del suo paesaggio, inviolato dalla mano dell’uomo.
Riguardo invece a Skinaria (spiaggia che si trova a 10 minuti di auto da Ammoudi), la nostra scelta è ricaduta lì per quello che avevamo letto a proposito dello snorkeling, che dicevano essere uno dei migliori che si possa fare a Creta (CLICCA QUI per avere il tuo set da snorkeling).
Arrivati quindi al parcheggio di Ammoudi, decidiamo di raggiungere Klisidi camminando su un sentiero sterrato che collega tutte le 4 baie che abbiamo elencato prima. Arriviamo in nemmeno 5 minuti, per goderci dall’alto lo spettacolo di questa minuscola insenatura che, nell’immaginario, potrebbe benissimo essere la spiaggia privata degli Dei!! Primitiva, immacolata, intima, protetta, luminosa, conquistatrice: solo alcuni degli aggettivi adatti a descriverne la natura. Il percorso a piedi per scendere alla spiaggia è breve, ma non adatto, secondo noi, ad anziani e bambini piccoli, in quanto costituito da rocce appuntite e salti più o meno alti. Giusto il tempo di appoggiare a terra i nostri teli mare e siamo già in acqua, con maschera e boccaglio, a goderci un fondale pazzesco, con enormi rocce sporgenti, caverne, passaggi segreti e qualche pesce curioso!
Dopo un paio d’ore di puro relax e bellissime nuotate in questo angolo sperduto di mondo, decidiamo di spostarci vero Skinaria. In pochi minuti di macchina arriviamo e anche qui il paesaggio non è niente male! Ci troviamo nel bel mezzo del nulla: a parte un paio di tavernette che forniscono anche ombrelloni e sdraio, attorno a noi ci sono solo un mare cristallino, sabbia grossolana, monti ed alberi! Ci fermiamo a pranzo nella taverna “Garden”, situata a pochi metri dalla spiaggia, con un bel giardino. Il proprietario ci porta direttamente in cucina e ci mostra cosa c’è di pronto: quando ti trovi i piatti davanti invece che su un menu la scelta è ancora più ardua!! Alla fine decidiamo per un’insalata greca, polpette al sugo, una melanzana ripiena, fiori di zucca ripieni di riso ed erbette e dei dakos: tutto incredibilmente buonooo!!!
Skinaria
All’ombra del gazebo di questa taverna, con i piedi nudi sull’erba si sta decisamente bene e ci mettiamo un po’ prima di deciderci ad alzarci. Una volta scelti gli ombrelloni,
ci armiamo nuovamente di maschera e ci tuffiamo nelle splendide e lisce acque del Mar Libico, per vedere se quello che dicono della fauna marina di questo posto sia vero. Il fondale parte sabbioso, ma pochi metri dopo cambia e comincia una distesa sconnessa di grandi pietre e scogli sommersi, ambiente ideale per scovare qualche abitante del mare. Dopo un paio di bracciate ci troviamo immersi tra decine e decine di pesci, attirati da alcuni pezzi di pane lasciati cadere nell’acqua da due turiste che ci nuotano a fianco. Che dire: troppo
bello! Non avevamo mai visto una tale quantità e varietà di pesci qui a Creta: piccoli e grandi, affusolati e tondi, striati e colorati! Ovviamente si tratta di pesci del Mediterraneo, quindi non parliamo dei colori incredibili e delle forme assurde dei pesci tropicali, ma nel loro piccolo a noi sono piaciuti tantissimo ed abbiamo davvero apprezzato questo dinamico e variegato scorcio di vita cretese subacquea!
Anche questa giornata è andata e anche questa volta Laura e Carlo sono ripartiti per l’Italia lasciandoci un’altra bella scorta di ricordi impagabili che andranno ad alimentare la grande storia della nostra amicizia💕 .
Anche voi, quando viaggiate, amate unire il relax alle visite culturali? Se siete quel tipo di viaggiatori, non potete perdervi il nostro racconto di oggi, ambientato nella regione di Rethymno. In una sola giornata siamo riusciti a visitare il Monastero di Arkadi, famoso in tutta Creta per la sua storia di sacrificio, il nuovissimo Museo di Eleftherna, il primo nell’isola ad essere integrato al relativo sito archeologico e la piccola spiaggia di Spilies, dai colori intensi e dalle onde travolgenti.
Monastero di Arkadi (Μονή Αρκαδίου)
A circa un’ora e un quarto da Chanià, andando verso est, sorge questo splendido monastero, forse il più conosciuto di tutta l’isola. La data di costruzione è incerta: alcuni la attribuiscono ad un imperatore bizantino del V secolo, altri al monaco Arkadios, nel XIII secolo. La chiesa all’interno delle mura, risalente al periodo dell’occupazione veneziana (1587), è di una bellezza unica. Con un po’ di sano orgoglio nazionale, ci teniamo a dire che i lavori di costruzione della magnifica facciata decorata hanno subito l’influenza di due architetti italiani: Sebastiano Serlio e, per nostra grande sorpresa e soddisfazione, il nostro rinomato concittadino vicentino, Andrea Palladio. Quello che però tutti ricordano maggiormente di questo luogo è il doloroso episodio accaduto l’8 novembre 1866, durante la rivoluzione cretese contro i Turchi. Circa un migliaio di cretesi rifugiati all’interno del monastero, tra cui molte donne e bambini, dopo due estenuanti giorni di resistenza al feroce assedio nemico, fecero saltare in aria la polveriera, sacrificando la loro vita per non doversi arrendere all’invasore. Non è la prima storia che sentiamo narrare sul coraggio e l’orgoglio del popolo cretese ed ogni volta ci fermiamo un attimo a riflettere sulla vita passata di queste genti che, a detta di molti, hanno concepito la culla della nostra civiltà moderna.
