Spiaggia di Kriòs e taverna Sto Scholìo: piacevoli scoperte nell’area di Paleochora

Settembre è alle porte e noi concludiamo questo splendido mese di agosto che ci ha regalato indimenticabili giornate soleggiate e ventilate, con una gita interessante che abbiamo fatto al sud, nell’area di Paleochora. La spiaggia di cui vi parliamo oggi si chiama Kriòs e si trova a circa 10km a ovest di Paleochora, sulla costa sud occidentale di Creta, a circa un’ora e mezza di auto da Chanià.

Arriviamo al mattino, verso le 11, e veniamo subito conquistati dalla bellezza selvaggia e dalla posizione isolata di questo splendido litorale che in tarda mattinata, in un periodo di alta stagione, vede la presenza di 10 persone al massimo. La spiaggia è attrezzata di lettini ed ombrelloni, bagni pubblici e un piccolo chiosco che offre bibite, caffè e qualche piatto semplice. Delle grandi rocce la dividono in due: una parte più grande e frequentata, una più piccola ed appartata. Il litorale è composto da ciottoli di media dimensione e questo fa sì, come sempre, che la limpidezza e le sfumature di azzurro del Mar Libico siano particolarmente accentuate. Scegliamo due sdraio e ci immergiamo immediatamente in queste acque che ci chiamano come sirene tentatrici. L’acqua è fresca al punto giusto e il fondale, come spesso accade in queste spiagge del sud, scende rapidamente, offrendo visuali nitide del mondo marino sottostante anche a metri di profondità. Questo tratto di spiaggia fa parte del bellissimo sentiero europeo E4 (CLICCA QUI per uno splendido racconto sul sentiero E4), che attraversa Creta da est a ovest e di cui spesso abbiamo fatto menzione nei nostri articoli, poiché in varie escursioni ne abbiamo percorso alcuni tratti. Sulla grande roccia divisoria, infatti, sono presenti i caratteristici cartelli giallo-neri, con la scritta “E4”, che segnalano la via da seguire.

Restiamo qualche ora a farci coccolare da questa pace e questo panorama incantevoli, prima di decidere di riprendere l’auto ed avviarci verso il luogo prescelto per il pranzo. Nel villaggio di Anidri, a circa 5 km a nord-est di Paleochora, da dove parte l’omonima gola, si trova un posto davvero speciale che si chiama “Kafenio Sto Scholio” (in greco ¨Καφενείο Στο Σχολείο¨, ossia “Caffetteria Alla Scuola”). L’ edificio che ospita questa particolare taverna cretese, infatti, è la vecchia, piccola scuola del villaggio che è stata ristrutturata. Ne hanno ricavato un’intima e caratteristica location, dai colori bianco e rosso, dal cui terrazzo si gode di una vista sulla valle e sul mare straordinaria. Quello però che rende questo posto davvero speciale è la superba cucina tradizionale, rivisitata in maniera fantasiosa e intelligente. Ai sapori e alle ricette tipici di quest’isola sono state apportate piccole modifiche che li rendono unici e incredibilmente saporiti. La classica insalata di rape rosse al vapore, ad esempio, è condita con l’aggiunta di zenzero e mela. I tradizionali peperoni ripieni di riso ed erbe, qui lo sono di semola, uvetta e pinoli. Il coniglio in casseruola è “ubriacato al rakì”, ossia cotto con la grappa locale cretese.  Questo posto ci ha davvero rapiti, lo abbiamo a dir poco adorato: è originale ed autentico al tempo stesso.

Dopo aver pagato il conto, come sempre “salatissimo” qui a Creta (20€ in due :-D!!), siamo scesi a piedi lungo la stradina che costeggia sulla sinistra la taverna e dopo pochi metri, camminando in mezzo alle case tradizionali del villaggio, siamo arrivati alla piccola, incantevole Chiesa di Agios Georgios e Agios Nikolaos (San Giorgio e San Nicola). Un luogo ameno questo, dove potersi sedere un momento nel silenzio della valle, rotto solo dal canto delle cicale, a rimirare il mare in lontananza e perdersi nei propri pensieri. L’interno della chiesa poi…uno spettacolo! Si possono ammirare infatti affreschi del 1300 dai colori ancora vividi, rappresentanti scene di San Giorgio a cavallo e altri santi.

Per il ritorno a casa abbiamo scelto di prendere una strada diversa che avevamo visto curiosando su Google Maps e che aveva attirato la nostra attenzione. Abbiamo allungato il tragitto naturalmente, ma ne è valsa assolutamente la pena! Vegetazione rada, piante aromatiche selvatiche in ogni angolo, curve e tornanti con vista mare, mancanza totale di presenza umana: tutto ciò ha reso il rientro super rilassante e fonte di piacevoli sensazioni.

Creta, dolce Creta, finirai mai di farci innamorare? … A presto 😉

 

 

Le 5 cose da sapere sulla cucina cretese

Oggi non vi parleremo di escursioni o di giri avventurosi, bensì vogliamo allettare il vostro palato parlandovi un po’ di una delle cose che i turisti apprezzano di più qui a Creta: la cucina. Chi non ci conosce di persona, deve sapere che siamo entrambi delle buone, anzi buonissime forchette. Ci piace tanto sperimentare cibi diversi e adoriamo uscire a cena o a pranzo. Il Fato ha voluto che ci trasferissimo in un paese come la Grecia, in cui il rapporto qualità-prezzo del cibo che si consuma nelle taverne tradizionali è a dir poco ottimo.

Abbiamo quindi selezionato per voi le 5 cose più significative, curiose ed interessanti da sapere sulla tradizione culinaria cretese!

1) LA QUALITA’ E LA VARIETA’ DELLE MATERIE PRIME LOCALI

Abbiamo la fortuna di vivere in un’isola in cui le materie prime locali sono moltissime e di qualità eccelsa. La frutta e la verdura che crescono sull’isola sono eccezionali, succose e dal gusto molto intenso. Degni di merito sopra ogni altra cosa, a nostro parere, sono soprattutto i pomodori, gli avocado, i cetrioli, le arance, i limoni e le piccole banane. I formaggi sono tutti caprini e pecorini, ce ne sono decine di tipologie e sono tutti fantastici. La carne è di maiale e pollo, ma in prevalenza di agnello e capretto: qui questi animali pascolano liberi sulle montagne e si cibano di ciò che la natura offre loro. Il pesce viene dalle acque cristalline del Mar di Creta e del Mar Libico. Per la maggior parte, la scelta in tal senso include polpo, calamari, sardine, ricci, orate, sgombro e seppie.

