Le 5 cose da sapere sulla cucina cretese

Oggi non vi parleremo di escursioni o di giri avventurosi, bensì vogliamo allettare il vostro palato parlandovi un po’ di una delle cose che i turisti apprezzano di più qui a Creta: la cucina. Chi non ci conosce di persona, deve sapere che siamo entrambi delle buone, anzi buonissime forchette. Ci piace tanto sperimentare cibi diversi e adoriamo uscire a cena o a pranzo. Il Fato ha voluto che ci trasferissimo in un paese come la Grecia, in cui il rapporto qualità-prezzo del cibo che si consuma nelle taverne tradizionali è a dir poco ottimo.

Abbiamo quindi selezionato per voi le 5 cose più significative, curiose ed interessanti da sapere sulla tradizione culinaria cretese!

1) LA QUALITA’ E LA VARIETA’ DELLE MATERIE PRIME LOCALI

Abbiamo la fortuna di vivere in un’isola in cui le materie prime locali sono moltissime e di qualità eccelsa. La frutta e la verdura che crescono sull’isola sono eccezionali, succose e dal gusto molto intenso. Degni di merito sopra ogni altra cosa, a nostro parere, sono soprattutto i pomodori, gli avocado, i cetrioli, le arance, i limoni e le piccole banane. I formaggi sono tutti caprini e pecorini, ce ne sono decine di tipologie e sono tutti fantastici. La carne è di maiale e pollo, ma in prevalenza di agnello e capretto: qui questi animali pascolano liberi sulle montagne e si cibano di ciò che la natura offre loro. Il pesce viene dalle acque cristalline del Mar di Creta e del Mar Libico. Per la maggior parte, la scelta in tal senso include polpo, calamari, sardine, ricci, orate, sgombro e seppie.

2) L’ OLIO D’ OLIVA: IL RE DELLA TAVOLA

Considerando che il territorio cretese è ricoperto per un quarto della sua superficie dagli ulivi, è facile immaginare perché l’olio d’oliva regni sovrano sulle tavole di Creta. La qualità delle olive e dell’olio locali è altissima e questo fa sì che ogni piatto condito con questo prezioso prodotto sia una festa per il palato. I cretesi lo usano a crudo su insalate e verdure al vapore, oppure per cucinare i cibi in casseruola o al forno e, incredibile ma vero, anche per friggere!! Per noi, comunque, il top è versarne un filo sul pane abbrustolito, con aggiunta di sale marino e di origano… non c’è nulla di più buono!!!

3) LA TRADIZIONE DI CONDIVIDERE IL CIBO

In Italia siamo abituati che a tavola ognuno ha il suo piatto e che si mangi in ordine l’antipasto, il primo ed il secondo. Qui funziona in maniera completamente diversa. Quando si mangia in taverna si ordinano diversi piatti, che possono essere di carne, pesce, verdura e formaggio. Questi vengono serviti più o meno tutti nello stesso momento e posizionati al centro del tavolo. Ad ogni commensale viene dato un piatto vuoto che riempirà attingendo a suo piacimento dalle varie portate. A noi questa tradizione piace da impazzire perché, oltre a dare la possibilità di poter assaggiare diversi piatti e di variare continuamente il gusto, permette di apprezzare la bellezza della condivisione e della convivialità.

4) CARNE vs PESCE: CHI LA VINCE?

La risposta è, senza dubbio, la carne. E’ vero, è strano credere che in un’isola in mezzo al Mediterraneo si mangi più carne che pesce. Vi domanderete: “Perché??”. La risposta è molto semplice: Creta è ed è sempre stata terra di pastori, non di pescatori. Per farla ancora più semplice qualcuno del posto una volta ci ha detto: “Perché fare tanta fatica ad andare a pesca, quando per mangiare ti basta avere una capra in casa?”. Se ci pensate, il ragionamento non fa un piega ;-)!!

5) LA FELICITA’ E’: “MEZEDES” E BIRRA

La tradizione delle “Mezèdes” cretesi è sicuramente una delle nostre preferite. Il modo migliore per far capire cosa siano le mezèdes è paragonarle alle “tapas” spagnole oppure ai “cicheti” veneziani. In pratica sono piattini di delizie locali che possono andare dal semplice mix di crostini e olive a qualcosa di più sostanzioso come polpettine di carne, feta e pomodori, salsicce in rosso, ecc. Quando si va al bar e si ordina una birra, ad esempio, molti gestori portano assieme anche un piattino di mezèdes. Possono dunque essere considerate degli assaggi da accompagnare all’aperitivo, ma possono anche diventare una vera e propria cena se si decide di ordinarne svariate… questo a noi succede spesso, ahahah!!

Vi è piaciuto il nostro viaggio tra le tradizioni culinarie cretesi? Non ci resta che concluderlo come si termina di solito una cena cretese degna di questo nome, con rakì e dolce offerti dalla casa…στἠν υγειἀ μας!!!

Diktynna e Menies: il legame tra mare, miti e antiche civiltà cretesi

Il racconto che state per leggere mette insieme alcuni tra i nostri “ingredienti” preferiti: spiagge solitarie, resti archeologici e mitologia. Il nostro amico Nikos ci ha lasciato per un intero pomeriggio una delle sue barche a motore e, come dei veri esploratori del passato, ci siamo avventurati nel blu del Mar di Creta.

