Diktynna e Menies: il legame tra mare, miti e antiche civiltà cretesi

Il racconto che state per leggere mette insieme alcuni tra i nostri “ingredienti” preferiti: spiagge solitarie, resti archeologici e mitologia. Il nostro amico Nikos ci ha lasciato per un intero pomeriggio una delle sue barche a motore e, come dei veri esploratori del passato, ci siamo avventurati nel blu del Mar di Creta.

La nostra intenzione era quella di raggiungere baiette nascoste, raggiungibili solo via mare. Imbracciato quindi il timone del nostro super mezzo siamo partiti alla volta della Penisola di Rodopou, quasi del tutto selvaggia e incontaminata poiché molto aspra e difficilmente percorribile con mezzi a motore. Da un certo punto in poi, infatti, se non si guida un fuoristrada è davvero sconsigliabile proseguire per i 20 km di strada sterrata e dissestata che uniscono l’ultimo centro abitato della zona con la punta del promontorio. Ed è per questo motivo che, fino ad ora, non ci eravamo mai avventurati fin là, nonostante la curiosità fosse tanta. L’occasione di avere un barchino tutto per noi è stata troppo ghiotta per non provare ad esplorare quella zona. Dal porticciolo di Kalamaki, la località dove viviamo, alla costa della penisola ci è voluta un’ora abbondante di traversata, andando a velocità abbastanza moderata. In questo lasso tempo, ogni piccola cosa bastava ad emozionarci: il fatto di essere soli, in mezzo al mare, con una barca tutta per noi, il vento, il blu intenso del mare e la sua trasparenza che ci permetteva di vedere il fondale anche a metri di profondità! Abbiamo avuto anche la fortuna di vedere alcuni pesci volanti sfrecciare al nostro fianco, bellissimi, di un azzurro cangiante, capaci di compiere dei veri e propri voli di decine di metri!! Arrivati in prossimità di Rodopou, abbiamo visto in lontananza, sulla sinistra, la spiaggia di Afrata (per maggiori informazioni rileggere l’articolo: “Polyrrinia e Afrata: meraviglie celate a due passi da casa”). Abbiamo virato verso destra e navigato sotto costa, alla ricerca di qualche baia interessante. Ne abbiamo scovate un paio, piccoline, sassose, isolate dal mondo: ci  siamo avvicinati, abbiamo scattato delle foto e ci siamo fatti un po’ cullare dalle onde. In realtà, sapendo esattamente dove volevamo attraccare, abbiamo proseguito ancora, fino ad arrivare alla punta nord-est della penisola. Lì, celata dietro ad un promontorio, ha fatto capolino la splendida spiaggia di Menies. Larga non più di qualche decina di metri, la baia è accoccolata tra pareti rocciose e arbusti ed è composta da piccoli ciottoli che si immergono in un’acqua simile ad uno specchio… un sogno ad occhi aperti! Altre barche erano ormeggiate a pochi metri dalla riva e, seguendo il loro esempio, abbiamo buttato l’ancora. In men che non si dica eravamo in acqua con maschera e boccaglio, per goderci uno dei più bei bagni della stagione!

Giunti a nuoto fino a riva, con la macchina fotografica tra i denti, abbiamo raggiunto a piedi la cima del promontorio ad est della spiaggia. Qui, ai tempi dell’Imperatore Adriano sorgeva il maestoso Tempio di Diktynna, di cui purtroppo non è rimasto quasi nulla se non qualche gradino, alcuni resti di colonne, capitelli e grandi cisterne. La dea cretese Diktynna era la protettrice degli arcieri. In realtà, sembra che il suo vero nome fosse Britomartis e che fosse una delle ninfe cacciatrici compagne della dea Artemide. Secondo alcune fonti, pare che proprio quest’ultima le avesse attribuito il nome Diktynna per via di quello che le successe. Perseguitata dal re Minosse che la desiderava intensamente senza essere ricambiato, un giorno, non avendo alternativa di fuga e presa dalla disperazione, la ninfa si gettò in mare. La sua vita fu salvata dalle reti di alcuni pescatori. Da qui il nome Diktynna, ossia “Signora delle Reti”. Questa spiegazione non convince tutti, tant’è che altre fonti dicono che il suo nome venga da un monte cretese (il Monte Dicte); altre dicono che lei fosse la dea delle reti da caccia e non di quelle da pesca. Come sempre, in queste occasioni, ci sono mille interpretazioni della storia e forse è proprio questo il bello dei miti e delle leggende 😉 .

Dopo aver passeggiato tra i resti del tempio, i cespugli e le capre, ci siamo fatti altri due tre tuffi dal nostro barchino per poi, pian piano, avviarci verso casa.

Che cosa ne dite, vi piacerebbe vivere la nostra stessa esperienza? Sì? Beh, sappiate che se venite qui in vacanza lo potrete fare senza problemi! Vi mettiamo noi in contatto con Nikos, così potrete noleggiare una delle sue barche!

A presto viaggiatori!