Museo di Eleftherna (o Eleutherna)
A 10 minuti di auto da Arkadi, ai piedi del monte Ida, si trova il Museo di Eleftherna, inaugurato appena 3 mesi fa. L’edificio è moderno, ma ben integrato nel paesaggio circostante. Qui sono raccolti tutti gli oggetti ritrovati in 30 anni di scavi nell’adiacente
sito archeologico di Eleftherna. Siamo rimasti senza parole quando abbiamo saputo che le origini di questa imponente città risalgono al 3.000 a.C. e che è sopravvissuta fino al XIV sec. d. C.. Parliamo di oltre 4000 anni di storia! E’ veramente interessante vedere racchiusi in un museo gli oggetti provenienti da uno stesso luogo che è cambiato e si è evoluto nel corso di epoche così diverse e così lontane da noi. Gli scavi archeologici finora effettuati ed ancora in corso (per questo l’area non è attualmente visitabile), hanno portato infatti alla luce moltissimi resti di svariati periodi: abitazioni, terme, strade, mura, cisterne, botteghe, chiese. I più rilevanti sono sicuramente quelli della necropoli di “Orthi Petra”, in cui sono stati trovati vasi e pire funerarie, gioielli ed oggetti vari, collegabili a riti funerari di guerrieri o di loro familiari. Il museo non è grandissimo ed è gratuito. Viene continuamente aggiornato mano a mano che gli archeologici riportano alla luce nuovi oggetti (CLICCA QUI per un approfondimento sull’antica civiltà cretese).
Spiaggia di Spilies
Lasciata Eleftherna e i suoi antichi tesori, non ci resta che regalarvi un’ultima, immancabile immagine: quella del mare di Creta! A pochi chilometri a est di Rethymno, giace questa baia il cui nome, Spilies, significa “grotte”, per via delle cave presenti nelle pareti rocciose che la incorniciano. La prima cosa che salta all’occhio è l’intenso e affascinante contrasto di colori: l’azzurro turchese del mare, il bianco della sua schiuma, il nero dei piccoli ciottoli sul bagnasciuga e il rossastro delle rocce circostanti…spettacolare!! Quel giorno, poi, Poseidone deve aver avuto una brutta giornata, perché c’erano delle onde a dir poco impetuose, a tratti spaventose, ma ci siamo divertiti come due bambini a farci travolgere e sbattere a destra e a manca dal Dio del Mare!!
Insomma, vi è piaciuta la nostra gita “variopinta”? Speriamo che i nostri post riescano a regalarvi qualche minuto di svago e di viaggi immaginari nel cuore pulsante di Creta!
L’ Apokoronas è una zona di Creta che si estende nella parte nord-est della Prefettura di Chanià. Alimentato dalle acque sorgive che arrivano direttamente dai Monti Bianchi alle sue spalle, questo territorio è caratterizzato da verdi colline e da ampi tratti di terreno fertile. L’ Apokoronas è inoltre conosciuto per i suoi caratteristici e minuscoli villaggi interni e per alcune spiagge tranquille e adatte alle famiglie, come quelle di Kalyves e di Almyrida.
Decisi a scovare in quest’area qualche luogo sconosciuto ai più, o comunque lontano dalle classiche mete che attraggono i turisti nella zona, una mattina siamo partiti diretti alla piccola spiaggia di Koutalaso Koutalis (circa 40 minuti di auto da Chania). Strano ma vero, non abbiamo dovuto fare nessuna scarpinata di ore per arrivarci e nemmeno abbiamo dovuto percorrere in auto strade dissestate o a picco sul mare, tutte cose tipiche delle nostre gite cretesi ;-)! La spiaggetta, infatti, è raggiungibile direttamente in macchina tramite una strada asfaltata. Il colpo d’occhio dall’alto è davvero molto bello: una lingua d’acqua azzurra e limpidissima che scivola tra due pareti rocciose e lascia intravedere il variegato fondale sassoso. Dopo aver appoggiato i nostri zainetti in un angolo, ci siamo subito tuffati in quelle acque così ammalianti, muniti di maschera e boccaglio. Il fondale ricco di sassi, infatti, invitava molto allo snorkeling, tant’è che le poche persone presenti sulla spiaggia avevano tutte la maschera oppure l’attrezzatura da sub. Le aspettative non hanno deluso: pesci di ogni misura, granchi maculati e perfino un fossile di una conchiglia gigante ci hanno tenuto dentro l’acqua per una buona mezz’ora!
Contenti di questa nuova scoperta e dopo esserci un po’ crogiolati al sole, siamo risaliti in macchina con l’intento di girare nell’entroterra dell’Apokoronas alla ricerca di una bella tavernetta dove poter pranzare. Il nostro girovagare si è concluso non lontano da lì, al villaggio di Kokkino Chorio. La Taverna da Yannis ha subito attirato la nostra attenzione, per la sua atmosfera rilassata, per l’ampia visuale sul mare e per la sua posizione tranquilla tra gli alberi della piazzetta della chiesa. Lì abbiamo consumato il nostro pranzo a base di insalata greca, fagioli in pentola e fagottini ripieni di spinaci ed erbette di stagione, per poi tornare verso casa, ancora una volta appagati dall’esperienza.