La nostra intenzione era quella di raggiungere baiette nascoste, raggiungibili solo via mare. Imbracciato quindi il timone del nostro super mezzo siamo partiti alla volta della Penisola di Rodopou, quasi del tutto selvaggia e incontaminata poiché molto aspra e difficilmente percorribile con mezzi a motore. Da un certo punto in poi, infatti, se non si guida un fuoristrada è davvero sconsigliabile proseguire per i 20 km di strada sterrata e dissestata che uniscono l’ultimo centro abitato della zona con la punta del promontorio. Ed è per questo motivo che, fino ad ora, non ci eravamo mai avventurati fin là, nonostante la curiosità fosse tanta. L’occasione di avere un barchino tutto per noi è stata troppo ghiotta per non provare ad esplorare quella zona. Dal porticciolo di Kalamaki, la località dove viviamo, alla costa della penisola ci è voluta un’ora abbondante di traversata, andando a velocità abbastanza moderata. In questo lasso tempo, ogni piccola cosa bastava ad emozionarci: il fatto di essere soli, in mezzo al mare, con una barca tutta per noi, il vento, il blu intenso del mare e la sua trasparenza che ci permetteva di vedere il fondale anche a metri di profondità! Abbiamo avuto anche la fortuna di vedere alcuni pesci volanti sfrecciare al nostro fianco, bellissimi, di un azzurro cangiante, capaci di compiere dei veri e propri voli di decine di metri!! Arrivati in prossimità di Rodopou, abbiamo visto in lontananza, sulla sinistra, la spiaggia di Afrata (per maggiori informazioni rileggere l’articolo: “Polyrrinia e Afrata: meraviglie celate a due passi da casa”). Abbiamo virato verso destra e navigato sotto costa, alla ricerca di qualche baia interessante. Ne abbiamo scovate un paio, piccoline, sassose, isolate dal mondo: ci  siamo avvicinati, abbiamo scattato delle foto e ci siamo fatti un po’ cullare dalle onde. In realtà, sapendo esattamente dove volevamo attraccare, abbiamo proseguito ancora, fino ad arrivare alla punta nord-est della penisola. Lì, celata dietro ad un promontorio, ha fatto capolino la splendida spiaggia di Menies. Larga non più di qualche decina di metri, la baia è accoccolata tra pareti rocciose e arbusti ed è composta da piccoli ciottoli che si immergono in un’acqua simile ad uno specchio… un sogno ad occhi aperti! Altre barche erano ormeggiate a pochi metri dalla riva e, seguendo il loro esempio, abbiamo buttato l’ancora. In men che non si dica eravamo in acqua con maschera e boccaglio, per goderci uno dei più bei bagni della stagione!

Giunti a nuoto fino a riva, con la macchina fotografica tra i denti, abbiamo raggiunto a piedi la cima del promontorio ad est della spiaggia. Qui, ai tempi dell’Imperatore Adriano sorgeva il maestoso Tempio di Diktynna, di cui purtroppo non è rimasto quasi nulla se non qualche gradino, alcuni resti di colonne, capitelli e grandi cisterne. La dea cretese Diktynna era la protettrice degli arcieri. In realtà, sembra che il suo vero nome fosse Britomartis e che fosse una delle ninfe cacciatrici compagne della dea Artemide. Secondo alcune fonti, pare che proprio quest’ultima le avesse attribuito il nome Diktynna per via di quello che le successe. Perseguitata dal re Minosse che la desiderava intensamente senza essere ricambiato, un giorno, non avendo alternativa di fuga e presa dalla disperazione, la ninfa si gettò in mare. La sua vita fu salvata dalle reti di alcuni pescatori. Da qui il nome Diktynna, ossia “Signora delle Reti”. Questa spiegazione non convince tutti, tant’è che altre fonti dicono che il suo nome venga da un monte cretese (il Monte Dicte); altre dicono che lei fosse la dea delle reti da caccia e non di quelle da pesca. Come sempre, in queste occasioni, ci sono mille interpretazioni della storia e forse è proprio questo il bello dei miti e delle leggende 😉 .

Dopo aver passeggiato tra i resti del tempio, i cespugli e le capre, ci siamo fatti altri due tre tuffi dal nostro barchino per poi, pian piano, avviarci verso casa.

Che cosa ne dite, vi piacerebbe vivere la nostra stessa esperienza? Sì? Beh, sappiate che se venite qui in vacanza lo potrete fare senza problemi! Vi mettiamo noi in contatto con Nikos, così potrete noleggiare una delle sue barche!

A presto viaggiatori!

Spiaggia di Koutalas: una giornata nell’Apokoronas

L’ Apokoronas è una zona di Creta che si estende nella parte nord-est della Prefettura di Chanià. Alimentato dalle acque sorgive che arrivano direttamente dai Monti Bianchi alle sue spalle, questo territorio è caratterizzato da verdi colline e da ampi tratti di terreno fertile. L’ Apokoronas è inoltre conosciuto per i suoi caratteristici e minuscoli villaggi interni e per alcune spiagge tranquille e adatte alle famiglie, come quelle di Kalyves e di Almyrida. 

Decisi a scovare in quest’area qualche luogo sconosciuto ai più, o comunque lontano dalle classiche mete che attraggono i turisti nella zona, una mattina siamo partiti diretti alla piccola spiaggia di Koutalas o Koutalis (circa 40 minuti di auto da Chania). Strano ma vero, non abbiamo dovuto fare nessuna scarpinata di ore per arrivarci e nemmeno abbiamo dovuto percorrere in auto strade dissestate o a picco sul mare, tutte cose tipiche delle nostre gite cretesi ;-)! La spiaggetta, infatti, è raggiungibile direttamente in macchina tramite una strada asfaltata. Il colpo d’occhio dall’alto è davvero molto bello: una lingua d’acqua azzurra e limpidissima che scivola tra due pareti rocciose e lascia intravedere il variegato fondale sassoso. Dopo aver appoggiato i nostri zainetti in un angolo, ci siamo subito tuffati in quelle acque così ammalianti, muniti di maschera e boccaglio. Il fondale ricco di sassi, infatti, invitava molto allo snorkeling, tant’è che le poche persone presenti sulla spiaggia avevano tutte la maschera oppure l’attrezzatura da sub. Le aspettative non hanno deluso: pesci di ogni misura, granchi maculati e perfino un fossile di una conchiglia gigante ci hanno tenuto dentro l’acqua per una buona mezz’ora!

Contenti di questa nuova scoperta e dopo esserci un po’ crogiolati al sole, siamo risaliti in macchina con l’intento di girare nell’entroterra dell’Apokoronas alla ricerca di una bella tavernetta dove poter pranzare. Il nostro girovagare si è concluso non lontano da lì, al villaggio di Kokkino Chorio. La Taverna da Yannis ha subito attirato la nostra attenzione, per la sua atmosfera rilassata, per l’ampia visuale sul mare e per la sua posizione tranquilla tra gli alberi della piazzetta della chiesa. Lì abbiamo consumato il nostro pranzo a base di insalata greca, fagioli in pentola e fagottini ripieni di spinaci ed erbette di stagione, per poi tornare verso casa, ancora una volta appagati dall’esperienza.

Altra giornata finita in bellezza e altro pezzetto di terra e di tradizioni cretesi impresso nel nostro cuore 💕!