Imeri Gramvousa: l’isola dei pirati

Gramvousa. Se vi state chiedendo se avete già letto questo nome tra i nostri articoli, la risposta è “Sì”. Nel 2014, infatti, avevamo scritto un post che parlava della nostra visita alla spiaggia di Balos (vedasi “Balos: benvenuti allo spettacolo…della Natura!“) e avevamo nominato l’isola di Gramvousa in quanto sua “vicina di casa”, raccontando un po’ della sua storia e del modo in cui raggiungerla… solo via mare!

Oggi possiamo raccontarvi la nostra prima visita sull’isola, il cui nome completo è Imeri Gramvousa (in greco Ήμερη Γραμβούσα). L’occasione è stata quella di accompagnare  il folto ed allegro gruppo del CAI di Laives (BZ) che, avendo organizzato una vacanza-trekking a Creta in questo periodo, ci hanno chiesto un aiuto per la logistica e l’organizzazione di alcune delle loro escursioni. Noi siamo stati entusiasti di dar loro una mano e di aver fatto la nostra prima esperienza di “quasi” guide, accompagnandoli qua e là nei luoghi ormai da noi ben conosciuti dell’ovest di Creta. Premettiamo che una gita su una grande nave turistica, come questa che vi raccontiamo oggi, non è né il nostro né il loro ideale di escursione, che invece è rappresentato da viaggi un po’ più intimi, camminate in mezzo alla natura, lontani dal turismo di massa e che richiedano un po’ di fatica 😉 . Per poter visitare però entrambe le baie, Gramvousa e Balos, non avevamo altra scelta e quindi alle 10:40 del mattino ci siamo imbarcati. Bisogna dire che il tragitto in nave è comunque molto bello. Solcando il blu intenso del mare, si costeggia tutto il promontorio su cui è molto interessante osservare i segni del fenomeno geologico che interessa Creta da millenni e che, a causa dei movimenti della placca tettonica africana, la vede lentissimamente innalzarsi ad ovest e sprofondare a est. Questo innalzamento, lo abbiamo chiaramente visto nel punto in cui la montagna si erge dall’acqua, poiché caratterizzato da una lunga striscia nera orizzontale che mostra qual era un tempo il livello del mare. Dopo circa un’ora di traversata siamo approdati a Imeri Gramvousa. Ad accoglierci, ci attendeva un’acqua dalla trasparenza surreale ed una natura selvaggia. Pensate che tra le 400 specie vegetali che sono state registrate in quest’area, se ne contano 3 la cui esistenza è stata rilevata solo qui e in nessun altro posto al mondo! Sono una cipolla selvatica, una specie di margherita e una silene.

Vedendo che la maggior parte dei passeggeri, appena scesi dalla nave, si avviava subito verso i resti della fortezza veneziana che si trova a 137m di altezza, noi abbiamo deciso prima di girare intorno alla spiaggia e di goderci le bellezze del luogo: un’incredibile, sconfinata distesa di piante di agave, un relitto di una nave che spunta dal mare ed i colori delle acque cristalline della baia. Subito dopo anche noi ci siamo inerpicati sul ripido sentiero fatto di scalini in pietra che porta in circa 20 minuti sulla cima, dove c’è la fortezza costruita nel 1579 dai Veneziani. Siamo arrivati in cima accaldati e col fiatone, ma la vista che si godeva da lassù, dalle mura del castello, ha ripagato in pieno i nostri sforzi. Come vi avevamo già spiegato nel precedente articolo, Imeri Gramvousa è soprannominata “l’isola dei pirati”. Questo perché, durante la liberazione dall’occupazione turca, molti ribelli cretesi rifugiatisi lì condussero una vita da pirati e, secondo le credenze popolari, in qualche anfratto dell’isolotto, c’è ancora il loro tesoro nascosto… ma noi non l’abbiamo trovato purtroppo 😀 !!

Dopo un’ora e mezza di sosta siamo ripartiti per raggiungere Balos, dove siamo rimasti un paio d’ore prima di rientrare al porto di Kissamos. Sull’inimitabile bellezza, sulla particolarità, sui colori accesi del mare e sull’atmosfera magica di Balos abbiamo già speso abbastanza parole in passato. Possiamo solo aggiornarvi sul fatto che, negli ultimi due anni, il comune di Kissamos ha deciso di aumentare le misure di protezione di questo prezioso habitat naturale, inserito, insieme a Gramvousa, nel programma europeo Natura 2000. Sono stati così rimossi i bar e le taverne che erano presenti sulla spiaggia, come anche tutti gli ombrelloni ed i lettini fissi (chi va in nave può noleggiare a bordo un ombrellone per tutto il giorno). Se vi capita di andare in macchina e poi a piedi, quindi, munitevi di cibo, acqua, cappello e crema solare!

Dobbiamo ammettere che, alla fine, nonostante non siamo amanti di queste crociere organizzate per il turismo di massa, siamo rimasti molto soddisfatti dai posti che abbiamo visto e siamo molto contenti di aver conosciuto un altro favoloso e paradisiaco angolo di Creta.

Anche gli amici del CAI ne sono rimasti entusiasti e, al ritorno da Kissamos, si sono fermati tutti a Villa Anastasia, per salutarci e brindare con un bicchiere di vino! Ci auguriamo che questo sia solo l’inizio di grandi e belle collaborazioni con gruppi simili al loro che abbiano lo stesso spirito e che vivano la vacanza come piace a noi, cioè da viaggiatori e non da turisti.