Altra giornata finita in bellezza e altro pezzetto di terra e di tradizioni cretesi impresso nel nostro cuore 💕!
Oggi vi vogliamo raccontare dell’ultima scoperta straordinaria che abbiamo fatto vagando per il territorio cretese: la spiaggia e la chiesetta di San Paolo o Ἀγιος Παύλος (Agios Pavlos) in greco.
In compagnia dei nostri amici Stefania e Luca, siamo partiti alle 8 del mattino alla volta di Hora Sfakion (o Sfakià), sulla costa sud-ovest di Creta. Alle 10:30 abbiamo preso il traghetto che in un’oretta ci ha portati ad Agia Roumeli. Durante il rilassante viaggio via mare, ci siamo goduti il blu intenso ed inconfondibile del Mar Libico e la sfilata di calette, pareti rocciose e micro paesini offerta dai maestosi Monti Bianchi (Lefka Ori). Una volta sbarcati, con zaino in spalla e pieni di energia, ci siamo spinti a piedi verso est, imboccando il nostro adorato sentiero E4 che ci avrebbe accompagnati lungo la costa meridionale verso la nostra meta. Come avevamo già accennato in alcuni articoli precedenti, il sentiero E4 (“The Cretan Way”) è un tratto di percorso europeo ben tracciato che attraversa Creta da est ad ovest (CLICCA QUI per uno splendido racconto sul sentiero cretese E4). Noi abbiamo avuto la fortuna di percorrerne vari tratti fino ad oggi e quello che ci stupisce sempre è l’estrema varietà dei paesaggi e del terreno che ci si trova ad attraversare. In questo tratto che collega la spiaggia di Agia Roumeli a quella di Agios Pavlos, si alternano sterrati nascosti tra i pini marittimi, parti di spiaggia a ciottoli grandi e piccoli, percorsi completamente sabbiosi ed angusti passaggi tra le rocce. Insomma, non si tratta proprio di una passeggiata tranquilla! Il percorso è proprio di quelli che piace a noi perché molto vario e sempre a picco sul mare cristallino, a tratti impegnativo, ma mai troppo per le nostre capacità. Forse un po’ d’ombra in più non ci avrebbe dato fastidio visto che il sole di giugno ha già svelato ampiamente la sua forza e durante questo tragitto ha messo tutti e 4 a dura prova!
Dopo circa un’ora e mezza di cammino, ecco aprirsi davanti a noi la selvaggia ed ampia spiaggia di Agios Pavlos. Dopo aver superato l’unico chioschetto presente in loco, ci siamo diretti verso il gioiello che caratterizza questo posto, ossia la pittoresca chiesetta di Agios Pavlos (o San Paolo), una delle più antiche di tutta l’isola. Fino a pochi minuti prima facevamo fatica ad individuare la sua posizione, perché, oltre ad essere molto piccola, è ben mimetizzata nel paesaggio circostante. Questo perché, nel X secolo, quando San Ioannis Xenos l’ha costruita con le sue mani, ha utilizzato le pietre presenti nella spiaggia stessa, del medesimo colore della sabbia e della terra. Ne ha ricavato una splendida struttura a croce bizantina, finemente modellata e in perfetta sintonia con la natura circostante. Una volta entrati, ci siamo accorti che nelle volte erano presenti i resti di alcuni bellissimi affreschi che pare risalgano ad un paio di secoli dopo.
Che posto incredibile ragazzi! Ancora oggi, dopo alcuni giorni, se ripensiamo all’immagine di quella costruzione isolata, che sembra far parte della montagna stessa, che si staglia su una distesa di sassolini neri, bagnati da un mare azzurro e trasparente oltre ogni immaginazione…beh, non ci sono parole per descrivere l’emozione che certi luoghi ti fanno provare!!
Dopo quella scarpinata ci siamo meritati un po’ di riposo e senza tardare un secondo in più, ci siamo tolti i vestiti sudati e ci siamo tuffati nelle corroboranti acque del Mar Libico. Una volta consumato il nostro pranzo al sacco e aver riposato un po’ all’ombra di alcune rocce, abbiamo preso armi e bagagli e ci siamo incamminati verso la via del ritorno. Giunti ad Agia Roumeli, stanchi morti, ma felici, ci siamo concessi un ultimo bagno, per poi prendere il battello delle 17:30 che ci ha riportati a Sfakià, dove avevamo lasciato la nostra auto.
Nel tragitto in auto abbiamo riparlato di quest’esperienza fantastica e ci siamo detti di essere grati all’universo di poter vivere queste giornate e di poterle condividere con degli amici che le apprezzano.
E allora cin cin! Alla vita che è sempre piena di sorprese, alle amicizie vecchie e nuove e alla bellezza di questo mondo che ci è stato donato!
Chi dice che andare al mare fuori stagione sia una perdita di tempo o uno spreco, dovrebbe venire a Creta in ottobre o in novembre per ricredersi completamente! Sicuramente in questo periodo l’aria è più frizzantina, a volte ci si imbatte in qualche giorno di cielo nuvoloso o di pioggia autunnale, l’acqua del mare non ha più il caldo abbraccio dei mesi estivi e quando va giù il sole è necessario munirsi di giubbino… ma in quale altro posto d’Europa si può fare il bagno a novembre senza battere i denti?? Dove se non a Creta tornate a casa con la pelle scottata dal sole in autunno inoltrato?