Agios Pavlos: alla ricerca dei luoghi più remoti di Creta

Oggi vi vogliamo raccontare dell’ultima scoperta straordinaria che abbiamo fatto vagando per il territorio cretese: la spiaggia e la chiesetta di San Paolo o Ἀγιος Παύλος (Agios Pavlos) in greco.

In compagnia dei nostri amici Stefania e Luca, siamo partiti alle 8 del mattino alla volta di Hora Sfakion (o Sfakià), sulla costa sud-ovest di Creta. Alle 10:30 abbiamo preso il traghetto che in un’oretta ci ha portati ad Agia Roumeli. Durante il rilassante viaggio via mare, ci siamo goduti il blu intenso ed inconfondibile del Mar Libico e la sfilata di calette, pareti rocciose e micro paesini offerta dai maestosi Monti Bianchi (Lefka Ori). Una volta sbarcati, con zaino in spalla e pieni di energia, ci siamo spinti a piedi verso est, imboccando il nostro adorato sentiero E4 che ci avrebbe accompagnati lungo la costa meridionale verso la nostra meta. Come avevamo già accennato in alcuni articoli precedenti, il sentiero E4 (“The Cretan Way”) è un tratto di percorso europeo ben tracciato che attraversa Creta da est ad ovest (CLICCA QUI per uno splendido racconto sul sentiero cretese E4). Noi abbiamo avuto la fortuna di percorrerne vari tratti fino ad oggi e quello che ci stupisce sempre è l’estrema varietà dei paesaggi e del terreno che ci si trova ad attraversare. In questo tratto che collega la spiaggia di Agia Roumeli a quella di Agios Pavlos, si alternano sterrati nascosti tra i pini marittimi, parti di spiaggia a ciottoli grandi e piccoli, percorsi completamente sabbiosi ed angusti passaggi tra le rocce. Insomma, non si tratta proprio di una passeggiata tranquilla! Il percorso è proprio di quelli che piace a noi perché molto vario e sempre a picco sul mare cristallino, a tratti impegnativo, ma mai troppo per le nostre capacità. Forse un po’ d’ombra in più non ci avrebbe dato fastidio visto che il sole di giugno ha già svelato ampiamente la sua forza e durante questo tragitto ha messo tutti e 4 a dura prova!

Dopo circa un’ora e mezza di cammino, ecco aprirsi davanti a noi la selvaggia ed ampia spiaggia di Agios Pavlos. Dopo aver superato l’unico chioschetto presente in loco, ci siamo diretti verso il gioiello che caratterizza questo posto, ossia la pittoresca chiesetta di Agios Pavlos (o San Paolo), una delle più antiche di tutta l’isola. Fino a pochi minuti prima facevamo fatica ad individuare la sua posizione, perché, oltre ad essere molto piccola, è ben mimetizzata nel paesaggio circostante. Questo perché, nel X secolo, quando San Ioannis Xenos l’ha costruita con le sue mani, ha utilizzato le pietre presenti nella spiaggia stessa, del medesimo colore della sabbia e della terra. Ne ha ricavato una splendida struttura a croce bizantina, finemente modellata e in perfetta sintonia con la natura circostante. Una volta entrati, ci siamo accorti che nelle volte erano presenti i resti di alcuni bellissimi affreschi che pare risalgano ad un paio di secoli dopo.

Che posto incredibile ragazzi! Ancora oggi, dopo alcuni giorni, se ripensiamo all’immagine di quella costruzione isolata, che sembra far parte della montagna stessa, che si staglia su una distesa di sassolini neri, bagnati da un mare azzurro e trasparente oltre ogni immaginazione…beh, non ci sono parole per descrivere l’emozione che certi luoghi ti fanno provare!!

Dopo quella scarpinata ci siamo meritati un po’ di riposo e senza tardare un secondo in più, ci siamo tolti i vestiti sudati e ci siamo tuffati nelle corroboranti acque del Mar Libico. Una volta consumato il nostro pranzo al sacco e aver riposato un po’ all’ombra di alcune rocce, abbiamo preso armi e bagagli e ci siamo incamminati verso la via del ritorno. Giunti ad Agia Roumeli, stanchi morti, ma felici, ci siamo concessi un ultimo bagno, per poi prendere il battello delle 17:30 che ci ha riportati a Sfakià, dove avevamo lasciato la nostra auto.

Nel tragitto in auto abbiamo riparlato di quest’esperienza fantastica e ci siamo detti di essere grati all’universo di poter vivere queste giornate e di poterle condividere con degli amici che le apprezzano.

E allora cin cin! Alla vita che è sempre piena di sorprese, alle amicizie vecchie e nuove e alla bellezza di questo mondo che ci è stato donato!

Milià: ritorno al passato

Si chiama Milià Mountain Retreat e si trova a circa 50km a sud di Chanià, nel cuore delle montagne cretesi: qui il tempo sembra essersi fermato ad un secolo fa…

La sua storia inizia nel Medioevo ed è arrivata fino ai giorni nostri grazie a due sognatori, Giorgos e Tasos. All’inizio degli anni ’90, i due amici hanno unito la loro comune passione per il territorio e per la tradizione, per ricostruire sui resti dei loro antenati un luogo dove poter assaporare un’atmosfera d’altri tempi.

Già la strada per arrivare, sterrata ed in mezzo ai boschi, ci fa capire che stiamo per entrare in un’altra dimensione. Le frecce che indicano “MILIA” (in greco “MΗΛΙΑ”) ci accompagnano fino ad un punto in cui ci si deve parcheggiare l’auto, a circa 150m
dal complesso agrituristico, che si raggiunge a piedi passando in mezzo agli ulivi ed ai castagni. La struttura è davvero particolare: tutta realizzata in pietra, seguendo i criteri di costruzione tradizionali, riutilizzando i vecchi resti del villaggio ed alcuni materiali provenienti esclusivamente dall’area circostante. Questo complesso eco-friendly include un ristorante e 16 alloggi. L’unica fonte di elettricità è un piccolo impianto fotovoltaico che fornisce giusto quel che serve per lavorare. La sera infatti, se vi capiterà di cenare lì, lo farete al lume di una candela! Le camere, una diversa dall’altra, sono molto rustiche, arredate con il minimo indispensabile per vivere e, durante l’inverno, sono riscaldate da camini o stufe a legna. L’intera struttura si trova incastonata tra i Monti Bianchi (Lefkà Ori) e immersa in un silenzio e in una pace surreali, anche per Creta! I cardini che tengono in piedi tutto questo in maniera funzionale sono il rispetto per la tradizione e la natura, la calma e la passione per le materie prime locali.