Agios Nikolaos e dintorni: un week-end da “pecore nere”

Quest’anno la Pasqua Ortodossa e quella Cattolica coincidono, quindi anche a Creta, come in Italia, in questa settimana si respira aria di festa e di vacanze. Per le strade e nei negozi di Chanià tutti ci salutano dicendo “Καλό Πάσχα” (Buona Pasqua) e l’aria primaverile che si respira ti fa venire una gran voglia di passeggiate e nuove scoperte.

Così lo scorso week-end ci siamo detti: “Perché non andiamo a trovare i nostri amici e concittadini che vivono dall’altra parte dell’isola?”. Sì, avete letto bene: concittadini. Anna, Diego e Moreno sono tre vicentini che da circa un anno hanno scelto, come noi, di progettare il loro futuro nella bella Creta, trasferendosi nella zona di Eloùnda – Agios Nikòlaos, a nord-est dell’isola. Per la precisione, loro vivono in un villaggio tradizionale sui monti, di circa 60 abitanti, chiamato Skiniàs. A circa 3km dalle loro abitazioni, a Pàno Loùma, hanno aperto dallo scorso settembre un adorabile καφενείο greco (bar-caffetteria) in cui, oltre a proporre alcune bevande e stuzzichini tipici del posto, attirano moltissimi greci affamati e diversi turisti curiosi con un menù a base di bruschette e di italianissima pasta (anche fresca fatta in casa da loro!!). Inoltre offrono dell’ottima birra artigianale cretese alla spina (la marca è la Χἀρμα- Hàrma), sia bionda che scura.

Lo scorso sabato, quindi, abbiamo raggiunto, dopo 3 ore di auto, il loro “Μαύρο
Πρόβατο” (Màvro Pròvato)
, che in italiano significa “Pecora Nera” e abbiamo trascorso due giorni in loro compagnia. Possiamo dire che questo è decisamente il posto ideale per chi vuole passare qualche ora nella pace più assoluta: seduti fuori, sorseggiando una birra o un caffè, si può godere di una vista stupenda sulla vallata, che arriva fino al mare. In certi momenti, sembra quasi di vivere in un’altra epoca. L’ambiente è familiare, il cibo e la birra ottimi, i tre ragazzi sono davvero simpatici e ospitali… insomma, se passate da queste parti durante le vostre vacanze, non potete mancare una tappa al Màvro Pròvato!

Noi, però, non siamo andati da quella parte dell’isola solo per star seduti al bancone a mangiare e bere, nonostante l’idea non sarebbe stata malvagia :-D!! Le cose da vedere, anche in quella zona, sono moltissime e noi ne abbiamo scelte alcune di veramente interessanti. Prima di tutto abbiamo visitato il sito archeologico di Latò, a circa 20km da Eloùnda, uno dei pochi a Creta che non risale al Periodo Minoico. Nel VII secolo a. C. la città di Latò fu fondata dai Dori ed in poco tempo divenne una delle città più potenti di tutta Creta. Nel sito si possono vedere principalmente i resti dell’antica agorà, del tempio sacro, delle cisterne e di una gradinata. Come nella maggior parte dei siti archeologici di Creta, anche qui lascia senza fiato la posizione: un promontorio verdeggiante e silenzioso, con una vista spettacolare sulle montagne circostanti e sul mare in lontananza.

Lasciata Latò, ci siamo diretti verso la vicina chiesa di Panagìa Kerà, una meta davvero imperdibile per chi si trova in questa zona. All’interno di essa, infatti, si possono ammirare alcuni tra i più splendidi e ben conservati affreschi bizantini dell’isola, datati XIV secolo: uno spettacolo davvero raro qui!! (CLICCA QUI per saperne di più su Creta bizantina)

Una volta fatto il pieno di storia e di opere d’arte,  ci è venuta fame ed è così che abbiamo raggiunto la famosa cittadina di Agios Nikòlaos. Fino a 50 anni fa era solamente un piccolissimo porticciolo di pescatori, mentre ora è una meta turistica piuttosto richiesta che attira ogni anno decine di migliaia di turisti. Il centro è sviluppato attorno ad un piccolo lago collegato al mare e si amplia in un dedalo di viuzze costellate di negozi di souvenir e di artigianato locale, bar e taverne greche. Noi per pranzo abbiamo scelto, su consiglio dei nostri amici, il Karnàgio, una coloratissima taverna sul lago, molto frequentata dalla gente del posto, che ci ha fatto assaporare profumi e sapori locali che non deludono mai.