Oggi vi raccontiamo la nostra giornata novembrina a Gialiskari, a 4km a est di Paleòchora, sulla costa sud-ovest di Creta. Partiamo al mattino e in circa un’ora arriviamo al caratteristico villaggio di Paleòchora. Da lì imbocchiamo una stradina, prima asfaltata e poi sterrata, che in una quindicina di minuti ci conduce alla spiaggia di Gialiskari, più comunemente conosciuta come Sandy Beach (o come Anydri Beach). Questo posto l’avevamo già conosciuto quest’estate assieme ad alcuni amici che ci erano venuti a trovare, ma abbiamo voluto tornarci perchè è davvero, davvero speciale. Il litorale si divide in due parti: la prima di ciottoli abbastanza grandi e nelle cui acque a settembre abbiamo fatto uno dei migliori snorkeling da quando viviamo qui; la seconda, ossia la più frequentata e accessibile, è la vera e propria Sandy Beach. Una larga lingua di sabbia grossolana mista a sassolini, che da un lato si immerge in un mare di cristallo e dall’altro è sovrastata dall’onnipresente catena dei Lefkà Ori (Monti Bianchi). D’estate è attrezzata con lettini e, a scelta, si può ripararsi dal sole o sotto gli ombrelloni o sotto i pini marittimi sparsi per la spiaggia. Questo luogo così ameno fa fatica a non rimanerti dentro una volta che l’hai visto. L’atmosfera è semplice, naturale e coinvolgente e ti fa capire subito perchè negli anni ’70 fosse una spiaggia molto amata dagli hippies di Paleochora, che la raggiungevano a piedi con in spalla una tenda e una chitarra. Noi abbiamo avuto la fortuna di vederla sia nella stagione turistica, sia ora, quindi con due aspetti molto diversi. Oggi gli ombrelloni sono spariti; l’unica tavernetta che c’era ha chiuso; resiste ancora solo il piccolo chiosco che vende bevande, toast e gelati. Le sole presenze sulla spiaggia, a parte noi, sono una manciata di nudisti nord europei che prendono il sole e qualche greco che si beve un
caffè freddo sulle panchine del bar. Se possibile, in questa stagione Gialiskari è ancora più magica, come, d’altronde, tutti i luoghi di mare quando si svuotano dalla grande massa estiva.
Appena giunti sul posto, resistiamo alla tentazione di stravaccarci anche noi sugli sparuti lettini rimasti e decidiamo di avventurarci in un pezzo di sentiero europeo E4 (v. articolo su: Da Loutrò a Fìnikas tramite l’E4). Percorriamo a piedi tutta la spiaggia andando verso est e, terminata la zona sabbiosa, iniziamo a seguire le pennellate gialle e nere sulle rocce, che ogni 20-50 metri ci indicano la corretta via per seguire il sentiero E4 (CLICCA QUI per uno splendido racconto sul sentiero cretese E4). Il percorso si rivela davvero uno spettacolo: tutto lungo la costa, in un su e giù continuo di tratti in parte sterrati e in parte rocciosi, costellato di arbusti e piante endemiche, con il mare che ti segue sul lato destro in maniera costante, cambiando continuamente sfumature e infrangendosi sulle appuntite rocce costiere. Ogni tanto incontriamo il tipico cartello giallo e nero con su scritto “E4” che ci aiuta a capire di essere nella direzione giusta, visto che a volte il sentiero si fa talmente irregolare che ci viene qualche dubbio sulla pista da seguire. Camminiamo per circa un’ora baciati dal sole ancora potente di novembre e dopo una pausa di 10 minuti siamo indecisi sul da farsi: proseguire per altre 3 ore circa ed arrivare fino a Lissos (v. articolo su: Lissos) oppure tornare indietro e goderci queste preziose ore quasi estive tuffandoci nelle acque del Mar Libico. Riflettendo un attimo,
concludiamo che Lissos l’abbiamo già vista e non sappiamo per quanto ancora saremo così fortunati da poter trascorrere una giornata di mare come questa, perciò decidiamo di fare dietrofront e tornare all’invitante e quasi deserta Sandy Beach che ci chiama da lontano.
Il sentiero non proprio lineare che ci lasciamo alle spalle ci ha fatti sudare non poco e questo aumenta in noi la voglia irrefrenabile di un tuffo corroborante. Lasciate così le nostre cose sulla spiaggia, ci lanciamo in tre secondi scarsi nelle limpide e freschissime acque del sud e in un attimo ci sentiamo in paradiso!! Una volta usciti, ci stendiamo al sole e proviamo davvero un piacere infinito. Rimaniamo sconvolti da quanto picchi ancora in questa stagione e di quanto immensamente bene si stia a farsi scaldare dai suoi raggi dopo la fresca sensazione del bagno. Grati di tutto ciò, ci crogioliamo per qualche ora in questo sogno di un pomeriggio di mezz’autunno…
Manca solo una cosa, a dire il vero, per coronare la giornata ..una bella birra fresca!
Anche quest’anno sono venuti a trovarci i nostri grandi amici Elena e Fernando, assieme alla piccola Asia e alla nonna Stella! Con loro due abbiamo deciso lo scorso mercoledì di andare alla scoperta di una nuova gola, sempre a sud di Chanià, considerata la “sorella minore” di Samarià: la gola di Imbros (in greco “Φαράγγι Ίμπρου”).