2) L’ OLIO D’ OLIVA: IL RE DELLA TAVOLA

Considerando che il territorio cretese è ricoperto per un quarto della sua superficie dagli ulivi, è facile immaginare perché l’olio d’oliva regni sovrano sulle tavole di Creta. La qualità delle olive e dell’olio locali è altissima e questo fa sì che ogni piatto condito con questo prezioso prodotto sia una festa per il palato. I cretesi lo usano a crudo su insalate e verdure al vapore, oppure per cucinare i cibi in casseruola o al forno e, incredibile ma vero, anche per friggere!! Per noi, comunque, il top è versarne un filo sul pane abbrustolito, con aggiunta di sale marino e di origano… non c’è nulla di più buono!!!

3) LA TRADIZIONE DI CONDIVIDERE IL CIBO

In Italia siamo abituati che a tavola ognuno ha il suo piatto e che si mangi in ordine l’antipasto, il primo ed il secondo. Qui funziona in maniera completamente diversa. Quando si mangia in taverna si ordinano diversi piatti, che possono essere di carne, pesce, verdura e formaggio. Questi vengono serviti più o meno tutti nello stesso momento e posizionati al centro del tavolo. Ad ogni commensale viene dato un piatto vuoto che riempirà attingendo a suo piacimento dalle varie portate. A noi questa tradizione piace da impazzire perché, oltre a dare la possibilità di poter assaggiare diversi piatti e di variare continuamente il gusto, permette di apprezzare la bellezza della condivisione e della convivialità.

4) CARNE vs PESCE: CHI LA VINCE?

La risposta è, senza dubbio, la carne. E’ vero, è strano credere che in un’isola in mezzo al Mediterraneo si mangi più carne che pesce. Vi domanderete: “Perché??”. La risposta è molto semplice: Creta è ed è sempre stata terra di pastori, non di pescatori. Per farla ancora più semplice qualcuno del posto una volta ci ha detto: “Perché fare tanta fatica ad andare a pesca, quando per mangiare ti basta avere una capra in casa?”. Se ci pensate, il ragionamento non fa un piega ;-)!!

5) LA FELICITA’ E’: “MEZEDES” E BIRRA

La tradizione delle “Mezèdes” cretesi è sicuramente una delle nostre preferite. Il modo migliore per far capire cosa siano le mezèdes è paragonarle alle “tapas” spagnole oppure ai “cicheti” veneziani. In pratica sono piattini di delizie locali che possono andare dal semplice mix di crostini e olive a qualcosa di più sostanzioso come polpettine di carne, feta e pomodori, salsicce in rosso, ecc. Quando si va al bar e si ordina una birra, ad esempio, molti gestori portano assieme anche un piattino di mezèdes. Possono dunque essere considerate degli assaggi da accompagnare all’aperitivo, ma possono anche diventare una vera e propria cena se si decide di ordinarne svariate… questo a noi succede spesso, ahahah!!

Vi è piaciuto il nostro viaggio tra le tradizioni culinarie cretesi? Non ci resta che concluderlo come si termina di solito una cena cretese degna di questo nome, con rakì e dolce offerti dalla casa…στἠν υγειἀ μας!!!

Aradena e Marmara: la perfetta simbiosi tra mare e montagna

Vi stiamo per raccontare una delle più belle escursioni che abbiamo fatto a Creta da quando viviamo qui, che vede come protagonisti la splendida gola di Aràdena e l’incantevole spiaggia di Màrmara.

Partenza da casa: ore 7 del mattino. Arrivo: ore 8:15 al villaggio di Sfakià (o Hòra Sfakìon), nella costa sud. Lì parcheggiamo la macchina e alle 9 prendiamo il pulmino diretto al villaggio abbandonato di Aràdena. Dopo circa 20 minuti di autobus e svariati tornanti a picco sul mare, arriviamo al ponte di Aràdena che collega il lato est della gola al lato ovest. Questo ponte di ferro è famoso per il bungee jumping poiché nei fine settimana estivi gli amanti di quest’attività spericolata si lanciano dai suoi 138 metri di altezza; è infatti il più alto ponte della Grecia ed il secondo in Europa da cui si può provare il brivido del saldo con la corda elastica. Prima della sua costruzione negli anni ’80, chi voleva andare da una parte all’altra della gola doveva scendere a piedi fino al letto del canyon attraversando una ripida e panoramica mulattiera pavimentata con acciottolato (in greco “kalderimi”) per poi risalire dall’altra parte, inerpicandosi per un altro sentiero identico ed altrettanto ripido… si fa fatica anche solo ad immaginarlo, figuriamoci a farlo!!! Per fortuna ora c’è questo ponte e noi lo attraversiamo in pullman, non senza tenere il fiato sospeso a causa del vuoto che si apre sotto di noi. Giunti dall’altra parte, dopo qualche foto al panorama, ci incamminiamo verso l’entrata della gola. Passiamo attraverso gli interessanti resti di un’architettura cretese del passato, facenti parte dell’antico villaggio di Aràdena, abbandonato dagli anni ’50. Il motivo di questo abbandono sembra essere stata una faida nata tra le famiglie del paese stesso a causa della… campana di una capra :-D!! Un cartello di legno inciso a mano ci introduce all’imbocco del kalderimi che ci avrebbe portati di lì a poco giù giù giù, fino alle viscere della gola. Ci godiamo questa splendida ma ripida discesa a zig zag e dopo circa 20 minuti arriviamo in fondo, iniziando a percorrere la gola vera e propria. Da lì, per circa 2 ore, affrontiamo una delle più affascinanti, varie e suggestive camminate della nostra esperienza cretese. Si passa da punti in cui il sentiero è ampio e agevole ad altri in cui bisogna passare in mezzo a pertugi scivolosi tra le grandi rocce, fino a dover costeggiare il letto scosceso del fiume percorrendo un saliscendi di gradini scavati nella roccia e delimitati da un corrimano di legno. Dietro ad ogni curva il paesaggio cambia: il canyon si apre e si restringe, la vegetazione quasi scompare e poi riappare super rigogliosa, la roccia si fa più liscia e sdrucciolevole e poco dopo diventa aguzza e irregolare. Insomma, è davvero impossibile annoiarsi durante questo percorso! A volte non si sa dove andare e poi, dietro ad un albero o sopra un masso, si trovano le torrette di sassi lasciate dagli altri escursionisti oppure i segnali verdi e rossi dipinti che indicano la strada da seguire. Naturalmente, come avrete intuito, è sconsigliato per chi non è abituato a camminare, per chi ha problemi alle ginocchia, per anziani e bambini piccoli, quindi valutate bene la fattibilità prima di affrontarlo, se ne avrete l’occasione.