Noi, lo dobbiamo ammettere, ci siamo letteralmente innamorati di questo posto! Dopo aver passeggiato in lungo in largo per i sentieri che circondano gli edifici, scovando fiori ed alberi da frutto di ogni tipo, ci siamo naturalmente fermati a pranzo alla taverna del Milià Mountain Retreat. Adoriamo i posti come questo, perché offrono la vera ed autentica cucina tradizionale cretese. Seduti accanto al camino acceso, avvolti da un ambiente caldo e familiare, ci siamo goduti il nostro “slow food” dai sapori indimenticabili. Ogni cosa, dal vino all’olio, dal pane al rakì (la grappa locale), è fatta in casa, con un amore ed una
dedizione facilmente intuibili dal gusto che lasciano in bocca! I piatti che vengono serviti sono ricchi di erbe aromatiche raccolte nei dintorni e preparati solo con ingredienti di stagione. Il tutto è piacevolmente condito dalla grande ospitalità del personale e dalla vista sulla natura incontaminata.

Sicuramente questa è un’esperienza che consigliamo a tutti, in quanto è l’occasione per corpo e spirito di allontanarsi dalla frenesia della realtà presente, viaggiare indietro nel tempo e stare semplicemente fermi.

Rethymno e Lappa: le vestigia di grandi civiltà del passato

Questo novembre da sogno in terra cretese ci fa venir voglia di uscire spesso e di girovagare per l’isola, percorrendo anche strade che in passato avevamo già esplorato in parte. Le due mete di cui vi parliamo oggi, infatti, non sono nuove per noi, ma abbiamo deciso di visitarle in un’unica giornata e in maniera più approfondita per potervele “regalare” tramite le nostre parole e foto.

Da casa nostra in auto ci si impiega un’oretta per arrivare alla città di Rèthymno, che si trova sempre sulla costa nord, a est di Chanià. Rethymno è la terza città cretese in ordine di importanza e grandezza, dopo Iràklio e Chanià. Personalmente riteniamo che come bellezza, architettura e particolarità sia seconda solo a Chanià. La giornata che abbiamo scelto per visitarla era davvero splendida e incredibilmente calda per essere novembre inoltrato. Una volta arrivati abbiamo fatto quello che è inevitabile fare in una città come questa: perdersi nei suoi intricati e caratteristici viottoli che non possono non ricordarci le calli veneziane. D’altronde anche a Rèthymno, come a Chanià, Venezia è davvero ovunque: la si trova nel piccolo porticciolo, nelle facciate dei vecchi edifici e delle case, nelle decorazioni di balconi, architravi e portoni. Per non parlare poi del simbolo dell’odierna città che è davvero un piccolo gioiello veneziano: la seicentesca Fontana Rimondi, che prese il nome da colui che la fece costruire, il rettore Alvise Rimondi. Volendo davvero conoscere a fondo la città e i suoi più piccoli segreti, si potrebbe davvero perdere delle ore alla scoperta dei particolari antichi che rendono unici molti edifici del centro. Se invece preferite le grandi costruzioni, basta salire sul promontorio ad ovest del porto, dove si erge l’imponente e ben conservata Fortezza Veneziana, dalla quale si può godere una fantastica vista sulla città e sul mare.

Abbiamo trascorso qualche ora a Rethymno, a passeggiare tra le viuzze nascoste, a
percorrere su e giù il bel lungomare pieno di bar e localini e scattare foto a queste antiche vestigia baciate dal sole. Verso l’ora di pranzo, abbiamo deciso di lasciare la piccola Venezia cretese e di avventurarci nelle colline dell’entroterra, alla ricerca di un posto dove mangiare qualcosa.

Arrivati al piccolo villaggio di Episkopì, ha attirato la nostra attenzione un’insegna sulla strada, posizionata davanti ad una piccola taverna accoccolata tra le fronde di un gigantesco ibisco in fiore. L’insegna diceva: “Ο κήπος της Αρκούδαινας Ταβέρνα”, ossia “Taverna Il giardino di Arkoudaina” (The Garden of Arkoudaina).

Abbiamo parcheggiato e siamo entrati. Il proprietario ci ha fatti accomodare nel giardino sul retro, un posto davvero incantevole. La stagione turistica ormai è finita e i greci non pranzano certo all’una e mezza, così quel giorno eravamo solo noi seduti su uno di quei tavolini multicolore a gustarci i piatti unici e genuini di questa particolare taverna. Abbiamo ordinato dei kalitsounia (fagottini di pasta fillo ripieni di erbe cotte locali), un piatto di fava (purè di legumi chiamati appunto “fava”, deliziosi e tipici di Creta) servito in maniera originale con un mix di erbe tritate sopra e infine, ma non ultima, un’insalata davvero insolita che ha reso famoso questo posto, composta da niente meno che 49 ingredienti!! Impossibile individuarli tutti, noi ci abbiamo provato, ma siamo arrivati a circa la metà!! Potrebbe sembrar strano che un’insalata stimoli diversi sensi, ma vi assicuriamo che quella ci ha stuzzicato parecchio sia la vista, che il gusto che l’olfatto!

Lasciata la taverna, ci siamo diretti verso la seconda meta da noi scelta: Lappa se la chiamiamo con il suo nome antico, Argyroùpoli se preferiamo la denominazione odierna. Questa minuscola cittadina, spersa tra le montagne dell’entroterra cretese, è un piccolo forziere di tesori archeologici del periodo Romano e Serenissimo. Siamo partiti a visitarla da un punto esterno al centro della città, ossia dalla località di Lamianà, dove si trova un’importante parte di resti della Necropoli Romana e del Santuario delle 5 Vergini. Per arrivarci bisogna seguire le indicazioni stradali per Kato Poros, parcheggiare l’auto ed inoltrarsi a piedi in un bellissimo sentiero lastricato. Mano a mano che si avanza, si iniziano a vedere le prime prove della presenza dei nostri antenati. Sulla parete rocciosa che costeggia uno dei due lati del sentiero si succedono, una dopo l’altra, le tombe scavate abilmente nella pietra. Sono di diverse misure e fattezze, ma tutte così incredibilmente definite da far venire un brivido per quanto si capisce nitidamente quale fosse stato il loro scopo in passato.