Decidiamo di partire presto, verso le 8, per arrivare intorno alle 9 all’entrata della gola, proprio al paesino di Imbros. Lasciamo la macchina in uno dei numerosi parcheggi gratuiti che si trovano lungo la strada ed imbocchiamo la prima parte di sentiero. Dopo circa 15 minuti di cammino, troviamo la biglietteria, con un cartello: “Municipalità di Sfakià, Gola di Imbros – Lunghezza: 8km – Biglietti – Entrata – Buona passeggiata!”. Paghiamo così i nostri 2€ a testa ed iniziamo la vera e propria escursione, che si svilupperà quasi tutta in discesa. La giornata è limpidissima, ma a quell’ora l’aria di montagna è ancora frizzantina. Così, con passo lesto, camminiamo in questo primo tratto di sentiero abbastanza largo e ben tracciato, con pietre di grandezza media ed attorniato da pareti non troppo alte e da alberi dalle forme strane e contorte. Per tutta la prima ora di cammino a mala pena incontriamo anima viva, quindi ci godiamo appieno la Natura padrona di questa gola, che si
manifesta in varie forme solo per noi, con il suo piacevole silenzio ed i suoi profumi di muschio e resina che ci hanno accompagnati per tutto il tragitto. Iniziamo così ad entrare nei primi veri tratti di canyon, con pareti rocciose maestose, dalle quali fuoriescono miracolosamente degli alberi (forse delle querce) che sembrano cadere da un momento all’altro sulla nostra testa! A poco a poco ci inoltriamo in questo paesaggio che si fa diverso, dove si alternano tronchi enormi che sbarrano la strada, passaggi più o meno stretti e cascate di pietre affilate che costeggiano il sentiero. Tutto ciò fino a raggiungere un bellissimo cunicolo a forma di “S”, il punto più suggestivo della gola, con pareti altissime e lisce, che sembra quasi uno scivolo dei parchi acquatici! E’ qui che attraversiamo il punto più angusto di tutta la gola, largo solamentem 1,60. Superati quindi gli ostacoli “più duri”, proseguiamo ancora un po’ fino a raggiungere un bivacco, davvero unico nel suo genere, dove ci fermiamo per uno spuntino. Si tratta di una piccola tettoia di legno con un tavolino, delle panche, sgabelli fatti di tronchi ed ogni genere di chincaglieria appesa: bandiere greche di ogni dimensione, foto di strani personaggi baffuti e di escursionisti, vecchi fucili arrugginiti, uno specchietto retrovisore di un’auto, banconote dal mondo e addirittura due teschi di caprone con gli occhiali da sole!! Che posto assurdo!! Dopo un breve ristoro, ci incamminiamo verso l’ultima parte della gola, più semplice e lineare, che ci conduce, dopo circa 2 ore di passeggiata, al controllo dei biglietti finale. Da qui, si prosegue per altri 5 minuti fino al villaggio di Komitàdes, dove un cretese totalmente in nero (barba e rosario al collo compresi!!) si offre di riportarci con il suo pick-up, per 5€ a persona, al paesino di Imbros, dove c’è la nostra auto!
L’esperienza “montanara” ci ha soddisfatti appieno, la gola si è dimostrata incantevole e particolare come tanti ci avevano raccontato e, oltretutto, alla portata di chiunque, perché non lunghissima e semplice da percorrere se si indossano delle buone scarpe chiuse. A quel punto, però, dopo una bella passeggiatona, come fare a meno di un bagno in mare rigenerante?? Riprendiamo la macchina e percorriamo la strada che porta fino a Sfakià e lì decidiamo di perderci un po’ nei meandri della selvaggia costa del sud, che ci ha sempre riservato delle belle sorprese. Presto ci rendiamo conto che anche questa volta non ci avrebbe delusi! Arriviamo per caso in una piccola insenatura, tra Ammoùdi e la spiaggia per naturisti di Filàki, doveè scattato per tutti noi il colpo di fulmine! Oltre a capire fin da subito che avremmo avuto questo piccolo e splendido angolo sperduto tutto per noi, restiamo meravigliati ancora una volta davanti alle diverse sfumature di blu che il mare qui a Creta riesce ad avere a seconda del tipo di spiaggia, di costa, di fondale o di paesaggio circostante. Qui restiamo a farci viziare da un’impagabile solitudine e dalle rinfrescanti e azzurrissime acque della “No name beach”, come l’abbiamo soprannominata quel giorno (*vedasi note a piè di pagina)! Ci siamo chiesti quante altre insenature, sconosciute e simili a questa, ci saranno qui a Creta e questo fatto ci ha rincuorati molto perché significa che quest’isola, in chissà quanti angoli sparsi, sta ancora preservando la sua bellezza incontaminata dal turismo di massa.