Il giorno dopo volevamo andare a visitare la bellissima isola di Spinalònga, che si trova di fronte al lungomare di Eloùnda. Nel 1579 i Veneziani fecero di quest’isola una straordinaria fortezza, di cui ancor oggi si possono ammirare i resti. Nei primi del ‘900, per circa 50 anni, divenne un lebbrosario e alcune delle storie che girano attorno a quegli anni bui, hanno ispirato un libro divenuto famoso, intitolato “L’isola”. Purtroppo il cielo era nuvoloso quel giorno e tirava un forte vento, quindi abbiamo rinunciato alla visita di Spinalònga e abbiamo optato per un giretto alternativo, nell’adiacente penisola di Kolokìtha. Dopo aver parcheggiato la macchina abbiamo camminato per un’oretta in queste bellissime lande solitarie, piene di fiori, piccole chiese e baiette nascoste. Il promontorio di Kolokìtha è collegato artificialmente a Eloùnda da una stradina costeggiata da saline e caratterizzata da vecchi mulini a vento diroccati e in disuso, come se ne trovano a decine in quest’area di Creta. Una volta lasciata la penisola, abbiamo passeggiato per le strade e il porto di Elounda, per poi tornare al Màvro Pròvato, per l’ultima birra in compagnia e per i saluti e i ringraziamenti ad Anna, Diego e Moreno.

E’ ora di salutare anche voi, cari followers di Microcosmo Creta, almeno per ora! Vi lasciamo con lo slogan del Màvro Pròvato: “You must be different to make the difference!”.

Buona Pasqua di cuore a tutti! Καλό Πάσχα! Happy Easter!

Spiaggia di Koutalas: una giornata nell’Apokoronas

L’ Apokoronas è una zona di Creta che si estende nella parte nord-est della Prefettura di Chanià. Alimentato dalle acque sorgive che arrivano direttamente dai Monti Bianchi alle sue spalle, questo territorio è caratterizzato da verdi colline e da ampi tratti di terreno fertile. L’ Apokoronas è inoltre conosciuto per i suoi caratteristici e minuscoli villaggi interni e per alcune spiagge tranquille e adatte alle famiglie, come quelle di Kalyves e di Almyrida. 

Decisi a scovare in quest’area qualche luogo sconosciuto ai più, o comunque lontano dalle classiche mete che attraggono i turisti nella zona, una mattina siamo partiti diretti alla piccola spiaggia di Koutalas o Koutalis (circa 40 minuti di auto da Chania). Strano ma vero, non abbiamo dovuto fare nessuna scarpinata di ore per arrivarci e nemmeno abbiamo dovuto percorrere in auto strade dissestate o a picco sul mare, tutte cose tipiche delle nostre gite cretesi ;-)! La spiaggetta, infatti, è raggiungibile direttamente in macchina tramite una strada asfaltata. Il colpo d’occhio dall’alto è davvero molto bello: una lingua d’acqua azzurra e limpidissima che scivola tra due pareti rocciose e lascia intravedere il variegato fondale sassoso. Dopo aver appoggiato i nostri zainetti in un angolo, ci siamo subito tuffati in quelle acque così ammalianti, muniti di maschera e boccaglio. Il fondale ricco di sassi, infatti, invitava molto allo snorkeling, tant’è che le poche persone presenti sulla spiaggia avevano tutte la maschera oppure l’attrezzatura da sub. Le aspettative non hanno deluso: pesci di ogni misura, granchi maculati e perfino un fossile di una conchiglia gigante ci hanno tenuto dentro l’acqua per una buona mezz’ora!

Contenti di questa nuova scoperta e dopo esserci un po’ crogiolati al sole, siamo risaliti in macchina con l’intento di girare nell’entroterra dell’Apokoronas alla ricerca di una bella tavernetta dove poter pranzare. Il nostro girovagare si è concluso non lontano da lì, al villaggio di Kokkino Chorio. La Taverna da Yannis ha subito attirato la nostra attenzione, per la sua atmosfera rilassata, per l’ampia visuale sul mare e per la sua posizione tranquilla tra gli alberi della piazzetta della chiesa. Lì abbiamo consumato il nostro pranzo a base di insalata greca, fagioli in pentola e fagottini ripieni di spinaci ed erbette di stagione, per poi tornare verso casa, ancora una volta appagati dall’esperienza.

Altra giornata finita in bellezza e altro pezzetto di terra e di tradizioni cretesi impresso nel nostro cuore 💕!

Polyrrinia e Afrata: meraviglie celate a due passi da casa

Siamo alle porte di settembre, il meteo è ancora abbondantemente dalla nostra parte e il desiderio di scoprire nuovi angoli di Creta non si assopisce mai! Da adesso inizia uno tra i periodi più belli per visitare quest’isola, quindi per chi volesse prenotare un “Grecia Last Minute”, questo è proprio il momento ideale! Approfittando, quindi, di una
giornata assolatissima e ventilata e della nostra inseparabile compagna di viaggio, la Vespa, siamo partiti alla volta di Polyrrìnia (o Polirinia o Polyrrhenia) e dei suoi solitari resti archeologici. Il sito si trova a circa 40km a ovest da casa nostra e a 7km a sud della cittadina di Kìssamos (o Kastèli). Polyrrinia fu un’importantissima città-stato, fondata dai Dori nel VI secolo a.C., per secoli in guerra con l’attuale città di Chanià (all’epoca Kydonìa). Per tutto il Periodo Romano, di cui oggi vediamo la maggior parte dei resti, ebbe un ruolo centrale nella Creta dell’ovest. Venne in seguito occupata dai Veneziani, che la utilizzarono come roccaforte per tutta la durata del loro dominio nell’isola.