Proseguendo lungo il percorso, siamo arrivati ad una piccola e bianca chiesetta dedicata al sacrificio delle cosiddette 5 Vergini, avvenuto per mano dell’armata dell’imperatore Decio (249-251 d.C.), convinto e feroce persecutore dei Cristiani. Inoltrandoci ancora un po’ nella natura di questo luogo così intimo ed ameno, arriviamo ad una fontana con acqua sorgiva, circondata da altri resti di tombe Romane, il tutto sovrastato da uno spettacolare e mastodontico platano che vanta, udite udite, ben 2.000 anni di vita!

Dopo esserci goduti l’atmosfera bucolica di questo luogo magico, ci siamo diretti verso il centro della cittadella veneziana di Lappa. Un grande arco ti accoglie all’entrata del paese ed un percorso ben tracciato ti guida tra le vie e le ricchezze archeologiche di questo villaggio, che in epoca Romana si stima avesse intorno ai 10.000 abitanti, oltre ad un porto e un’imponente forza navale. In realtà, l’area archeologica è molto più vasta di quella che vediamo nella città stessa, in quanto si estende anche nei paesi vicini. Noi quel giorno ci siamo limitati a girare per il centro di Lappa, dove si può fare una piacevole passeggiata e incontrare pezzi di storia davvero interessanti. Bellissima la porta veneziana che un tempo introduceva all’interno della fortezza del signore feudale della Serenissima Repubblica Veneta, Francesco Da Molin, e sulla cui pietra si legge scolpito: “OMNIA MUNDI FUMUS ET UMBRA” (“Tutto al mondo è fumo ed ombra”). Impressionante poi come si sia conservato il grande mosaico, appartenente ad un antico bagno romano, che si trova oggi coperto da una tettoia accanto alla chiesa bizantina della Panagìa: si tratta di un capolavoro composto da 7000 tessere, raffiguranti disegni geometrici e piccoli pesci.

Per concludere la giornata ci siamo spinti in auto fino alla parte bassa del paese, per ammirare le famose cascate naturali di
Argiroùpoli che adornano le pareti rocciose e le caratteristiche taverne sottostanti le quali, durante la stagione turistica, offrono pesce d’acqua dolce ed altri piatti locali.

Anche per oggi la nostra gita fuori porta si è conclusa, ci auguriamo vi sia piaciuta… a presto!!

***CLICCA QUI per un approfondimento su Creta bizantina e veneziana***

Gola di Imbros e dintorni: una scoperta dopo l’altra

Anche quest’anno sono venuti a trovarci i nostri grandi amici Elena e Fernando, assieme alla piccola Asia e alla nonna Stella! Con loro due abbiamo deciso lo scorso mercoledì di andare alla scoperta di una nuova gola, sempre a sud di Chanià, considerata la “sorella minore” di Samarià: la gola di Imbros (in greco “Φαράγγι Ίμπρου”).

Decidiamo di partire presto, verso le 8, per arrivare intorno alle 9 all’entrata della gola, proprio al paesino di Imbros. Lasciamo la macchina in uno dei numerosi parcheggi gratuiti che si trovano lungo la strada ed imbocchiamo la prima parte di sentiero. Dopo circa 15 minuti di cammino, troviamo la biglietteria, con un cartello: “Municipalità di Sfakià, Gola di Imbros – Lunghezza: 8km – Biglietti – Entrata – Buona passeggiata!”. Paghiamo così i nostri 2€ a testa ed iniziamo la vera e propria escursione, che si svilupperà quasi tutta in discesa. La giornata è limpidissima, ma a quell’ora l’aria di montagna è ancora frizzantina. Così, con passo lesto, camminiamo in questo primo tratto di sentiero abbastanza largo e ben tracciato, con pietre di grandezza media ed attorniato da pareti non troppo alte e da alberi dalle forme strane e contorte. Per tutta la prima ora di cammino a mala pena incontriamo anima viva, quindi ci godiamo appieno la Natura padrona di questa gola, che si
manifesta in varie forme solo per noi, con il suo piacevole silenzio ed i suoi profumi di muschio e resina che ci hanno accompagnati per tutto il tragitto. Iniziamo così ad entrare nei primi veri tratti di canyon, con pareti rocciose maestose, dalle quali fuoriescono miracolosamente degli alberi (forse delle querce) che sembrano cadere da un momento all’altro sulla nostra testa! A poco a poco ci inoltriamo in questo paesaggio che si fa diverso, dove si alternano tronchi enormi che sbarrano la strada, passaggi più o meno stretti e cascate di pietre affilate che costeggiano il sentiero. Tutto ciò fino a raggiungere un bellissimo cunicolo a forma di “S”, il punto più suggestivo della gola, con pareti altissime e lisce, che sembra quasi uno scivolo dei parchi acquatici! E’ qui che attraversiamo il punto più angusto di tutta la gola, largo solamente m 1,60. Superati quindi gli ostacoli “più duri”, proseguiamo ancora un po’ fino a raggiungere un bivacco, davvero unico nel suo genere, dove ci fermiamo per uno spuntino. Si tratta di una piccola tettoia di legno con un tavolino, delle panche, sgabelli fatti di tronchi ed ogni genere di chincaglieria appesa: bandiere greche di ogni dimensione, foto di strani personaggi baffuti e di escursionisti, vecchi fucili arrugginiti, uno specchietto retrovisore di un’auto, banconote dal mondo e addirittura due teschi di caprone con gli occhiali da sole!! Che posto assurdo!! Dopo un breve ristoro, ci incamminiamo verso l’ultima parte della gola, più semplice e lineare, che ci conduce, dopo circa 2 ore di passeggiata, al controllo dei biglietti finale. Da qui, si prosegue per altri 5 minuti fino al villaggio di Komitàdes, dove un cretese totalmente in nero (barba e rosario al collo compresi!!) si offre di riportarci  con il suo pick-up, per 5€ a persona, al paesino di Imbros, dove c’è la nostra auto!