Non contenti delle mille bellezze viste fino a quel momento, di comune accordo stabiliamo un’ultima tappa sulla strada del ritorno, ossia l’Azienda Vinicola Dourakis (nel cartello sulla strada si legge “Winery Dourakis”). La storia di questa azienda inizia nel 1986, quando Andreas Dourakis torna da Salonicco al paese cretese d’origine, Alikampos, dove oltre a prendere in mano le vigne del padre, ne coltiva molte altre nei terreni attorno. E’ motivato dal suo bagaglio di conoscenza in materia, proveniente dai suoi studi di enologia in Germania e dalla sua lunga esperienza lavorativa nelle wineries locali ed estere, nonché dal terreno e dal clima super favorevoli di questa zona di Creta. Tutto ciò lo ha aiutato a portare al successo questa bellissima azienda, dove ora si possono fare visite guidate, banchetti nuziali e, naturalmente, assaggiare e comprare svariati e prelibati vini locali. Una volta arrivati a destinazione, già da fuori il posto ci conquista: un edificio di pietra, simile a un casolare di campagna, con un florido giardino ed un patio esterno con tavolini. Entriamo e ad accoglierci c’è Sofia, una ragazza molto simpatica e preparata, che con pazienza e professionalità ci porta al loro negozio e ci fa assaggiare, per nostra immensa gioia, una grande varietà dei loro nettari! Alla fine, inevitabilmente, siamo usciti da lì con ben 6 bottiglie di vini misti in vista delle nostre cene in compagnia a Villa Anastasia!! Neanche a dirlo, è un posto che consigliamo vivamente, per fare un’esperienza nell’isola diversa da quello che può essere la classica spiaggia o la visita al sito archeologico.
Anche questa volta, a quanto pare, non ci siamo fatti mancare proprio nulla, compresa l’incomparabile compagnia degli amici più cari, con i quali è sempre una doppia soddisfazione vivere queste meraviglie cretesi!
*NOTE:
La “No name beach” in realtà si chiama Agios Charalambos o Agios Haralabos Beach.
Siamo alle porte di settembre, il meteo è ancora abbondantemente dalla nostra parte e il desiderio di scoprire nuovi angoli di Creta non si assopisce mai! Da adesso inizia uno tra i periodi più belli per visitare quest’isola, quindi per chi volesse prenotare un “Grecia Last Minute”, questo è proprio il momento ideale! Approfittando, quindi, di una giornata assolatissima e ventilata e della nostra inseparabile compagna di viaggio, la Vespa, siamo partiti alla volta di Polyrrìnia (o Polirinia o Polyrrhenia) e dei suoi solitari resti archeologici. Il sito si trova a circa 40km a ovest da casa nostra e a 7km a sud della cittadina di Kìssamos (o Kastèli). Polyrrinia fu un’importantissima città-stato, fondata dai Dori nel VI secolo a.C., per secoli in guerra con l’attuale città di Chanià (all’epoca Kydonìa). Per tutto il Periodo Romano, di cui oggi vediamo la maggior parte dei resti, ebbe un ruolo centrale nella Creta dell’ovest. Venne in seguito occupata dai Veneziani, che la utilizzarono come roccaforte per tutta la durata del loro dominio nell’isola.
Una volta raggiunto il villaggio di Polyrrinia, abbiamo parcheggiato la macchina e da lì abbiamo intrapreso un percorso a piedi veramente bellissimo, durato in tutto circa un’ora. I primi resti che si incontrano, si trovano nel centro del caratteristico paesino e sono di un acquedotto romano e di un edificio veneziano con dei grandi archi. Da lì abbiamo proseguito tra i viottoli seguendo le frecce dipinte a mano sui muri delle case e camminato lungo un sentiero in salita costellato di piante di finocchietto selvatico, fino ad arrivare in alto alla Chiesa dei 99 Santi Padri, chiusa al pubblico. Questo è un luogo davvero incantevole! La chiesa si erge al centro di una piccola pianura, ricca di antichi resti di templi e di case, da cui si gode la prima magnifica vista sul mare e sulle montagne. Dopo varie foto e alcuni piacevoli incontri con farfalle multicolore, caproni annoiati e asinelli, abbiamo continuato il nostro cammino verso il pezzo forte del sito di Polyrrinia, l’Acropoli. Il sentiero che parte da lì inizia abbastanza blando, costeggiando le pareti dell’aspra collina e passando accanto ai primi resti di mura fortificate, per poi farsi più ripido mano a mano che si sale in altezza. A metà strada circa abbiamo incontrato una chiesetta bianca e color mattone e delle autentiche cisterne romane. All’epoca, lo scopo di queste ultime era, naturalmente, quello di raccogliere l’acqua che veniva utilizzata nell’Acropoli, poichè dall’acquedotto del paese non sarebbe stato possibile farla arrivare fino a lassù. Proseguendo ancora per il ripido percorso, siamo finalmente arrivati in cima, a circa 400 metri di altitudine, su quella che fu la roccaforte di tanti popoli e guerrieri! Da lì si possono vedere i molteplici resti delle fortificazioni antiche, soprattutto quelli che si snodano sulla parete settentrionale del colle. Ma la nota più intensa viene data dalla vista di cui si gode: una delle più belle di tutta Creta!! A nord il mare sconfinato e a sud le maestose montagne dell’entroterra… da pelle d’oca!!
Siamo rimasti un bel po’ seduti a rimirare quel panorama senza tempo, domandandoci quanta fatica devono aver fatto gli uomini di allora a trasportare fin lassù pietra dopo pietra, a realizzare queste mura chilometriche, inerpicandosi tra i massi e le sterpaglie, con i mezzi nulli dell’epoca. Ogni volta che ci avventuriamo in questi luoghi, non possiamo evitare di restare molto più che affascinati e allibiti davanti alle capacità e alle risorse incredibili delle civiltà antiche.
Soddisfatti, dunque, siamo pian piano scesi dal colle e siamo tornati in paese, proseguendo sul sentiero che passa oltre la chiesa dei 99 Santi e che attraversa altre rovine di cisterne, case scavate sulla roccia e templi.