Questo magnifico e indimenticabile trekking ci conduce, dopo circa 2 ore e mezza (considerando le pause per acqua, spuntini, foto e video) e 600m di dislivello, dritti dritti al mare, al turchese e cristallino Mar Libico, da noi incontrato e apprezzato più volte in questi 3 anni. Il piccolo gioiello che risplende davanti ai nostri occhi è la spiaggia di Màrmara. Come quasi tutte le spiagge sud occidentali dell’isola è costituita da ciottoli di piccola e media grandezza. In questa stagione è ancora attrezzata con alcuni lettini ed ombrelloni e la tavernetta situata sul promontorio accanto serve buon cibo greco e bevande a tutti i bagnanti, permettendo loro di godere di una vista sulla baia dalla quale non vorresti mai staccarti! Non facciamo a tempo a toglierci le scarpe e gli abiti impolverati che siamo già immersi nelle profonde e fresche acque e assaporiamo il tanto agognato bagno ristoratore dopo le fatiche della scarpinata. Tra l’altro, sulla destra guardando la spiaggia dal mare, si sviluppa tutta una serie di piccole grotte dentro le quali si può fare del fantastico snorkeling… e anche noi ne approfittiamo naturalmente!

Dopo pranzo, ci sdraiamo sotto l’ombrellone e crolliamo dal sonno per un’ora buona! Alle 17:30 una barca da circa 20 posti ci aspetta per portarci, in mezz’ora scarsa, solcando a ritmo sostenuto il blu del Mar Libico, a Sfakià e quindi alla nostra auto.

Giornata splendida, indimenticabile davvero! Ci auguriamo che le nostre parole, le foto ed i video abbiano reso giustizia all’intensità della bellezza di questo posto e alle emozioni che ha provocato in noi…

A presto!

Jeep Safari a Creta: un’escursione fuori…strada!

Come sapete, a noi piace andare sempre a caccia di nuove esperienze e nuovi percorsi, sia per soddisfare la nostra sete di conoscenza e la nostra curiosità, sia per poter dare a voi viaggiatori ed amici che ci venite a trovare interessanti ed alternativi spunti per la vostra vacanza. Quella che vi raccontiamo oggi è un’escursione fuori dall’ordinario, a bordo di un fuoristrada Mitsubishi Pajero da 7 posti, guidato dal simpatico Nassos che, oltre ad essere un buon autista, si è rivelato anche un’ottima guida (in lingua inglese), conoscitore dell’isola, delle sue tradizioni e della sua natura.

Verso le 9 del mattino è passato a prenderci sotto casa e subito dopo la stessa cosa ha fatto con una ragazza canadese e una coppia di norvegesi che alloggiavano qualche km più ad ovest. Per la prima mezz’ora abbiamo attraversato una strada secondaria molto bella, costellata di aranceti e piante di avocado, immersa nel verde e nella tranquillità. Lungo il tragitto, Nassos ci ha spiegato alcune cose sulla coltivazione locale di questi frutti e sulla loro vendita. Imboccata la gola di Thèriso o di Elefthèrios Venizèlos, ci siamo fermati ed abbiamo proseguito a piedi per circa un quarto d’ora per poter godere della frescura di quella zona, della meravigliosa natura circostante e della compagnia delle scattanti caprette cretesi. Risaliti in macchina, siamo giunti al caratteristico villaggio di Therisso, molto amato dagli abitanti di Chanià, sia per la bellezza e la tranquillità del luogo, sia per quello che storicamente rappresenta. Nassos ci ha raccontato infatti che qui, nel 1905, ebbe luogo la Rivoluzione Cretese che portò Creta, al tempo stato indipendente, ad unificarsi alla Grecia. La rivoluzione fu iniziata da un gruppo appassionato di cretesi, guidati dall’allora giovanissimo e intraprendente Elefthèrios Venizèlos. Costui, successivamente, fu nominato Primo Ministro greco per ben 7 volte consecutive, guadagnandosi, grazie al suo operato e alla sua grande personalità, il rispetto e l’ammirazione di tutto il popolo greco, fino ai giorni nostri. Oggi lo considerano, infatti, il personaggio storico più importante della nazione dopo gli Antichi Greci.

Dopo una breve passeggiata per il centro del villaggio, abbiamo fatto sosta in una delle tipiche taverne presenti in loco per uno spuntino tutto cretese, a base di pomodori freschi, formaggio di pecora locale (gravièra), olive e crostini all’orzo (paximàdia). Il bello però doveva ancora arrivare. La nostra meta principale, infatti, non ve l’abbiamo ancora svelata. Dopo esserci rimessi in strada con la nostra jeep, dopo circa 15 minuti, ci siamo immessi in una stradina sterrata che solo con un mezzo come quello su cui viaggiavamo si poteva attraversare. Per circa 20-30 minuti, lasciandoci alle spalle ogni segno di vita e di insediamento umano, abbiamo “ballato” su questo percorso “off road” davvero straordinario. Di lì a poco ci si è parato davanti un panorama pazzesco, con delle splendide montagne, una vegetazione completamente diversa rispetto a quella di mezz’ora prima, una vista sconfinata sul mare e sui paesi della costa. Tutto questo per giungere dove tutti aspettavamo con ansia di arrivare: al rifugio dei pastori cretesi. Nassos ci ha introdotto alla spiegazione del posto dicendo: “Premetto che non siamo arrivati in Afghanistan o in Pakistan, ci troviamo sempre a Creta, in Europa”. In effetti, la sensazione era proprio quella di essere stati catapultati a casa dei pastori nel bel mezzo di una sperduta regione afghana o qualcosa di simile. In quest’area esistono ancora 3 di questi rifugi, costruiti solamente con le pietre ed i materiali presi dal terreno circostante. Qui, alcune famiglie del luogo, si tramandano da centinaia di anni le tecniche, i segreti e l’amore per la pastorizia, per le loro 700 pecore e per la creazione e la lavorazione dei formaggi tradizionali cretesi: il gravièra, la mizìthra e l’anthòtiro. Arrivati in loco, abbiamo visitato uno di questi minuscoli rifugi, il cui nome tradizionale greco è Mitàto. All’interno di questo, ogni estate, i pastori si trasferiscono per un periodo da va da 1 a 3 mesi, e lavorano, controllano e custodiscono con cura i loro deliziosi formaggi durante il periodo di stagionatura, per poi venderli solo ed esclusivamente a poche e fortunate famiglie di amici e conoscenti. Ogni mattina, verso le 8, attirano lì con del cibo extra il loro folto gregge che per tutto il giorno e la notte precedenti hanno pascolato e vagabondato per le montagne circostanti. Dopo averle fatte mangiare, le spingono verso un percorso obbligato che le porta dritte sotto ad una copertura di legno, al punto in cui il pastore le munge ad una ad una. Nassos ci ha spiegato che per fare ciò, lui usa ancora la tecnica tradizionale. Si piega ad angolo retto in direzione del gregge, la pecora passa sotto le sue gambe, lui la blocca tra le ginocchia e la munge. Per non affaticare troppo la schiena, si sostiene il busto con un copertone sgonfio appeso ad una corda che pende dal soffitto: un rudimentale, ma utilissimo brevetto :-D! Una volta finito, le pecore possono dissetarsi con l’acqua sorgiva che i pastori raccolgono per loro in alcune vasche e riprendere poi il loro pascolo sulle montagne! Queste sono solo alcune delle interessantissime informazioni che la nostra guida ci ha fornito durante la visita. Il luogo, situato nel bel mezzo del nulla, è davvero incredibile e sembra possedere un’anima propria.