Una volta raggiunto il villaggio di Polyrrinia, abbiamo parcheggiato la macchina e da lì abbiamo intrapreso un percorso a piedi veramente bellissimo, durato in tutto circa un’ora. I primi resti che si incontrano, si trovano nel centro del caratteristico paesino e sono di un acquedotto romano e di un edificio veneziano con dei grandi archi. Da lì abbiamo proseguito tra i viottoli seguendo le frecce dipinte a mano sui muri delle case e camminato lungo un sentiero in salita costellato di piante di finocchietto selvatico, fino ad arrivare in alto alla Chiesa dei 99 Santi Padri, chiusa al pubblico. Questo è un luogo davvero incantevole! La chiesa si erge al centro di una piccola pianura, ricca di antichi resti di templi e di case, da cui si gode la prima magnifica vista sul mare e sulle montagne. Dopo varie foto e alcuni piacevoli incontri con farfalle multicolore, caproni annoiati e asinelli, abbiamo continuato il nostro cammino verso il pezzo forte del sito di Polyrrinia, l’Acropoli. Il sentiero che parte da lì inizia abbastanza blando, costeggiando le pareti dell’aspra collina e passando accanto ai primi resti di mura fortificate, per poi farsi più ripido mano a mano che si sale in altezza. A metà strada circa abbiamo incontrato una chiesetta bianca e color mattone e delle autentiche cisterne romane. All’epoca, lo scopo di queste ultime era, naturalmente, quello di raccogliere l’acqua che veniva utilizzata nell’Acropoli, poichè dall’acquedotto del paese non sarebbe stato possibile farla arrivare fino a lassù. Proseguendo ancora per il ripido percorso, siamo finalmente arrivati in cima, a circa 400 metri di altitudine, su quella che fu la roccaforte di tanti popoli e guerrieri! Da lì si possono vedere i molteplici resti delle fortificazioni antiche, soprattutto quelli che si snodano sulla parete settentrionale del colle. Ma la nota più intensa viene data dalla vista di cui si gode: una delle più belle di tutta Creta!! A nord il mare sconfinato e a sud le maestose montagne dell’entroterra… da pelle d’oca!!

Siamo rimasti un bel po’ seduti a rimirare quel panorama senza tempo, domandandoci quanta fatica devono aver fatto gli uomini di allora a trasportare fin lassù pietra dopo pietra, a realizzare queste mura chilometriche, inerpicandosi tra i massi e le sterpaglie, con i mezzi nulli dell’epoca. Ogni volta che ci avventuriamo in questi luoghi, non possiamo evitare di restare molto più che affascinati e allibiti davanti alle capacità e alle risorse incredibili delle civiltà antiche.

Soddisfatti, dunque, siamo pian piano scesi dal colle e siamo tornati in paese, proseguendo sul sentiero che passa oltre la chiesa dei 99 Santi e che attraversa altre rovine di cisterne, case scavate sulla roccia e templi.

A quel punto abbiamo lasciato Polyrrinia e ci siamo avviati verso un’altra meta, la spiaggia di Afrata, questa volta però con l’obiettivo “relax”. La strada da percorrere è quella verso la penisola di Rodopou che si trova sulla costa nord-ovest, tra Chania e Kissamos. Prima di crogiolarci al sole però, tappa d’obbligo: pranzo in taverna! Abbiamo scelto un posticino nel paese di Afrata, dal nome non nuovo per noi, poiché era lo stesso della taverna di Frangokastelo: “Kalì Kardià” (in italiano “Buon Cuore”). L’ambiente era davvero accogliente: fiori coloratissimi, zucche dipinte appese al soffitto, staccionata ed infissi di un intenso “blu Grecia” e Kostas, l’anziano proprietario, creatura di una gentilezza e un’ospitalità rare! Il cibo poi… ovviamente formidabile!! D’altronde, da tanta cura e passione non possono in alcun modo uscire piatti mediocri!

Dopo due chiacchiere con l’adorabile vecchietto, a cavallo del nostro vespino ci siamo diretti subito al mare, per ritrovarci immersi in un’altra bellezza, ancora diversa da tutte le altre viste finora, come capita spesso qui a Creta. Niente sabbia, ma ciottoli sulla spiaggia, che diventano più grandi una volta che ti immergi nelle limpide e fresche acque. Larga non più di 30 metri, Afrata è accoccolata tra le irte pareti rocciose tipiche della penisola di Rodopou, offrendo ai fortunati bagnanti un piccolo angolo di pace e di serenità.

Anche noi, quindi, ci siamo fatti viziare per qualche ora da quest’atmosfera rilassante e, dopo vari bagni, ci siamo riavviati verso casa, portandoci via un altro bel tassello del nostro prezioso puzzle cretese…

 

 

Marathi e Loutraki: due piccole perle nell’Akrotiri orientale

Ancora una volta siamo qui a parlarvi dell’Akrotiri, ossia la penisola, aspra e solitaria, dove risiede l’aeroporto di Chanià. Come già accennato in passato, la prima volta che siamo venuti a Creta avevamo totalmente “snobbato” questa zona, all’apparenza cruda, brulla e poco interessante. Mano a mano che passa il tempo, invece, scopriamo sempre nuove chicche che ci mostrano in tutta la sua bellezza nascosta questa punta scoscesa di isola, un’area davvero magica…

In questo articolo vi parleremo di due spiaggette più che incantevoli, vicinissime a Chanià e situate nella costa sud-est della penisola dell’Akrotiri: Maràthi e Loutràki.