A quel punto abbiamo lasciato Polyrrinia e ci siamo avviati verso un’altra meta, la spiaggia di Afrata, questa volta però con l’obiettivo “relax”. La strada da percorrere è quella verso la penisola di Rodopou che si trova sulla costa nord-ovest, tra Chania e Kissamos. Prima di crogiolarci al sole però, tappa d’obbligo: pranzo in taverna! Abbiamo scelto un posticino nel paese di Afrata, dal nome non nuovo per noi, poiché era lo stesso della taverna di Frangokastelo: “Kalì Kardià” (in italiano “Buon Cuore”). L’ambiente era davvero accogliente: fiori coloratissimi, zucche dipinte appese al soffitto, staccionata ed infissi di un intenso “blu Grecia” e Kostas, l’anziano proprietario, creatura di una gentilezza e un’ospitalità rare! Il cibo poi… ovviamente formidabile!! D’altronde, da tanta cura e passione non possono in alcun modo uscire piatti mediocri!
Dopo due chiacchiere con l’adorabile vecchietto, a cavallo del nostro vespino ci siamo diretti subito al mare, per ritrovarci immersi in un’altra bellezza, ancora diversa da tutte le altre viste finora, come capita spesso qui a Creta. Niente sabbia, ma ciottoli sulla spiaggia, che diventano più grandi una volta che ti immergi nelle limpide e fresche acque. Larga non più di 30 metri, Afrata è accoccolata tra le irte pareti rocciose tipiche della penisola di Rodopou, offrendo ai fortunati bagnanti un piccolo angolo di pace e di serenità.
Anche noi, quindi, ci siamo fatti viziare per qualche ora da quest’atmosfera rilassante e, dopo vari bagni, ci siamo riavviati verso casa, portandoci via un altro bel tassello del nostro prezioso puzzle cretese…
Vi piacciono le storie di prodi combattenti e di spiriti che vagano inquieti nella notte? Sì??? E allora non potete perdervi questo racconto…
Partiamo da casa il mattino, attraversiamo i Monti Bianchi (Lefkà Ori) e costeggiamo la famosa Gola di Imbros per raggiungere ancora una volta la costa sud, solitaria e selvaggia. A circa 16km ad est di Hòra Sfakìon (o Sfakià), di cui vi abbiamo già parlato in passato, si trovano la spiaggia ed il castello di Frangokàstello, la meta da noi prestabilita. Appena arrivati, decidiamo di visitare subito l’affascinante fortezza
veneziana, della seconda metà del 1300, che in italiano possiamo chiamare “Castelfranco” o “Castello dei Franchi”. Le imponenti mura sono ancora in ottimo stato, come pure la grande torre a sud-ovest, nella quale si può salire per vedere il panorama dall’alto. Visitiamo, quindi, questo pezzo di storia che un po’ ci appartiene e, nel mentre, non possiamo fare a meno di pensare alle cruenti battaglie che lì si sono susseguite ed alle storie fantastiche che girano attorno a questo luogo incantato…
Il 17 maggio del 1828, infatti, questo posto è stato per l’ennesima volta sfondo di una cruenta battaglia, guidata dai cretesi ribelli di Sfakià (gli Sfakioti) e dal loro comandante C. Daliànis, contro gli oppressori turchi. L’arduo combattimento si è concluso con centinaia di morti, da entrambe le parti. La credenza popolare vuole che, nell’alba tra il 17 e il 18 maggio, si vedano sfilare davanti al castello gli spiriti degli sfakioti morti in battaglia quel giorno, chiamati in greco drussolites, ossia “coloro che vivono nella rugiada del mattino”. Noi, come sapete, amiamo follemente le storie popolari che girano qui a Creta e questa in particolare ci è rimasta impressa per l’alone di mistero e di occulto. Il fatto che, in realtà, queste “visioni” abbiano provato a spiegarle scientificamente, non credo ci dissuaderà dall’andare a sbirciare cosa succede in realtà nella prossima alba dell’ignoto! In pratica, si suppone che, in condizioni atmosferiche buone e in presenza di un mare calmo, si verifichi la cosiddetta “Fata Morgana”, un fenomeno ottico riconducibile a una sorta di miraggio. Questo farebbe sì che si riflettano sulla riva di Frangokastello i profili dei soldati in marcia sulle vicine coste libiche, cosa comunque pazzesca se ci pensate! E dunque, come si fa dopo aver appreso tutto ciò a non andare a verificare di persona?? Se vi volete unire a noi, sappiate che i voli diretti dall’Italia di Ryanair partono già da fine marzo ;-).
Ci lasciamo alle spalle, per ora, le storie di fantasmi e di guerrieri, per avviarci a piedi all’adiacente spiaggia che prende lo stesso nome del castello. Sicuramente questo è un luogo ideale per chi ama la tranquillità e gli ampi spazi. Il litorale sabbioso è grande e spesso semivuoto, nonostante gli sparuti gruppi di ombrelloni presenti. Il mare è come sempre splendido e azzurrissimo e il fondale digrada lentamente, rendendo il bagno invitante per chiunque, sia per la temperatura dell’acqua che per il facile accesso. Siamo rimasti parecchio tempo su questa spiaggia che da un lato si è rivelata autentica, preservata dal turismo di massa e riposante, dall’altro, non sappiamo esattamente il perché, avvolta da una strana malinconia. Forse, abbiamo pensato, sarà per via del peso alle sue spalle di questa “figura di controllo” che è la fortezza o per la vegetazione selvaggia che la circonda, non si sa… In ogni caso, la cosa certa, è che qui non vi mancherà l’occasione di rilassarvi totalmente!