Dopo aver scattato qualche bella foto, quasi a malincuore, abbiamo dovuto lasciarlo, ma il pensiero di tornare a Therisso per goderci un fantastico pranzo a base di piatti tipici ci ha sicuramente tirato su il morale. Una volta riempita la pancia, a pochi metri dalla taverna, abbiamo visitato il piccolo museo di Elefthèrios Venizèlos, allestito all’interno dell’edificio che, al tempo della rivoluzione, fu il suo quartier generale. Qui si può vedere la bandiera originale utilizzata dai rivoluzionari nel 1905.

Lasciato Therisso, ci siamo fermati prima ad una sorgente naturale di acqua, all’altezza di Mesklà, e poi al villaggio di Vatòlakkos dove abbiamo potuto visitare un altro piccolo museo, questa volta dedicato all’ “oro cretese”, l’olio d’oliva, situato all’interno di un ex frantoio del XIX secolo. Il tutto, ovviamente, sempre condito dalle ricche spiegazioni di Nassos.

Siamo stati davvero entusiasti di quest’esperienza vissuta al di fuori di qualsiasi rotta turistica. L’agenzia di Nassos propone svariate escursioni simili a questa, tutte caratterizzate da percorsi fuori strada sulle montagne e da luoghi solitari e poco conosciuti in cui si può conoscere la vera ed autentica Creta. Noi di sicuro lo consiglieremo a chi verrà a trovarci e saremo lieti di fornire maggiori informazioni in merito, nonché di mettere in contatto Nassos con chiunque fosse interessato.

Agios Nikolaos e dintorni: un week-end da “pecore nere”

Quest’anno la Pasqua Ortodossa e quella Cattolica coincidono, quindi anche a Creta, come in Italia, in questa settimana si respira aria di festa e di vacanze. Per le strade e nei negozi di Chanià tutti ci salutano dicendo “Καλό Πάσχα” (Buona Pasqua) e l’aria primaverile che si respira ti fa venire una gran voglia di passeggiate e nuove scoperte.

Così lo scorso week-end ci siamo detti: “Perché non andiamo a trovare i nostri amici e concittadini che vivono dall’altra parte dell’isola?”. Sì, avete letto bene: concittadini. Anna, Diego e Moreno sono tre vicentini che da circa un anno hanno scelto, come noi, di progettare il loro futuro nella bella Creta, trasferendosi nella zona di Eloùnda – Agios Nikòlaos, a nord-est dell’isola. Per la precisione, loro vivono in un villaggio tradizionale sui monti, di circa 60 abitanti, chiamato Skiniàs. A circa 3km dalle loro abitazioni, a Pàno Loùma, hanno aperto dallo scorso settembre un adorabile καφενείο greco (bar-caffetteria) in cui, oltre a proporre alcune bevande e stuzzichini tipici del posto, attirano moltissimi greci affamati e diversi turisti curiosi con un menù a base di bruschette e di italianissima pasta (anche fresca fatta in casa da loro!!). Inoltre offrono dell’ottima birra artigianale cretese alla spina (la marca è la Χἀρμα- Hàrma), sia bionda che scura.

Lo scorso sabato, quindi, abbiamo raggiunto, dopo 3 ore di auto, il loro “Μαύρο
Πρόβατο” (Màvro Pròvato)
, che in italiano significa “Pecora Nera” e abbiamo trascorso due giorni in loro compagnia. Possiamo dire che questo è decisamente il posto ideale per chi vuole passare qualche ora nella pace più assoluta: seduti fuori, sorseggiando una birra o un caffè, si può godere di una vista stupenda sulla vallata, che arriva fino al mare. In certi momenti, sembra quasi di vivere in un’altra epoca. L’ambiente è familiare, il cibo e la birra ottimi, i tre ragazzi sono davvero simpatici e ospitali… insomma, se passate da queste parti durante le vostre vacanze, non potete mancare una tappa al Màvro Pròvato!

Noi, però, non siamo andati da quella parte dell’isola solo per star seduti al bancone a mangiare e bere, nonostante l’idea non sarebbe stata malvagia :-D!! Le cose da vedere, anche in quella zona, sono moltissime e noi ne abbiamo scelte alcune di veramente interessanti. Prima di tutto abbiamo visitato il sito archeologico di Latò, a circa 20km da Eloùnda, uno dei pochi a Creta che non risale al Periodo Minoico. Nel VII secolo a. C. la città di Latò fu fondata dai Dori ed in poco tempo divenne una delle città più potenti di tutta Creta. Nel sito si possono vedere principalmente i resti dell’antica agorà, del tempio sacro, delle cisterne e di una gradinata. Come nella maggior parte dei siti archeologici di Creta, anche qui lascia senza fiato la posizione: un promontorio verdeggiante e silenzioso, con una vista spettacolare sulle montagne circostanti e sul mare in lontananza.

Lasciata Latò, ci siamo diretti verso la vicina chiesa di Panagìa Kerà, una meta davvero imperdibile per chi si trova in questa zona. All’interno di essa, infatti, si possono ammirare alcuni tra i più splendidi e ben conservati affreschi bizantini dell’isola, datati XIV secolo: uno spettacolo davvero raro qui!! (CLICCA QUI per saperne di più su Creta bizantina)

Una volta fatto il pieno di storia e di opere d’arte,  ci è venuta fame ed è così che abbiamo raggiunto la famosa cittadina di Agios Nikòlaos. Fino a 50 anni fa era solamente un piccolissimo porticciolo di pescatori, mentre ora è una meta turistica piuttosto richiesta che attira ogni anno decine di migliaia di turisti. Il centro è sviluppato attorno ad un piccolo lago collegato al mare e si amplia in un dedalo di viuzze costellate di negozi di souvenir e di artigianato locale, bar e taverne greche. Noi per pranzo abbiamo scelto, su consiglio dei nostri amici, il Karnàgio, una coloratissima taverna sul lago, molto frequentata dalla gente del posto, che ci ha fatto assaporare profumi e sapori locali che non deludono mai.