L’esperienza “montanara” ci ha soddisfatti appieno, la gola si è dimostrata incantevole e particolare come tanti ci avevano raccontato e, oltretutto, alla portata di chiunque, perché non lunghissima e semplice da percorrere se si indossano delle buone scarpe chiuse. A quel punto, però, dopo una bella passeggiatona, come fare a meno di un bagno in mare rigenerante?? Riprendiamo la macchina e percorriamo la strada che porta fino a Sfakià e lì decidiamo di perderci un po’ nei meandri della selvaggia costa del sud, che ci ha sempre riservato delle belle sorprese. Presto ci rendiamo conto che anche questa volta non ci avrebbe delusi! Arriviamo per caso in una piccola insenatura, tra Ammoùdi e la spiaggia per naturisti di Filàki, dove è scattato per tutti noi il colpo di fulmine! Oltre a capire fin da subito che avremmo avuto questo piccolo e splendido angolo sperduto tutto per noi, restiamo meravigliati ancora una volta davanti alle diverse sfumature di blu che il mare qui a Creta riesce ad avere a seconda del tipo di spiaggia, di costa, di fondale o di paesaggio circostante. Qui restiamo a farci viziare da un’impagabile solitudine e dalle rinfrescanti e azzurrissime acque della “No name beach”, come l’abbiamo soprannominata quel giorno (*vedasi note a piè di pagina)! Ci siamo chiesti quante altre insenature, sconosciute e simili a questa, ci saranno qui a Creta e questo fatto ci ha rincuorati molto perché significa che quest’isola, in chissà quanti angoli sparsi, sta ancora preservando la sua bellezza incontaminata dal turismo di massa.

Non contenti delle mille bellezze viste fino a quel momento, di comune accordo stabiliamo un’ultima tappa sulla strada del ritorno, ossia l’Azienda Vinicola Dourakis (nel cartello sulla strada si legge “Winery Dourakis”). La storia di questa azienda inizia nel 1986, quando Andreas Dourakis torna da Salonicco al paese cretese d’origine, Alikampos, dove oltre a prendere in mano le vigne del padre, ne coltiva molte altre nei terreni attorno. E’ motivato dal suo bagaglio di conoscenza in materia, proveniente dai suoi studi di enologia in Germania e dalla sua lunga esperienza lavorativa nelle wineries locali ed estere, nonché dal terreno e dal clima super favorevoli di questa zona di Creta. Tutto ciò lo ha aiutato a portare al successo questa bellissima azienda, dove ora si possono fare visite guidate, banchetti nuziali e, naturalmente, assaggiare e comprare svariati e prelibati vini locali. Una volta arrivati a destinazione, già da fuori il posto ci conquista: un edificio di pietra, simile a un casolare di campagna, con un florido giardino ed un patio esterno con tavolini. Entriamo e ad accoglierci c’è Sofia, una ragazza molto simpatica e preparata, che con pazienza e professionalità ci porta al loro negozio e ci fa assaggiare, per nostra immensa gioia, una grande varietà dei loro nettari! Alla fine, inevitabilmente, siamo usciti da lì con ben 6 bottiglie di vini misti in vista delle nostre cene in compagnia a Villa Anastasia!! Neanche a dirlo, è un posto che consigliamo vivamente, per fare un’esperienza nell’isola diversa da quello che può essere la classica spiaggia o la visita al sito archeologico.

Anche questa volta, a quanto pare, non ci siamo fatti mancare proprio nulla, compresa l’incomparabile compagnia degli amici più cari, con i quali è sempre una doppia soddisfazione vivere queste meraviglie cretesi!

*NOTE:

La “No name beach” in realtà si chiama Agios Charalambos o Agios Haralabos Beach.

Polyrrinia e Afrata: meraviglie celate a due passi da casa

Siamo alle porte di settembre, il meteo è ancora abbondantemente dalla nostra parte e il desiderio di scoprire nuovi angoli di Creta non si assopisce mai! Da adesso inizia uno tra i periodi più belli per visitare quest’isola, quindi per chi volesse prenotare un “Grecia Last Minute”, questo è proprio il momento ideale! Approfittando, quindi, di una
giornata assolatissima e ventilata e della nostra inseparabile compagna di viaggio, la Vespa, siamo partiti alla volta di Polyrrìnia (o Polirinia o Polyrrhenia) e dei suoi solitari resti archeologici. Il sito si trova a circa 40km a ovest da casa nostra e a 7km a sud della cittadina di Kìssamos (o Kastèli). Polyrrinia fu un’importantissima città-stato, fondata dai Dori nel VI secolo a.C., per secoli in guerra con l’attuale città di Chanià (all’epoca Kydonìa). Per tutto il Periodo Romano, di cui oggi vediamo la maggior parte dei resti, ebbe un ruolo centrale nella Creta dell’ovest. Venne in seguito occupata dai Veneziani, che la utilizzarono come roccaforte per tutta la durata del loro dominio nell’isola.

Una volta raggiunto il villaggio di Polyrrinia, abbiamo parcheggiato la macchina e da lì abbiamo intrapreso un percorso a piedi veramente bellissimo, durato in tutto circa un’ora. I primi resti che si incontrano, si trovano nel centro del caratteristico paesino e sono di un acquedotto romano e di un edificio veneziano con dei grandi archi. Da lì abbiamo proseguito tra i viottoli seguendo le frecce dipinte a mano sui muri delle case e camminato lungo un sentiero in salita costellato di piante di finocchietto selvatico, fino ad arrivare in alto alla Chiesa dei 99 Santi Padri, chiusa al pubblico. Questo è un luogo davvero incantevole! La chiesa si erge al centro di una piccola pianura, ricca di antichi resti di templi e di case, da cui si gode la prima magnifica vista sul mare e sulle montagne. Dopo varie foto e alcuni piacevoli incontri con farfalle multicolore, caproni annoiati e asinelli, abbiamo continuato il nostro cammino verso il pezzo forte del sito di Polyrrinia, l’Acropoli. Il sentiero che parte da lì inizia abbastanza blando, costeggiando le pareti dell’aspra collina e passando accanto ai primi resti di mura fortificate, per poi farsi più ripido mano a mano che si sale in altezza. A metà strada circa abbiamo incontrato una chiesetta bianca e color mattone e delle autentiche cisterne romane. All’epoca, lo scopo di queste ultime era, naturalmente, quello di raccogliere l’acqua che veniva utilizzata nell’Acropoli, poichè dall’acquedotto del paese non sarebbe stato possibile farla arrivare fino a lassù. Proseguendo ancora per il ripido percorso, siamo finalmente arrivati in cima, a circa 400 metri di altitudine, su quella che fu la roccaforte di tanti popoli e guerrieri! Da lì si possono vedere i molteplici resti delle fortificazioni antiche, soprattutto quelli che si snodano sulla parete settentrionale del colle. Ma la nota più intensa viene data dalla vista di cui si gode: una delle più belle di tutta Creta!! A nord il mare sconfinato e a sud le maestose montagne dell’entroterra… da pelle d’oca!!