Un po’ spostate dalla spiaggia, inoltre, in mezzo al verde, si trovano alcune taverne caratteristiche. Noi optiamo per la graziosa “Kalì Kardià” (“Buon cuore”), una piccola struttura bianca e azzurra, con un terrazzino coperto da una tettoia di viti e accompagnato dal canto intenso delle cicale, immancabile nella calda estate cretese. Il proprietario dai candidi baffoni, ci invita sorridente a sederci e ci serve dei piatti buonissimi della tradizione: insalata cretese (con alcuni suoi tocchi personali), patate al forno ripiene di formaggio di pecora e le tipiche mezzelune di pasta fillo ripiene di saporite erbe locali, i kalitsounia.
Dopo pranzo ci lasciamo coccolare ancora un po’ dalla brezza proveniente dal Mar Libico, per poi avviarci con calma verso casa, anche oggi arricchiti di antiche storie e tradizioni, di nuove sfumature e sensazioni.
Prima di raccontarvi queste bellissime ore trascorse sulla barca Irini, gustatevi il video…
Non vedevamo l’ora di provare quest’esperienza e di raccontarvela, perchè è un modo un po’ diverso e davvero unico di trascorrere un pomeriggio qui a Creta, oltre ad essere una gita comodissima da fare per chi alloggia qui a Villa Anastasia.
La barca “Irini” (su cui abbiamo viaggiato noi) o, in alternativa, la più piccola e caratteristica barca“Thia Maro”, partono ogni giorno dal porto vecchio di Chania. La classica escursione giornaliera che viene offerta è di 3 ore e mezza. Le tappe sono due: l’isola di San Teodoro (Άγιος Θεόδωρος) e la piccola di isola di Lazareta (Λαζαρέτα), entrambe completamente disabitate e incontaminate.
Quest’anno abbiamo deciso di accordarci con l’azienda che propone questi tour, per poterli proporre ai nostri ospiti. Per questo motivo Lefteris, il “grecissimo” responsabile commerciale che ci ha seguiti, ci ha gentilmente offerto un giro sull’Irini, in una giornata in cui è stata prenotata per due ore da un gruppo di alpinisti francesi interessati a vedere solo l’isola di San Teodoro. Grati ed emozionati, ci imbarchiamo in un pomeriggio ventilato di sole cocente. Come prima cosa ci godiamo, da un prospettiva tutta nuova ed affascinante, la vista del porto vecchio di Chania. Sarà che, ammirato dal mare, lo si riesce a vedere nella sua interezza, ma a noi è sembrato ancora più fiabesco e suggestivo! Lasciato alle nostre spalle il faro veneziano, iniziamo la traversata che dura circa 20-30 minuti, da cui ci si gode da un lato il mare blu cobalto e dall’altra la costa nord-ovest dell’isola, a noi tanto familiare vista dalla strada litoranea.
Arrivati all’isolotto di San Teodoro, la barca, guidata dall’affascinante capitana Sofia, costeggia piano piano l’aspra e imponente parete sud, scavata nel mezzo da una grande grotta. L’intera isola è composta di rocce che si tuffano a picco nel mare, di piccoli alberi e di arbusti. Questi ultimi sono la fonte di sostentamento degli unici abitanti del posto, le capre selvatiche Kri-Kri, che noi fino ad oggi abbiamo incontrato solamente nella gola di Samarià. Spesso, facendo questa gita in barca, si riescono a scorgere alcuni esemplari che sgambettano su e giù dal promontorio, ma noi non siamo stati così fortunati…
Dopo un’inversione di marcia, la barca si ferma davanti al lato orientale dell’isola, a qualche decina di metri dalla costa e lì viene gettata l’ancora. L’acqua sotto di noi è profonda, ma il suo turchese intenso e la trasparenza quasi irreale permettono di vedere nitidamente il fondale sabbioso…è un chiaro invito a buttarsi senza pensarci due volte! Sull’Irini vengono date anche pinne e maschere per fare snorkeling, quindi non resta che lasciarsi ammaliare dalle acque ormai non più fredde del Mar di Creta…
I tuffi si sprecano, il bagno è rigenerante, i metri e metri d’acqua sotto di noi ci incuriosiscono e facciamo qualche bracciata con la maschera, ammirando il fondale sconfinato e qualche annoiato pesce che non si cura di noi. Restiamo in ammollo a lungo, nel mezzo di questo mare che ormai sentiamo un po’ nostro, nell’incontaminata cornice dell’Isola di San Teodoro che ci osserva dall’alto…il paradiso è qui ragazzi!! Normalmente, nella canonica escursione di 3 ore e mezza, la barca si avvicina ancor più alla costa permettendo ai temerari di immergersi più in profondità per vedere la carcassa di un aereo tedesco della Seconda Guerra Mondiale.
Dopo esserci asciugati al sole, l’ancora viene levata e si torna verso il punto di partenza, il porto di Chania. Normalmente, l’escursione prosegue fino alla tranquilla isola di Lazareta, dove si può fare un altro bagno e abbronzarsi sull’arenile dell’unica, piccola e adorabile spiaggia presente; qui vengono offerti dalla truppa insalate di frutta, bevande varie e rakì ghiacciato (grappa locale)!
Che gita memorabile! Ci siamo davvero divertiti un sacco! … e se è piaciuta anche a voi, possiamo prenotarvi un posto in barca quando volete, basta chiedercelo ;-)!