Oggi vogliamo condividere con voi un’esperienza pazzesca che abbiamo vissuto la scorsa domenica assieme ai nostri amici cretesi. Solo vivendo qui giorno dopo giorno e venendo a conoscenza della gente del posto si ha la fortuna di vivere giornate come quella che vi stiamo per raccontare!
Ancora ignari di cosa ci aspettasse esattamente in serata, accettiamo l’invito dei nostri amici Manos e Angela a passare con la loro famiglia una giornata di relax nella splendida spiaggia di Falassarna, di cui vi abbiamo già parlato in un articolo precedente. Il mattino ci dicono: “Venite con noi oggi. A Falassarna ci raggiungeranno anche altri due amici, Marios ed Eleuteria. La sera, poi, ci hanno invitati ad andare vicino al villaggio di Zacharianà, per il πανηγυρι (= panigiri: festa patronale) del Profeta Elia (in greco Προφητης Ηλιας), che si festeggia il 20 luglio. Anche noi non siamo mai stati in quel posto, ma sappiamo che è sui monti, quindi per sicurezza portiamoci una felpa”.
Partiamo, dunque, alla volta di Falassarna e trascorriamo delle ore incantevoli: sole cocente accompagnato da un piacevolissimo vento, il mare dalle mille sfumature, fresco al punto giusto, calmo e trasparente come uno specchio. Siamo stati tante volte in questo luogo idilliaco, ma è sempre una grande gioia tornarci per fare il pieno di vera poesia!
Dopo svariati bagni, lunghe chiacchierate e risate spensierate, Marios, che, dovete sapere, è un personaggio davvero singolare e imprevedibile, dice: “E’ ora di andare. Passiamo da me per poi avviarci verso la festa patronale”. Arrivati a casa sua, ci snocciola ad una ad una delle informazioni sul programma delle serata, fino a quel momento omesse del tutto, che sono, in ordine:
1) Con la nostra auto (una comune utilitaria) non si può neanche provare ad intraprendere la strada per arrivare alla chiesa del profeta!
2) C’è bisogno sicuramente di pantaloni lunghi, scarpe e una giacca a vento perché si va su a 800 metri e la serata è molto ventosa (la maggior parte di noi aveva con sé pantaloncini e/o infradito, o al massimo un maglioncino di cotone).
3) In Grecia, tutte le chiese dedicate al Profeta Elia, sono costruite sul punto più alto delle città o dei villaggi. La ragione di ciò, è legata a svariate tradizioni e leggende locali provenienti da diverse zone del paese. Ad esempio, in molte regioni, come la Tracia e la Macedonia, si spiega il perché di questa vicinanza al cielo dicendo che il profeta Elia si è sostituito a Zeus, il Re degli Dei, colui che controlla il sole e i fulmini, i tuoni e il vento, in una parola, tutte le condizioni atmosferiche. In altre regioni, come l’Acaia, raccontano che lui fosse un marinaio e che, stanco di quella vita, così faticosa e pericolosa, fosse sceso in terraferma per incamminarsi verso la montagna e cercare un luogo dove nessuno sapesse com’è fatto il mare. Con un remo in spalla, sulla strada chiedeva ai passanti: “Cos’è questo che porto con me?” e ogni volta che questi rispondevano: “Un remo”, lui saliva ancora in altezza. Si è fermato solo quando la gente ha iniziato a rispondergli: “E’ un pezzo di legno”. A quel punto era arrivato sulla cima della montagna e lì avrebbe deciso di vivere da allora.
4) Per arrivare alla chiesetta, ci dobbiamo dividere tra l’auto di Manos (una monovolume 4×4) e un furgone con cassone aperto dell’amico Grigoris: questo significa che chi va con quest’ultimo viaggia nel cassone!!
E così partiamo, pieni di curiosità e di paura allo stesso tempo! Le donne in macchina con Manos, mentre Enrico e Marios, contenti come due bambini al luna park, nel cassone di un furgone Mazda di 40 anni, rigorosamente senza targa!!! Ci prepariamo così ad affrontare 40 minuti di ripido sterrato con buche di ogni misura e pietre giganti che spuntano da ogni angolo, curve strettissime e strapiombi ovunque! Credo che a Marios siano fischiate le orecchie più di qualche volta durante il tragitto, per quante invettive sono partite nei suoi confronti dalla macchina delle donne, che il prode Manos è riuscito a governare con fatica, ma anche con maestria, per fortuna! Saliamo, quindi, sempre più su e sempre più nel nulla, fino ad arrivare al punto in cui sono parcheggiati tutti i mezzi a motore per poter proseguire a piedi. Scesi dall’auto ci accoglie un vento pazzesco e un’aria più che frizzantina, ma anche un meraviglioso paesaggio, quasi lunare, scaldato dagli ultimi raggi del sole che sta tramontando. A piedi saliamo fino al picco della montagna, tra pietre affilate, cespugli pungenti e raffiche di vento che spostano letteralmente i nostri passi già abbastanza traballanti. Molti stanno già scendendo (forse anche noi avremmo dovuto arrivare un po’ prima, no???) e li incrociamo sulla nostra strada. Una vecchietta, che avrà avuto non meno di 80 anni, piegata su sé stessa, ma agile come uno stambecco nello schivare quelle pietre, ci dice: “E’ tardi ragazzi, la funzione è già finita! Dovete tornare l’anno prossimo!”. Miracolosamente arriviamo sulla cima sani e salvi, dove ci aspetta qualcosa di emozionante e difficile da descrivere a parole. Attorno e all’interno della minuscola chiesetta del Profeta Elia, costruita con pietre lisce ricavate dalla montagna stessa, un nugolo di cretesi di tutte le età pregano, chiacchierano, distribuiscono e mangiano pane, sardine e formaggio. Ci troviamo sulla cima di una montagna di 800 metri, dalla quale si apre un panorama sul mare al tramonto di quelli che difficilmente si possono dimenticare. Il vento quasi ci porta via, un po’ siamo preoccupati per la strada del ritorno perché si sta facendo buio, un po’ siamo dispiaciuti di esserci persi il tipico vespro nel quale si porta in processione l’icona del santo, ma tutto sommato ci sentiamo fortunati ad assistere a questo perfetto connubio tra uomo e natura, anche se solo per pochi minuti. Una volta scesi a piedi fino all’auto, qualche metro più in là, veniamo accolti dai genuini pastori e dalla sorridente gente del posto che ha allestito una grande tavolata comune, illuminata da qualche lampadina e fornita di ogni ben di Dio! Pentoloni di zuppa calda, agnello, panzerotti ripieni di erbe, formaggio fresco delle loro capre, olive, vino rosso, cetrioli, tutto coltivato e allevato in casa loro per essere offerto e condiviso da chiunque si fermasse a festeggiare il Profeta Elia… vi immaginate??!! A quanto pare la crisi in Grecia non è riuscita a spegnere lo spirito ospitale e generoso di questo popolo! Il tutto poi allietato dalle allegre musiche tradizionali proposte dal suonatore di lauto (un tipico strumento musicale greco, simile a un grande mandolino). E’ in quest’atmosfera così familiare e calda che molti sono rimasti a festeggiare, bere, cantare e ballare fino alle prime ore del mattino successivo! Ma noi no, non questa volta almeno: la strada di ritorno è lunga, molto buia e tortuosa e le bambine di Manos e Angela sono davvero molto stanche! Sarà per la prossima volta, ma intanto ci portiamo dentro quest’esperienza indimenticabile, fatta di gente umile e dal cuore grande, di tradizioni secolari e vive tutt’oggi, di paesaggi incontaminati e di gusti autentici!
Ragazzi, è sempre emozionante leggere la vostre storie.Ogni volta mi trasportate in un mondo magico…grazie!!!???
Che bello, grazie a te Annina! Un bacio grande!
Cari amici, grazie anzitutto per (finalmente!) la spiegazione del perché, ovunque si va in Grecia, si trova qualche Profeta Elia. Grazie poi, e non so quali altre parole trovare ormai, per avermi immerso nel calore (anche se fresco!) di una situazione che testimonia ancora una volta la fratellanza e la solidarietà greche, quel loro essere al centro del Mediterraneo come del mondo umano. Mi viene da pensare che la parola ‘straniero’ diventa quasi descrittiva di un ‘pellegrino’ da accogliere e aiutare …
Non so cos’altro dire, non lo so più … mavoglio abbracciarvi con tutta l’anima!
Caro Paolo, i tuoi commenti ci sono sempre molto utili per capire se abbiamo centrato il punto con i nostri articoli ed è bello leggere che è sempre stato così finora!! Come già detto più volte, qui noi ormai ci sentiamo a casa e il grosso del merito va proprio a questa gente sempre ospitale e premurosa con lo “straniero pellegrino”.
A presto amico caro 😉