Siamo rimasti un bel po’ seduti a rimirare quel panorama senza tempo, domandandoci quanta fatica devono aver fatto gli uomini di allora a trasportare fin lassù pietra dopo pietra, a realizzare queste mura chilometriche, inerpicandosi tra i massi e le sterpaglie, con i mezzi nulli dell’epoca. Ogni volta che ci avventuriamo in questi luoghi, non possiamo evitare di restare molto più che affascinati e allibiti davanti alle capacità e alle risorse incredibili delle civiltà antiche.

Soddisfatti, dunque, siamo pian piano scesi dal colle e siamo tornati in paese, proseguendo sul sentiero che passa oltre la chiesa dei 99 Santi e che attraversa altre rovine di cisterne, case scavate sulla roccia e templi.

A quel punto abbiamo lasciato Polyrrinia e ci siamo avviati verso un’altra meta, la spiaggia di Afrata, questa volta però con l’obiettivo “relax”. La strada da percorrere è quella verso la penisola di Rodopou che si trova sulla costa nord-ovest, tra Chania e Kissamos. Prima di crogiolarci al sole però, tappa d’obbligo: pranzo in taverna! Abbiamo scelto un posticino nel paese di Afrata, dal nome non nuovo per noi, poiché era lo stesso della taverna di Frangokastelo: “Kalì Kardià” (in italiano “Buon Cuore”). L’ambiente era davvero accogliente: fiori coloratissimi, zucche dipinte appese al soffitto, staccionata ed infissi di un intenso “blu Grecia” e Kostas, l’anziano proprietario, creatura di una gentilezza e un’ospitalità rare! Il cibo poi… ovviamente formidabile!! D’altronde, da tanta cura e passione non possono in alcun modo uscire piatti mediocri!

Dopo due chiacchiere con l’adorabile vecchietto, a cavallo del nostro vespino ci siamo diretti subito al mare, per ritrovarci immersi in un’altra bellezza, ancora diversa da tutte le altre viste finora, come capita spesso qui a Creta. Niente sabbia, ma ciottoli sulla spiaggia, che diventano più grandi una volta che ti immergi nelle limpide e fresche acque. Larga non più di 30 metri, Afrata è accoccolata tra le irte pareti rocciose tipiche della penisola di Rodopou, offrendo ai fortunati bagnanti un piccolo angolo di pace e di serenità.

Anche noi, quindi, ci siamo fatti viziare per qualche ora da quest’atmosfera rilassante e, dopo vari bagni, ci siamo riavviati verso casa, portandoci via un altro bel tassello del nostro prezioso puzzle cretese…

 

 

Frangokastello e l’alba del mistero…

Vi piacciono le storie di prodi combattenti e di spiriti che vagano inquieti nella notte? Sì??? E allora non potete perdervi questo racconto…

Partiamo da casa il mattino, attraversiamo i Monti Bianchi (Lefkà Ori) e costeggiamo la famosa Gola di Imbros per raggiungere ancora una volta la costa sud, solitaria e selvaggia. A circa 16km ad est di Hòra Sfakìon (o Sfakià), di cui vi abbiamo già parlato in passato, si trovano la spiaggia ed il castello di Frangokàstello, la meta da noi prestabilita. Appena arrivati, decidiamo di visitare subito l’affascinante fortezza
veneziana, della seconda metà del 1300
, che in italiano possiamo chiamare “Castelfranco” o “Castello dei Franchi”. Le imponenti mura sono ancora in ottimo stato, come pure la grande torre a sud-ovest, nella quale si può salire per vedere il panorama dall’alto. Visitiamo, quindi, questo pezzo di storia che un po’ ci appartiene e, nel mentre, non possiamo fare a meno di pensare alle cruenti battaglie che lì si sono susseguite ed alle storie fantastiche che girano attorno a questo luogo incantato…

Il 17 maggio del 1828, infatti, questo posto è stato per l’ennesima volta sfondo di una cruenta battaglia, guidata dai cretesi ribelli di Sfakià (gli Sfakioti) e dal loro comandante C. Daliànis, contro gli oppressori turchi. L’arduo combattimento si è concluso con centinaia di morti, da entrambe le parti. La credenza popolare vuole che, nell’alba tra il 17 e il 18 maggio, si vedano sfilare davanti al castello gli spiriti degli sfakioti morti in battaglia quel giorno, chiamati in greco drussolites, ossia “coloro che vivono nella rugiada del mattino”. Noi, come sapete, amiamo follemente le storie popolari che girano qui a Creta e questa in particolare ci è rimasta impressa per l’alone di mistero e di occulto. Il fatto che, in realtà, queste “visioni” abbiano provato a spiegarle scientificamente, non credo ci dissuaderà dall’andare a sbirciare cosa succede in realtà nella prossima alba dell’ignoto! In pratica, si suppone che, in condizioni atmosferiche buone e in presenza di un mare calmo, si verifichi la cosiddetta “Fata Morgana”, un fenomeno ottico riconducibile a una sorta di miraggio. Questo farebbe sì che si riflettano sulla riva di Frangokastello i profili dei soldati in marcia sulle vicine coste libiche, cosa comunque pazzesca se ci pensate! E dunque, come si fa dopo aver appreso tutto ciò a non andare a verificare di persona?? Se vi volete unire a noi, sappiate che i voli diretti dall’Italia di Ryanair partono già da fine marzo ;-).