Il giorno dopo volevamo andare a visitare la bellissima isola di Spinalònga, che si trova di fronte al lungomare di Eloùnda. Nel 1579 i Veneziani fecero di quest’isola una straordinaria fortezza, di cui ancor oggi si possono ammirare i resti. Nei primi del ‘900, per circa 50 anni, divenne un lebbrosario e alcune delle storie che girano attorno a quegli anni bui, hanno ispirato un libro divenuto famoso, intitolato “L’isola”. Purtroppo il cielo era nuvoloso quel giorno e tirava un forte vento, quindi abbiamo rinunciato alla visita di Spinalònga e abbiamo optato per un giretto alternativo, nell’adiacente penisola di Kolokìtha. Dopo aver parcheggiato la macchina abbiamo camminato per un’oretta in queste bellissime lande solitarie, piene di fiori, piccole chiese e baiette nascoste. Il promontorio di Kolokìtha è collegato artificialmente a Eloùnda da una stradina costeggiata da saline e caratterizzata da vecchi mulini a vento diroccati e in disuso, come se ne trovano a decine in quest’area di Creta. Una volta lasciata la penisola, abbiamo passeggiato per le strade e il porto di Elounda, per poi tornare al Màvro Pròvato, per l’ultima birra in compagnia e per i saluti e i ringraziamenti ad Anna, Diego e Moreno.

E’ ora di salutare anche voi, cari followers di Microcosmo Creta, almeno per ora! Vi lasciamo con lo slogan del Màvro Pròvato: “You must be different to make the difference!”.

Buona Pasqua di cuore a tutti! Καλό Πάσχα! Happy Easter!

Spiagge di Klisidi e Skinaria: giornata di relax e snorkeling

Come da consuetudine, anche quest’anno i nostri amici storici Laura e Carlo sono venuti a trovarci e, come sempre, quando arrivano loro ci muoviamo alla ricerca di angoletti nascosti, tutti da scoprire, in giro per l’isola. Questa volta abbiamo scelto di visitare 2 spiagge a sud di Rèthymno, che distano circa un’ora e mezza di auto da casa nostra: Klisìdi (o Kleisìdi) e Skinària (o Schinària).

Ammoudi Beach

Klisidi Beach

Prima di partire ci siamo informati su cosa saremmo andati a vedere. La prima, Klisidi, fa parte di un gruppo di meravigliose spiaggette chiamate Ammoùdi Beaches, situate non lontane dalla più famosa e frequentata spiaggia di Plakiàs. Di questo gruppo fanno parte la spiaggia di Ammoùdi (appartata e molto carina), quella di Ammoudàki (bellissima, frequentata prevalentemente da naturisti), Damnòni (ampia, attrezzata e con diverse taverne sul mare) e, appunto, la nostra Klisìdi. Abbiamo scelto quest’ultima  come prima meta della giornata per le sue dimensioni molto ridotte, per una certa difficoltà nel raggiungerla e, naturalmente, per la bellezza incontaminata del suo paesaggio, inviolato dalla mano dell’uomo.

Riguardo invece a Skinaria (spiaggia che si trova a 10 minuti di auto da Ammoudi), la nostra scelta è ricaduta lì per quello che avevamo letto a proposito dello snorkeling, che dicevano essere uno dei migliori che si possa fare a Creta (CLICCA QUI per avere il tuo set da snorkeling).

Arrivati quindi al parcheggio di Ammoudi, decidiamo di raggiungere Klisidi camminando su un sentiero sterrato che collega tutte le 4 baie che abbiamo elencato prima. Arriviamo in nemmeno 5 minuti, per goderci dall’alto lo spettacolo di questa minuscola insenatura che, nell’immaginario, potrebbe benissimo essere la spiaggia privata degli Dei!! Primitiva, immacolata, intima, protetta, luminosa, conquistatrice: solo alcuni degli aggettivi adatti a descriverne la natura. Il percorso a piedi per scendere alla spiaggia è breve, ma non adatto, secondo noi, ad anziani e bambini piccoli, in quanto costituito da rocce appuntite e salti più o meno alti. Giusto il tempo di appoggiare a terra i nostri teli mare e siamo già in acqua, con maschera e boccaglio, a goderci un fondale pazzesco, con enormi rocce sporgenti, caverne, passaggi segreti e qualche pesce curioso!

Dopo un paio d’ore di puro relax e bellissime nuotate in questo angolo sperduto di mondo, decidiamo di spostarci vero Skinaria. In pochi minuti di macchina arriviamo e anche qui il paesaggio non è niente male! Ci troviamo nel bel mezzo del nulla: a parte un paio di tavernette che forniscono anche ombrelloni e sdraio, attorno a noi ci sono solo un mare cristallino, sabbia grossolana, monti ed alberi! Ci fermiamo a pranzo nella taverna “Garden”, situata a pochi metri dalla spiaggia, con un bel giardino. Il proprietario ci porta direttamente in cucina e ci mostra cosa c’è di pronto: quando ti trovi i piatti davanti invece che su un menu la scelta è ancora più ardua!! Alla fine decidiamo per un’insalata greca, polpette al sugo, una melanzana ripiena, fiori di zucca ripieni di riso ed erbette e dei dakos: tutto incredibilmente buonooo!!!

Skinaria

All’ombra del gazebo di questa taverna, con i piedi nudi sull’erba si sta decisamente bene e ci mettiamo un po’ prima di deciderci ad alzarci. Una volta scelti gli ombrelloni,
ci armiamo nuovamente di maschera e ci tuffiamo nelle splendide e lisce acque del Mar Libico, per vedere se quello che dicono della fauna marina di questo posto sia vero. Il fondale parte sabbioso, ma pochi metri dopo cambia e comincia una distesa sconnessa di grandi pietre e scogli sommersi, ambiente ideale per scovare qualche abitante del mare. Dopo un paio di bracciate ci troviamo immersi tra decine e decine di pesci, attirati da alcuni pezzi di pane lasciati cadere nell’acqua da due turiste che ci nuotano a fianco. Che dire: troppo
bello! Non avevamo mai visto una tale quantità e varietà di pesci qui a Creta: piccoli e grandi, affusolati e tondi, striati e colorati! Ovviamente si tratta di pesci del Mediterraneo, quindi non parliamo dei colori incredibili e delle forme assurde dei pesci tropicali, ma nel loro piccolo a noi sono piaciuti tantissimo ed abbiamo davvero apprezzato questo dinamico e variegato scorcio di vita cretese subacquea!

Anche questa giornata è andata e anche questa volta Laura e Carlo sono ripartiti per l’Italia lasciandoci un’altra bella scorta di ricordi impagabili che andranno ad alimentare la grande storia della nostra amicizia💕 .

Spiaggia di Koutalas: una giornata nell’Apokoronas

L’ Apokoronas è una zona di Creta che si estende nella parte nord-est della Prefettura di Chanià. Alimentato dalle acque sorgive che arrivano direttamente dai Monti Bianchi alle sue spalle, questo territorio è caratterizzato da verdi colline e da ampi tratti di terreno fertile. L’ Apokoronas è inoltre conosciuto per i suoi caratteristici e minuscoli villaggi interni e per alcune spiagge tranquille e adatte alle famiglie, come quelle di Kalyves e di Almyrida. 

Decisi a scovare in quest’area qualche luogo sconosciuto ai più, o comunque lontano dalle classiche mete che attraggono i turisti nella zona, una mattina siamo partiti diretti alla piccola spiaggia di Koutalas o Koutalis (circa 40 minuti di auto da Chania). Strano ma vero, non abbiamo dovuto fare nessuna scarpinata di ore per arrivarci e nemmeno abbiamo dovuto percorrere in auto strade dissestate o a picco sul mare, tutte cose tipiche delle nostre gite cretesi ;-)! La spiaggetta, infatti, è raggiungibile direttamente in macchina tramite una strada asfaltata. Il colpo d’occhio dall’alto è davvero molto bello: una lingua d’acqua azzurra e limpidissima che scivola tra due pareti rocciose e lascia intravedere il variegato fondale sassoso. Dopo aver appoggiato i nostri zainetti in un angolo, ci siamo subito tuffati in quelle acque così ammalianti, muniti di maschera e boccaglio. Il fondale ricco di sassi, infatti, invitava molto allo snorkeling, tant’è che le poche persone presenti sulla spiaggia avevano tutte la maschera oppure l’attrezzatura da sub. Le aspettative non hanno deluso: pesci di ogni misura, granchi maculati e perfino un fossile di una conchiglia gigante ci hanno tenuto dentro l’acqua per una buona mezz’ora!

Contenti di questa nuova scoperta e dopo esserci un po’ crogiolati al sole, siamo risaliti in macchina con l’intento di girare nell’entroterra dell’Apokoronas alla ricerca di una bella tavernetta dove poter pranzare. Il nostro girovagare si è concluso non lontano da lì, al villaggio di Kokkino Chorio. La Taverna da Yannis ha subito attirato la nostra attenzione, per la sua atmosfera rilassata, per l’ampia visuale sul mare e per la sua posizione tranquilla tra gli alberi della piazzetta della chiesa. Lì abbiamo consumato il nostro pranzo a base di insalata greca, fagioli in pentola e fagottini ripieni di spinaci ed erbette di stagione, per poi tornare verso casa, ancora una volta appagati dall’esperienza.

Altra giornata finita in bellezza e altro pezzetto di terra e di tradizioni cretesi impresso nel nostro cuore 💕!

Vespa Raduno a Chanià: una faccia, una razza

Lo scorso week-end abbiamo partecipato qui a Chanià ad un’iniziativa a noi molto nota: il Vespa Raduno. Chi ci segue da un po’, sa che noi abbiamo portato dall’Italia il nostro vespino, fedele compagno di viaggio da molti anni. Quando eravamo ancora a Vicenza, ogni anno partecipavamo ai Vespa raduni che venivano organizzati in zona, occasioni davvero piacevoli per stare in compagnia di bella gente, ascoltare buona musica, fare un brindisi e, naturalmente, girare in lungo e in largo per i Colli Berici!

Ecco che, a distanza di qualche anno, ci viene offerta l’opportunità di ripetere quest’esperienza in un’altra terra, in un’altra nazione, parlando un’altra lingua, ma di sicuro con la stessa passione e la stessa voglia di stare insieme e divertirsi (CLICCA QUI per un bel libro sui 70 anni della Vespa).

12716129_1112347525476642_2411386871334331997_oAbbiamo letto di questo Vespa raduno sulla pagina Facebook del Vespa Club Chanià e abbiamo pensato: “Quale occasione migliore per farci nuovi amici e per sfoggiare la nostra Vespa tutta italiana??”.

Ci siamo presentati il primo giorno, il venerdì, e subito abbiamo attirato l’attenzione dei più: cosa ci fa una Vespa targata Vicenza in quel di Chanià? In pochi minuti abbiamo conosciuto gente da tutte le parti della Grecia: Creta, Atene, Salonicco, Isola di Chio, Larissa! C’era addirittura un personaggio simpaticissimo che veniva direttamente da Belgrado! Tutti si scambiavano adesivi dei vari Vespa Club di appartenenza, ma anche esperienze di viaggio e aneddoti divertenti.

Quel giorno abbiamo fatto un bel giro nella penisola dell’Akrotiri (per saperne di più sull’Akrotiri, vedasi articoli “Stavros e Kalathas: le spiagge dell’Akrotiri”“Un sabato da Χανιώτες”,“I monasteri dell’Akrotiri”), visitando il Monastero di Agia Triada e le tombe dei Venizelos. Una volta tornati a Chanià, abbiamo pranzato tutti insieme in una taverna in Piazza del Dikastirio.

Il sabato ci siamo ripresentati al mattino alle porte dell’Agorà (il mercato al coperto di Chanià), luogo di ritrovo per la partenza e per le iscrizioni. Il giro prevedeva un tour per il centro della città con sosta finale al Porto Vecchio. E’ stato particolarmente emozionante entrare nella zona del porto con la Vespa, poiché normalmente lì è vietato l’accesso ai veicoli a motore. Il colpo d’occhio di questa lunga fila di Vespe multicolore sullo sfondo del Faro Egiziano era davvero forte!

Dopo aver pranzato in una taverna del centro con un gruppetto di nuovi amici da Atene e Salonicco, ci siamo diretti verso casa, per fare una pausa in attesa della serata organizzata dal club. Questa volta si è scelto il pullman per raggiungere la taverna di Therisso, essendo la strada un po’ tortuosa e buia, nonché sapendo i litri di vino e rakì che sarebbero scorsi a fiumi! La cena che è stata servita era tipicamente cretese: kalitzounia ripieni di mizithra (fagottini di pasta fillo ripieni di un formaggio pecorino cretese), insalata greca, carne di capra e agnello, riso pilafi con limone. Il tutto condito da vino locale, musica greca e tanto buon umore!

La domenica, nonostante il sonno incredibile dovuto al rientro tardo della sera prima, ci siamo trovati tutti al solito punto d’incontro per partire alla volta di Kalyves e Vamos, a circa 20 km a est di Chanià. Dopo un bel giro rilassante, baciati da un sole decisamente primaverile, ci siamo goduti un pranzo all’aperto, organizzato dal Vespa Club e preparato dalla gente del posto, a base di zuppa di fagioli, spiedini e insalata di cavolo cappuccio. Così è scorsa quest’ultima giornata, tra chiacchiere, brindisi, musica dal vivo e balli tradizionali.

E’ vero, noi qui ci troviamo immersi in un’altra cultura e in un’altra tradizione, siamo costretti a parlare un’altra lingua, ci troviamo ad una diversa latitudine, ma qui a Creta non ci siamo mai sentiti dei “diversi” perché i cretesi stessi non ci considerano tali. Tutti i greci conoscono fin da bambini una frase che noi in Italia non usiamo, ma che, secondo noi è azzeccatissima. Dicono:”Italia Grecia, una faccia una razza” e la cosa incredibile è che la dicono in italiano, non in greco! Sarebbe davvero interessante capire da dove deriva questo detto che, nonostante qui venga usato nella nostra lingua, in Italia non è minimamente conosciuto! In ogni caso, dopo quest’esperienza alternativa di Vespa Raduno, non possiamo che confermare appieno il fatto che siamo una sola faccia e una sola razza!

Rethymno e Lappa: le vestigia di grandi civiltà del passato

Questo novembre da sogno in terra cretese ci fa venir voglia di uscire spesso e di girovagare per l’isola, percorrendo anche strade che in passato avevamo già esplorato in parte. Le due mete di cui vi parliamo oggi, infatti, non sono nuove per noi, ma abbiamo deciso di visitarle in un’unica giornata e in maniera più approfondita per potervele “regalare” tramite le nostre parole e foto.

Da casa nostra in auto ci si impiega un’oretta per arrivare alla città di Rèthymno, che si trova sempre sulla costa nord, a est di Chanià. Rethymno è la terza città cretese in ordine di importanza e grandezza, dopo Iràklio e Chanià. Personalmente riteniamo che come bellezza, architettura e particolarità sia seconda solo a Chanià. La giornata che abbiamo scelto per visitarla era davvero splendida e incredibilmente calda per essere novembre inoltrato. Una volta arrivati abbiamo fatto quello che è inevitabile fare in una città come questa: perdersi nei suoi intricati e caratteristici viottoli che non possono non ricordarci le calli veneziane. D’altronde anche a Rèthymno, come a Chanià, Venezia è davvero ovunque: la si trova nel piccolo porticciolo, nelle facciate dei vecchi edifici e delle case, nelle decorazioni di balconi, architravi e portoni. Per non parlare poi del simbolo dell’odierna città che è davvero un piccolo gioiello veneziano: la seicentesca Fontana Rimondi, che prese il nome da colui che la fece costruire, il rettore Alvise Rimondi. Volendo davvero conoscere a fondo la città e i suoi più piccoli segreti, si potrebbe davvero perdere delle ore alla scoperta dei particolari antichi che rendono unici molti edifici del centro. Se invece preferite le grandi costruzioni, basta salire sul promontorio ad ovest del porto, dove si erge l’imponente e ben conservata Fortezza Veneziana, dalla quale si può godere una fantastica vista sulla città e sul mare.

Abbiamo trascorso qualche ora a Rethymno, a passeggiare tra le viuzze nascoste, a
percorrere su e giù il bel lungomare pieno di bar e localini e scattare foto a queste antiche vestigia baciate dal sole. Verso l’ora di pranzo, abbiamo deciso di lasciare la piccola Venezia cretese e di avventurarci nelle colline dell’entroterra, alla ricerca di un posto dove mangiare qualcosa.

Arrivati al piccolo villaggio di Episkopì, ha attirato la nostra attenzione un’insegna sulla strada, posizionata davanti ad una piccola taverna accoccolata tra le fronde di un gigantesco ibisco in fiore. L’insegna diceva: “Ο κήπος της Αρκούδαινας Ταβέρνα”, ossia “Taverna Il giardino di Arkoudaina” (The Garden of Arkoudaina).

Abbiamo parcheggiato e siamo entrati. Il proprietario ci ha fatti accomodare nel giardino sul retro, un posto davvero incantevole. La stagione turistica ormai è finita e i greci non pranzano certo all’una e mezza, così quel giorno eravamo solo noi seduti su uno di quei tavolini multicolore a gustarci i piatti unici e genuini di questa particolare taverna. Abbiamo ordinato dei kalitsounia (fagottini di pasta fillo ripieni di erbe cotte locali), un piatto di fava (purè di legumi chiamati appunto “fava”, deliziosi e tipici di Creta) servito in maniera originale con un mix di erbe tritate sopra e infine, ma non ultima, un’insalata davvero insolita che ha reso famoso questo posto, composta da niente meno che 49 ingredienti!! Impossibile individuarli tutti, noi ci abbiamo provato, ma siamo arrivati a circa la metà!! Potrebbe sembrar strano che un’insalata stimoli diversi sensi, ma vi assicuriamo che quella ci ha stuzzicato parecchio sia la vista, che il gusto che l’olfatto!

Lasciata la taverna, ci siamo diretti verso la seconda meta da noi scelta: Lappa se la chiamiamo con il suo nome antico, Argyroùpoli se preferiamo la denominazione odierna. Questa minuscola cittadina, spersa tra le montagne dell’entroterra cretese, è un piccolo forziere di tesori archeologici del periodo Romano e Serenissimo. Siamo partiti a visitarla da un punto esterno al centro della città, ossia dalla località di Lamianà, dove si trova un’importante parte di resti della Necropoli Romana e del Santuario delle 5 Vergini. Per arrivarci bisogna seguire le indicazioni stradali per Kato Poros, parcheggiare l’auto ed inoltrarsi a piedi in un bellissimo sentiero lastricato. Mano a mano che si avanza, si iniziano a vedere le prime prove della presenza dei nostri antenati. Sulla parete rocciosa che costeggia uno dei due lati del sentiero si succedono, una dopo l’altra, le tombe scavate abilmente nella pietra. Sono di diverse misure e fattezze, ma tutte così incredibilmente definite da far venire un brivido per quanto si capisce nitidamente quale fosse stato il loro scopo in passato.

Proseguendo lungo il percorso, siamo arrivati ad una piccola e bianca chiesetta dedicata al sacrificio delle cosiddette 5 Vergini, avvenuto per mano dell’armata dell’imperatore Decio (249-251 d.C.), convinto e feroce persecutore dei Cristiani. Inoltrandoci ancora un po’ nella natura di questo luogo così intimo ed ameno, arriviamo ad una fontana con acqua sorgiva, circondata da altri resti di tombe Romane, il tutto sovrastato da uno spettacolare e mastodontico platano che vanta, udite udite, ben 2.000 anni di vita!

Dopo esserci goduti l’atmosfera bucolica di questo luogo magico, ci siamo diretti verso il centro della cittadella veneziana di Lappa. Un grande arco ti accoglie all’entrata del paese ed un percorso ben tracciato ti guida tra le vie e le ricchezze archeologiche di questo villaggio, che in epoca Romana si stima avesse intorno ai 10.000 abitanti, oltre ad un porto e un’imponente forza navale. In realtà, l’area archeologica è molto più vasta di quella che vediamo nella città stessa, in quanto si estende anche nei paesi vicini. Noi quel giorno ci siamo limitati a girare per il centro di Lappa, dove si può fare una piacevole passeggiata e incontrare pezzi di storia davvero interessanti. Bellissima la porta veneziana che un tempo introduceva all’interno della fortezza del signore feudale della Serenissima Repubblica Veneta, Francesco Da Molin, e sulla cui pietra si legge scolpito: “OMNIA MUNDI FUMUS ET UMBRA” (“Tutto al mondo è fumo ed ombra”). Impressionante poi come si sia conservato il grande mosaico, appartenente ad un antico bagno romano, che si trova oggi coperto da una tettoia accanto alla chiesa bizantina della Panagìa: si tratta di un capolavoro composto da 7000 tessere, raffiguranti disegni geometrici e piccoli pesci.