Trovandosi a pochi km l’una dall’altra, decidiamo di vederle entrambe in un’unica giornata. La mattina ci rilassiamo al sole nella placida Marathi, divisa in due baie sabbiose da un piccolo porticciolo. Come la maggior parte delle spiagge cretesi, anche questa ha una parte attrezzata e una libera, oltre a bar e taverne con vista mare. Essendo molto riparata, è l’ideale per chi non ama sottostare alle bizze del famoso Meltemi, il vento secco e fresco che viene dal nord e che a Creta soffia spesso d’estate (e fortuna che c’è!!). Qui l’acqua, di una trasparenza rara, è bassa per molti metri e, molto spesso, è un olio: ideale per fare lunghi bagni rilassanti, per far giocare i bambini e, perché no, fare un po’ di snorkeling… La vista poi di cui si gode dal bagnasciuga è così bella! Le aspre cime e le scogliere dell’Akrotiri si stagliano proprio lì davanti e ti fanno sentire completamente avvolto nell’abbraccio di mamma Natura.

La mattina scorre pigra e rilassante a Marathi e, dopo un veloce panino al sacco, decidiamo di spostarci nelle braccia della sorella minore, Loutraki. Il nome stesso, “Loutraki” (“piccolo bagno”), anticipa quello che troveremo. Un micro angolo di paradiso, racchiuso tra due promontori e costellato di pini marittimi i cui ampi rami offrono un po’ di riparo dalla calura. Anche qui il colore e la trasparenza delle acque fanno un certo effetto. Le sfumature di azzurro si alternano mano a mano che il mare diventa più profondo e camminando fino a diversi metri verso l’orizzonte, si riescono a vedere nitidamente sul fondo chiaro e sabbioso, dei piccoli paguri, tutti con conchiglie diverse, che corrono avanti e indietro freneticamente. La spiaggia vera e propria è totalmente libera. Per chi volesse lettino e ombrellone, comunque, sulla parte destra della stessa, c’è una zona erbosa attrezzata, condivisa da un hotel e da un bar. Quest’ultimo offre la possibilità a tutti i bagnanti di usare le sdraio, in cambio di una consumazione. Dopo diversi bagni, una birra Mithos ghiacciata e tanto tanto sole, ci avviamo verso casa e decidiamo di finire in bellezza questa giornata all’ordine del relax…

Ci avevano parlato di un posticino a Chanià dove si mangia pesce freschissimo in un ambiente informale… come potevamo non provarlo?? La taverna si trova in una delle vie principali del centro, Daskalogianni, nel quartiere di Splantzià, tanto amato dagli20150613_120015 abitanti di Chanià. Si chiama “To Maridaki ” e da oggi rientrerà tra i ristoranti da noi consigliati ai nostri ospiti! Il locale è accogliente, decorato in stile “marino” e con qualcosa che a noi piace tanto: la cucina a vista! Nonostante il pesce, paradossalmente, non sia la specialità di quest’isola, in quanto storicamente abitata da gran mangiatori di carne d’agnello e maiale, da “To Maridaki”, come in poche altre selezionate taverne della città, si trova sempre pesce fresco di giornata che viene cucinato magistralmente alla griglia, al vapore o fritto, a seconda dei gusti. La particolarità di questo posto è che il cameriere prima di consegnare il menu, porta il cliente a vedere la vetrina accanto alla cucina dove si può scegliere verdure cotte di ogni tipo, legumi, primi piatti IMG-20150613-WA0001cucinati in giornata dalle due sorridenti cuoche. Poi, e qui viene il bello, vieni portato davanti al banco frigo dove ti mostra i pesci pescati quel giorno perché tu possa scegliere quello che vuoi! Una volta scelto, lo pesa, ti mostra il prezzo e ti chiede se va bene. A quel punto non ti resta che decidere il tipo di cottura e gustartelo tutto! I prezzi sono decisamente onesti, come sempre qui a Creta. Un bel pesce fresco alla griglia con contorno di verdure, anch’esse grigliate, una porzione molto abbondante di polipo al vapore con sughetto di pomodoro speziato e verdure del posto, fagioli occhio nero con peperoni ed erbe cotte cretesi, mezzo litro di vino bianco, pane abbrustolito con olio d’oliva e origano: 37 € in due! E, naturalmente, gli immancabili dolce e rakì (grappa locale) offerti a fine cena dai ristoratori… fantastico! Che dire di più… ottimo finale per una splendida giornata!

Vi è venuta sì o no un po’ di acquolina in bocca?? Siamo solo a due ore di aereo dall’Italia, pensateci ;-)…

Balos: benvenuti allo spettacolo…della Natura!

DSCN1922Chi ci segue anche su Facebook, avrà visto che in questi giorni abbiamo la fortuna di avere qui con noi due nostri carissimi amici di Vicenza, Laura e Carlo, che hanno deciso di passare le loro vacanze qui a Creta.