Ci lasciamo alle spalle, per ora, le storie di fantasmi e di guerrieri, per avviarci a piedi all’adiacente spiaggia che prende lo stesso nome del castello. Sicuramente questo è un luogo ideale per chi ama la tranquillità e gli ampi spazi. Il litorale sabbioso è grande e spesso semivuoto, nonostante gli sparuti gruppi di ombrelloni presenti. Il mare è come sempre splendido e azzurrissimo e il fondale digrada lentamente, rendendo il bagno invitante per chiunque, sia per la temperatura dell’acqua che per il facile accesso. Siamo rimasti parecchio tempo su questa spiaggia che da un lato si è rivelata autentica, preservata dal turismo di massa e riposante, dall’altro, non sappiamo esattamente il perché, avvolta da una strana malinconia. Forse, abbiamo pensato, sarà per via del peso alle sue spalle di questa “figura di controllo” che è la fortezza o per la vegetazione selvaggia che la circonda, non si sa… In ogni caso, la cosa certa, è  che qui non vi mancherà l’occasione di rilassarvi totalmente!

Un po’ spostate dalla spiaggia, inoltre, in mezzo al verde, si trovano alcune taverne caratteristiche. Noi optiamo per la graziosa “Kalì Kardià” (“Buon cuore”), una piccola struttura bianca e azzurra, con un terrazzino coperto da una tettoia di viti e accompagnato dal canto intenso delle cicale, immancabile nella calda estate cretese. Il proprietario dai candidi baffoni, ci invita sorridente a sederci e ci serve dei piatti buonissimi della tradizione: insalata cretese (con alcuni suoi tocchi personali), patate al forno ripiene di formaggio di pecora e le tipiche mezzelune di pasta fillo ripiene di saporite erbe locali, i kalitsounia.

Dopo pranzo ci lasciamo coccolare ancora un po’ dalla brezza proveniente dal Mar Libico, per poi avviarci con calma verso casa, anche oggi arricchiti di antiche storie e tradizioni, di nuove sfumature e sensazioni.

 

 

Isola di San Teodoro: in barca verso luoghi incontaminati

Prima di raccontarvi queste bellissime ore trascorse sulla barca Irini, gustatevi il video…

Non vedevamo l’ora di provare quest’esperienza e di raccontarvela, perchè è un modo un po’ diverso e davvero unico di trascorrere un pomeriggio qui a Creta, oltre ad essere una gita comodissima da fare per chi alloggia qui a Villa Anastasia.

Irini con sitoLa barca “Irini” (su cui abbiamo viaggiato noi) o, in alternativa, la più piccola e caratteristica barca “Thia Maro”, partono ogni giorno dal porto vecchio di Chania. La classica escursione giornaliera che viene offerta è di 3 ore e mezza. Le tappe sono due: l’isola di San Teodoro (Άγιος Θεόδωρος) e la piccola di isola di Lazareta (Λαζαρέτα), entrambe completamente disabitate e incontaminate.Thia Maro con sito

Quest’anno abbiamo deciso di accordarci con l’azienda che propone questi tour, per poterli proporre ai nostri ospiti. Per questo motivo Lefteris, il “grecissimo” responsabile commerciale che ci ha seguiti, ci ha gentilmente offerto un giro sull’Irini, in una giornata in cui è stata prenotata per due ore da un gruppo di alpinisti francesi interessati a vedere solo l’isola di San Teodoro. Grati ed emozionati, ci imbarchiamo in un pomeriggio ventilato di sole cocente. Porto vecchio con sitoCome prima cosa ci godiamo, da un prospettiva tutta nuova ed affascinante, la vista del porto vecchio di Chania. Sarà che, ammirato dal mare, lo si riesce a vedere nella sua interezza, ma a noi è sembrato ancora più fiabesco e suggestivo! Lasciato alle nostre spalle il faro veneziano, iniziamo la traversata che dura circa 20-30 minuti, da cui ci si gode da un lato il mare blu cobalto e dall’altra la costa nord-ovest dell’isola, a noi tanto familiare vista dalla strada litoranea.

Arrivati all’isolotto di San Teodoro, la barca, guidata dall’affascinante capitana Sofia,Foto noi due s.teodoro con sito costeggia piano piano l’aspra e imponente parete sud, scavata nel mezzo da una grande grotta. L’intera isola è composta di rocce che si tuffano a picco nel mare, di piccoli alberi e di arbusti. Questi ultimi sono la fonte di sostentamento degli unici abitanti del posto, le capre selvatiche Kri-Kri, che noi fino ad oggi abbiamo incontrato solamente nella gola di Samarià. Spesso, facendo questa gita in barca, si riescono a scorgere alcuni esemplari che sgambettano su e giù dal promontorio, ma noi non siamo stati così fortunati…

Dopo un’inversione di marcia, la barca si ferma davanti al lato orientale dell’isola, a qualche decina di metri dalla costa e lì viene gettata l’ancora. L’acqua sotto di noi è profonda, ma il suo turchese intenso e la trasparenza quasi irreale permettono di San teodoro con sitovedere nitidamente il fondale sabbioso…è un chiaro invito a buttarsi senza pensarci due volte! Sull’Irini vengono date anche pinne e maschere per fare snorkeling, quindi non resta che lasciarsi ammaliare dalle acque ormai non più fredde del Mar di Creta…

I tuffi si sprecano, il bagno è rigenerante, i metri e metri d’acqua sotto di noi ci incuriosiscono e facciamo qualche bracciata con la maschera, ammirando il fondale sconfinato e qualche annoiato pesce che non si cura di noi. Restiamo in ammollo a lungo, nel mezzo di questo mare che ormai sentiamo un po’ nostro, nell’incontaminata cornice dell’Isola di San Teodoro che ci osserva dall’alto…il paradiso è qui ragazzi!! Normalmente, nella canonica escursione di 3 ore e mezza, la barca si avvicina ancor più alla costa permettendo ai temerari di immergersi più in profondità per vedere la carcassa di un aereo tedesco della Seconda Guerra Mondiale.

Dopo esserci asciugati al sole, l’ancora viene levata e si torna verso il punto di partenza, Enrico, Lefteris e Georgios migliorata con sitoil porto di Chania. Normalmente, l’escursione prosegue fino alla tranquilla isola di Lazareta, dove si può fare un altro bagno e abbronzarsi sull’arenile dell’unica, piccola e adorabile spiaggia presente; qui vengono offerti dalla truppa insalate di frutta, bevande varie e rakì ghiacciato (grappa locale)!

Che gita memorabile! Ci siamo davvero divertiti un sacco! … e se è piaciuta anche a voi, possiamo prenotarvi un posto in barca quando volete, basta chiedercelo ;-)!

Ciao!!