Per concludere la giornata ci siamo spinti in auto fino alla parte bassa del paese, per ammirare le famose cascate naturali di
Argiroùpoli che adornano le pareti rocciose e le caratteristiche taverne sottostanti le quali, durante la stagione turistica, offrono pesce d’acqua dolce ed altri piatti locali.

Anche per oggi la nostra gita fuori porta si è conclusa, ci auguriamo vi sia piaciuta… a presto!!

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Polyrrinia e Afrata: meraviglie celate a due passi da casa

Siamo alle porte di settembre, il meteo è ancora abbondantemente dalla nostra parte e il desiderio di scoprire nuovi angoli di Creta non si assopisce mai! Da adesso inizia uno tra i periodi più belli per visitare quest’isola, quindi per chi volesse prenotare un “Grecia Last Minute”, questo è proprio il momento ideale! Approfittando, quindi, di una
giornata assolatissima e ventilata e della nostra inseparabile compagna di viaggio, la Vespa, siamo partiti alla volta di Polyrrìnia (o Polirinia o Polyrrhenia) e dei suoi solitari resti archeologici. Il sito si trova a circa 40km a ovest da casa nostra e a 7km a sud della cittadina di Kìssamos (o Kastèli). Polyrrinia fu un’importantissima città-stato, fondata dai Dori nel VI secolo a.C., per secoli in guerra con l’attuale città di Chanià (all’epoca Kydonìa). Per tutto il Periodo Romano, di cui oggi vediamo la maggior parte dei resti, ebbe un ruolo centrale nella Creta dell’ovest. Venne in seguito occupata dai Veneziani, che la utilizzarono come roccaforte per tutta la durata del loro dominio nell’isola.

Una volta raggiunto il villaggio di Polyrrinia, abbiamo parcheggiato la macchina e da lì abbiamo intrapreso un percorso a piedi veramente bellissimo, durato in tutto circa un’ora. I primi resti che si incontrano, si trovano nel centro del caratteristico paesino e sono di un acquedotto romano e di un edificio veneziano con dei grandi archi. Da lì abbiamo proseguito tra i viottoli seguendo le frecce dipinte a mano sui muri delle case e camminato lungo un sentiero in salita costellato di piante di finocchietto selvatico, fino ad arrivare in alto alla Chiesa dei 99 Santi Padri, chiusa al pubblico. Questo è un luogo davvero incantevole! La chiesa si erge al centro di una piccola pianura, ricca di antichi resti di templi e di case, da cui si gode la prima magnifica vista sul mare e sulle montagne. Dopo varie foto e alcuni piacevoli incontri con farfalle multicolore, caproni annoiati e asinelli, abbiamo continuato il nostro cammino verso il pezzo forte del sito di Polyrrinia, l’Acropoli. Il sentiero che parte da lì inizia abbastanza blando, costeggiando le pareti dell’aspra collina e passando accanto ai primi resti di mura fortificate, per poi farsi più ripido mano a mano che si sale in altezza. A metà strada circa abbiamo incontrato una chiesetta bianca e color mattone e delle autentiche cisterne romane. All’epoca, lo scopo di queste ultime era, naturalmente, quello di raccogliere l’acqua che veniva utilizzata nell’Acropoli, poichè dall’acquedotto del paese non sarebbe stato possibile farla arrivare fino a lassù. Proseguendo ancora per il ripido percorso, siamo finalmente arrivati in cima, a circa 400 metri di altitudine, su quella che fu la roccaforte di tanti popoli e guerrieri! Da lì si possono vedere i molteplici resti delle fortificazioni antiche, soprattutto quelli che si snodano sulla parete settentrionale del colle. Ma la nota più intensa viene data dalla vista di cui si gode: una delle più belle di tutta Creta!! A nord il mare sconfinato e a sud le maestose montagne dell’entroterra… da pelle d’oca!!

Siamo rimasti un bel po’ seduti a rimirare quel panorama senza tempo, domandandoci quanta fatica devono aver fatto gli uomini di allora a trasportare fin lassù pietra dopo pietra, a realizzare queste mura chilometriche, inerpicandosi tra i massi e le sterpaglie, con i mezzi nulli dell’epoca. Ogni volta che ci avventuriamo in questi luoghi, non possiamo evitare di restare molto più che affascinati e allibiti davanti alle capacità e alle risorse incredibili delle civiltà antiche.

Soddisfatti, dunque, siamo pian piano scesi dal colle e siamo tornati in paese, proseguendo sul sentiero che passa oltre la chiesa dei 99 Santi e che attraversa altre rovine di cisterne, case scavate sulla roccia e templi.

A quel punto abbiamo lasciato Polyrrinia e ci siamo avviati verso un’altra meta, la spiaggia di Afrata, questa volta però con l’obiettivo “relax”. La strada da percorrere è quella verso la penisola di Rodopou che si trova sulla costa nord-ovest, tra Chania e Kissamos. Prima di crogiolarci al sole però, tappa d’obbligo: pranzo in taverna! Abbiamo scelto un posticino nel paese di Afrata, dal nome non nuovo per noi, poiché era lo stesso della taverna di Frangokastelo: “Kalì Kardià” (in italiano “Buon Cuore”). L’ambiente era davvero accogliente: fiori coloratissimi, zucche dipinte appese al soffitto, staccionata ed infissi di un intenso “blu Grecia” e Kostas, l’anziano proprietario, creatura di una gentilezza e un’ospitalità rare! Il cibo poi… ovviamente formidabile!! D’altronde, da tanta cura e passione non possono in alcun modo uscire piatti mediocri!

Dopo due chiacchiere con l’adorabile vecchietto, a cavallo del nostro vespino ci siamo diretti subito al mare, per ritrovarci immersi in un’altra bellezza, ancora diversa da tutte le altre viste finora, come capita spesso qui a Creta. Niente sabbia, ma ciottoli sulla spiaggia, che diventano più grandi una volta che ti immergi nelle limpide e fresche acque. Larga non più di 30 metri, Afrata è accoccolata tra le irte pareti rocciose tipiche della penisola di Rodopou, offrendo ai fortunati bagnanti un piccolo angolo di pace e di serenità.

Anche noi, quindi, ci siamo fatti viziare per qualche ora da quest’atmosfera rilassante e, dopo vari bagni, ci siamo riavviati verso casa, portandoci via un altro bel tassello del nostro prezioso puzzle cretese…