Da buoni “padroni di casa”, quindi, non potevamo non far loro vedere le bellezze dell’isola e così ieri abbiamo deciso di portarli a vedere la nostra spiaggia preferita, Balos.

Devo dire che, nonostante ci fossimo già stati, ogni volta che ci troviamo davanti a questo spettacolo della natura, è difficile non emozionarsi. Tra l’altro, ci siamo resi conto che, rivedendola dopo un anno, le foto non le rendono giustizia, perché la sua bellezza è talmente impeccabile che, per forza di cose, l’obiettivo della macchina fotografica le toglie un po’ di questa perfezione e anche un po’ d’anima… L’unica soluzione è venire qui a vederla dal vivo, non credete ;-)??!

Imboccando da Chanià la National Road in direzione ovest, dopo circa 40 minuti di auto si arriva all’ingresso di quest’area protetta, dove esce una signora da una casupola per chiedere 1€ a persona di tassa ambientale richiesta dal comune di Kissamos per la pulizia e la tutela della penisola di Gramvousa, area naturale dal valore e dalla bellezza inestimabili, di cui la spiaggia di Balos fa parte. Questo paesaggio unico ospita circa 400 specie di piante ed oltre 100 specie di uccelli, nonché animali adorabili come la foca mediterranea (che nasce qui) e la tartaruga Caretta Caretta, che viene spesso a far visita a queste sponde.

DSCN1984Dopo il primo stop, quindi, si inizia a salire una panoramica strada sterrata, che dopo circa mezz’ora termina con un parcheggio. Lasciamo la nostra auto e ci prepariamo alla passeggiata di circa 40 minuti che ci conduce alla nostra meta, Balos.

Questo sentiero parte abbastanza pianeggiante tra le montagne e i cespugli di macchia mediterranea, per poi trasformarsi in un’irta scalinata che scende fino alla spiaggia. La cosa bella è che, per i primi 10 minuti di cammino, non ci si rende bene conto di dove porti il sentiero, perchè attorno si vedono solo rocce e arbusti. Ad un certo punto, però, quando meno te lo aspetti, ti siDSCN1935 apre davanti agli occhi il paradiso: la laguna di Balos in tutta la sua meraviglia e in tutti i suoi innumerevoli azzurri… Niente, ma proprio niente, da invidiare a tante spiagge caraibiche!!!

Arriviamo giù alla spiaggia, che per nostra fortuna alle 10 del mattino è ancora praticamente deserta. Ci prendiamo quattro lettini e 2 ombrelloni e ci godiamo per tutto il giorno il tepore già estivo del sole cretese di fine maggio, che, senza rendercene conto, grazie alla costante brezza che tira in quella zona, alla sera lo avremmo ritrovato tutto sulla nostra pelle :-D!

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Sulla spiaggia è presente solo un bar che vende panini, bibite, caffè e gelati.

Naturalmente, come avrete già immaginato, al ritorno, l’irta scalinata che al mattino avevamo fatto in discesa, alla sera ci aspettava in salita e lì il fiato è stato un po’ messo alla prova! Ma ragazzi… dire che ne è valsa la pena 1000 miliardi di volte è dir poco, davvero! E poi è un ottimo modo per smaltire quello che si è mangiato a pranzo ;-)!

In ogni caso, visto che ci teniamo ad essere generosi di informazioni, i più pigri sappiano che Balos si può raggiungere anche con una delle numerose crociere che partono dal porto di Kissamos (a circa 30 minuti a ovest da Chanià) al mattino e tornano nel tardo pomeriggio, al costo totale di circa 25 euro. A nostro parere queste crociere hanno dei pro e dei contro e ora vi spieghiamo perché.

L’aspetto negativo è che, arrivando via mare alla spiaggia di Balos, ci si perde il panorama mozzafiato di tutta la laguna (vedasi foto copertina del nostro blog!!!) di cui si gode scendendo a piedi per il caratteristico sentiero che anche noi abbiamo percorso ieri. L’aspetto positivo, invece, è che molte di queste crociere fermano anche all’isolotto di Gramvousa, a destra della spiaggia di Balos, molto interessante per vari aspetti. Prima di tutto per le credenze che girano attorno ad DSCN1924esso, visto che, secondo alcuni, Eolia (Gramvousa), casa di re Eolo, dio dell’Olimpo, sarebbe stata l’isola dove si sarebbe fermato Ulisse per un mese prima di tornare ad Itaca. L’altro aspetto sicuramente più importante è quello storico, considerata la presenza di un’inespugnabile fortezza veneziana del ‘500, costruita a difesa dei turchi, dalla quale, dicono, si goda di una vista molto molto bella. E poi, naturalmente, per le leggende dei pirati (che sono sempre le nostre preferite!). Infatti, dopo che Gramvousa venne liberata per prima dagli Ottomani, migliaia di abitanti di Creta e di rivoluzionari si stabilirono su questo pezzetto di terra in mezzo al mare. A causa delle condizioni critiche del momento, ben presto l’isola divenne una vera e propria roccaforte di pirati che saccheggiavano qualsiasi imbarcazione passasse lì davanti. La leggenda narra che in una delle decine di grotte sparse per l’isola sia nascosto uno dei loro tesori… adoriamo queste storie!!

Concludendo dunque: sarà che abbiamo un debole per questo posto magico, sarà che ci siamo tornati a distanza di un anno o che, semplicemente, quando si viaggia con gli amici più cari tutto è più bello, la giornata di ieri ci rimarrà nel cuore per molto, molto tempo!

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I monasteri dell’Akrotiri: una boccata d’aria mistica…

Dopo appena una settimana che ci eravamo trasferiti a Creta, avevamo già una voglia matta di addentrarci nel territorio per scoprire le bellezze, più o meno nascoste, di quest’area.

E così, una domenica, abbiamo riempito lo zaino di panini, frutta e acqua e siamo partiti per una gita che si può definire “mistica”…

DSCN1432Prima tappa: Monastero di Agia Triada Zangarol

A meno di mezz’ora di auto da Chanià, nel mezzo della penisola dell’Akrotiri, arriviamo, dopo aver superato un lungo viale di cipressi, a questo maestoso e luminoso monastero rinascimentale dalla bellezza davvero notevole. Siamo fortunati perchè a marzo non DSCN1443è ancora esplosa la stagione turistica, quindi, una volta superata l’entrata principale, dentro le mura ci siamo solo noi due e qualche sparuto cretese nel cortile che conduce ad una piccola chiesa e alle stanze dei monaci. DSCN1434 C’è una pace rassicurante tra quelle mura e ci sembra un pò di essere stati catapultati al di fuori del mondo civilizzato…proprio una piacevole sensazione!

Lasciamo Zangarolo per avviarci alla nostra…

DSCN1459…seconda tappa: Monastero di Gouverneto

Parcheggiamo l’auto fuori dal monastero per DSCN1460visitarlo e per poter intraprendere poi la nostra passeggiata verso la terza tappa della gita. L’abbazia fortificata di Gouverneto risale al 1537 e l’atmosfera che la circonda è davvero unica! Totalmente immersa in un ambiente selvaggio fatto di gole, erbe selvatiche, colline e sentieri DSCN1462scoscesi che affacciano sul mare, Gouverneto vale sicuramente il viaggio fino a qui.

Da lì inizia la nostra scarpinata verso la

DSCN1467terza tappa: Chiesa rupestre della Madonna dell’Orso (Panagia Arkoudiotissa)

Camminiamo per 15 minuti attraverso un accessibile sentiero che sembra si butti a DSCN1463 capofitto sul mare da un momento all’altro, godendoci il rincuorante sole greco, i profumi delle erbe aromatiche che riempiono il paesaggio e la pungente brezza di marzo. A quel punto raggiungiamo la vasta grotta in cui, incastonata nella pietra, vediamo la minuscola e DSCN1470singolare chiesetta della Madonna dell’Orso. Questa deve il suo nome alla grande stalagmite presente all’interno della grotta stessa che ricorda la forma di un orso e alla leggenda ad essa legata. Si dice che un orso gigantesco minacciasse continuamente la vita dei monaci della cappella bevendo tutta l’acqua del loro pozzo. Un giorno, dopo le loro preghiere alla Madonna affinche’ li liberasse dalla bestia feroce, avvenne il miracolo e l’orso venne tramutato in roccia! Le leggende hanno sempre il loro fascino, o no ;-)?

DSCN1485Arriviamo infine alla quarta e ultima tappa della nostra gita, nonchè il motivo principale per cui oggi abbiamo deciso di allenare un po’ i muscoli delle gambe: il Monastero di Katholikò.

Che dire…qualcosa di indimenticabile!

Realizzato nel X secolo d.C. da San Giovanni, di questa spettacolare struttura oggi possiamo ammirare l’entrata con un bellissimo portale a capitello, la chiesetta incastonata sulla montagna e un maestoso e larghissimo ponte che un tempo ospitava gli alloggi dei monaci.DSCN1481

Dalla grotta dell’orso sono altri 20 minuti a piedi per giungervi, attraverso un sentiero ripido che termina con una scalinata che sembra sospesa nel vuoto!

DSCN1489La parte sicuramente più affascinante della storia che racconta la vita di questo monastero è quella che parla di pirati: sembra infatti che questi ultimi avessero ben presto scoperto l’approdo nella spiaggia a mezz’ora di camminata a sud del convento(*), costringendo i poveri monaci, dopo innumerevoli attacchi e saccheggi subiti, ad abbandonare Katholikò e a trasferirsi nel più sicuro Gouverneto.

DSCN1499Dopo un servizio fotografico completo, un pranzo al sacco ai bordi del ponte e un po’ di relax nel silenzio assoluto di questa valle, disturbato solo dal belare e dal campanaccio di alcune caprette, risaliamo verso l’auto, con non poca fatica, ma…che giornata ragazzi! Da rifare assolutamente, magari arrivando fino al mare la prossima volta!

Vi va di venirci con noi ;-)?

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*18/10/19 Finalmente ci siamo decisi a raggiungere la spiaggia di Katholiko’ con il suo approdo dei pirati: un posto senza tempo, una bellissima oasi di pace, un mare che piu’ limpido e invitante non si puo’!! Eccovi le foto del sentiero, della spiaggia e gli orari di visita aggiornati del monastero di Gouverneto: