Spinalonga: l’isola dalle mille storie

La scorsa settimana siamo stati qualche giorno nella parte est dell’isola, per la precisione nella zona di Elounda (a circa 3 ore da Chanià), a far visita a degli amici. Una delle attrazioni principali in quell’area è sicuramente la piccola Isola di Spinalonga, molto conosciuta per le tante storie che l’hanno vista protagonista nel corso dei secoli.

Per visitare l’isola abbiamo preso una delle tante imbarcazioni che, durante la stagione turistica, fanno avanti e indietro continuamente dall’isola al villaggio di Plaka, nella costa nord orientale di Creta. La traversata dura 5-10 minuti e si scende all’unico approdo attualmente esistente nell’isola. Quel che salta subito all’occhio guardando Spinalonga anche da lontano è che si tratta di un’isola fortificata. Indovinate un po’ chi la fortificò a partire dal 1579? Se ci avete seguito negli anni saprete bene ormai chi ha compiuto alcune tra le più grandi opere qui a Creta… Ebbene sì, anche questa volta parliamo della Repubblica di Venezia, la stessa che diede appunto il nome di Spinalonga (lunga spina) all’isola che anticamente si chiamava Kalidòn. Nonostante infatti fosse stata già roccaforte della città di Olous (oggi Elounda) in epoca ellenistica, sono le meravigliose fortificazioni veneziane che possiamo ancor oggi ammirare che l’hanno resa famosa e così affascinante.

Approdati sull’isola, ai piedi del Bastione Donà, abbiamo pagato il biglietto d’entrata (8€/persona) e abbiamo iniziato la nostra visita. In circa 1 ora / 1 ora e mezza è possibile visitare tutto il perimetro dell’isola, salendo anche verso la cima del colle dove si possono vedere vari resti di mura, chiese e vecchie abitazioni. La maggior parte delle cose da vedere si trova nel versante occidentale, quello che guarda verso la terraferma. Da subito ci si immerge in un’atmosfera che ti riporta indietro nel tempo e scatena la fantasia di chi ripercorre i passi di quegli antichi popoli. Oltre alle mura e alle altre opere veneziane, si possono ammirare le vecchie botteghe artigiane turche dalle grandi porte e finestre colorate ed i resti delle case a due piani costruite dagli Ottomani una volta conquistata l’isola nel 1715. Infatti, nonostante i Turchi avessero sconfitto la Serenissima Repubblica nella Guerra di Candia (1645-1669) conquistando tutta Creta, i Veneziani riuscirono a tenere sotto il proprio dominio per altri quasi 50 anni le fortezze di Spinalonga, Imeri Gramvousa e Souda.

Durante il periodo ottomano, l’isola divenne una città fortificata e nell’800 il suo porto iniziò a lavorare molto bene grazie alle attività di esportazione. Questa nuova importante linfa portò nuova gente a Spinalonga, che arrivò a contare, intorno al 1880, più di 200 famiglie stabilmente residenti. Dopo qualche anno di sconvolgimenti politici, l’Impero Ottomano abbandonò l’isola e da lì iniziò quello che si può definire il suo periodo storico più triste, ma anche quello che da sempre suscita più curiosità intorno a questo posto. Parliamo dei primi 50 anni del ‘900, quando Spinalonga divenne un lebbrosario. All’inizio i malati venivano mandati lì ed abbandonati a loro stessi, lasciati a vivere in quelle che ormai erano diventate baracche, senza assistenza medica ed aiuti. Dopo qualche anno vennero create nuove case per loro, un ospedale con personale medico, infermieri, addetti alle pulizie e alla disinfezione, permettendo a questa comunità di sfortunati di continuare in qualche modo a condurre una vita decorosa, anche se costretti a stare isolati dal resto del mondo. Oggi nell’isola si possono vedere i resti delle strutture dove vivevano e le parti delle fortificazioni veneziane che vennero trasformate in locali utili per la loro guarigione (ad esempio il deposito munizioni che fu adibito a sala di disinfezione).

La nostra visita è terminata dopo aver percorso tutto il perimetro dell’isola, fino ad arrivare ai piedi della Mezzaluna Barbariga, su cui spicca fiero il Leone di San Marco che tiene tra le zampe il Vangelo aperto, simbolo di tempi di pace.

Che dire, una gita davvero straordinaria! Vi sono piaciute le mille storie sull’isola di Spinalonga? Ci auguriamo di sì!

Alla prossima avventura!

25 marzo: che cosa si festeggia in Grecia?

Girando per le strade di Chanià oggi, 25 marzo, si respira un’atmosfera alquanto “patriottica”. Le bandiere bianche e azzurre sventolano ad ogni angolo; sfilate di gente in abiti di altre epoche, di forze dell’ordine e di musicisti si susseguono per le vie principali; il profumo di pesce ed aglio inebria l’aria di tutta la città… “Ma che succede oggi?”, è quello che ci siamo chiesti la prima volta che abbiamo vissuto qui a Creta questa giornata. Ebbene, il 25 marzo è una delle feste nazionali più importanti dell’anno per il popolo Greco, da due punti di vista: storico e religioso.

Oggi si celebra, infatti, la Rivoluzione Greca contro il giogo dell’Impero Ottomano, che ebbe inizio il 25 marzo del 1821 e si protrasse fino al 1830, diventando teatro di massacri, battaglie e gesta eroiche al fine di ottenere l’indipendenza della Grecia dopo 400 anni di assedio. Simbolo di questa lotta, allora come oggi, è la bandiera greca, risonante il motto della rivoluzione, “Libertà o Morte” (“Ελευθερία ή θάνατος” – Eleftherìa i Thànatos). Per commemorare questi eventi, in tutta la Grecia si organizzano parate e celebrazioni.

Questa stessa data, però, è anche attribuita dalla religione Greco-Ortodossa all’Annunciazione della Vergine Maria da parte dell’Arcangelo Gabriele.

Per tutti questi motivi oggi è un vero e proprio giorno di vacanza qui a Creta, come in tutto il resto della nazione d’altronde. E come in tutti i giorni di festa che si rispettino, i Greci, amanti dei festeggiamenti e delle abbuffate, non potevano farsi mancare una tradizione culinaria da abbinarci. In tutte le case oggi si prepara il baccalà fritto croccante con salsa all’aglio (μπακαλιάρος σκορδαλιά – bakaliàros skordalià), ricetta tradizionale molto sfiziosa che rappresenta un piccolo sgarro rispetto alla tradizione religiosa, in quanto durante la Quaresima si dovrebbe rispettare il digiuno. La Chiesa Ortodossa concede in questo caso una deroga, in occasione della festa dell’Annunciazione… insomma, oggi anche da Lassù si chiude un occhio 😉 ! Il perché venga preparato proprio questo tipo di pietanza sta nel fatto che nel secolo scorso in Grecia, a meno che non si vivesse nelle isole, era difficile e costoso reperire del pesce fresco e così si optò per il baccalà che, sotto sale, si manteneva a lungo ed era economico.

Vi abbiamo fatto venire un po’ di acquolina in bocca? Sì?!? E allora vi meritate la ricetta! Buona festa a tutti!

BACCALA’ CROCCANTE CON SALSA ALL’ AGLIO (ricetta greca)

Ingredienti:

  • 800 gr di baccalà sotto sale
  • 1 bicchiere di farina bianca
  • 1 bicchiere di acqua
  • 1 uovo
  • un pizzico di sale

Per la salsa skordalià:

  • 750 gr di patate pulite e tagliate a pezzettini
  • 1 cucchiaino di sale grosso
  • 3 teste d’aglio
  • 175 ml di olio extra vergine d’oliva
  • 50 ml di aceto bianco
  • pepe
  • 1 cipolla tagliata fine
  • 3-4 rametti di prezzemolo

Tagliare il baccalà a pezzi e metterlo a bagno dal giorno prima, cambiando 2-3 volte l’acqua per toglierne il sale. Preparare la pastella mescolando l’acqua, la farina, l’uovo ed un pizzico di sale. Impanare il baccalà con la pastella e farlo friggere in olio bollente fino a farlo diventare dorato e croccante su entrambi i lati. Per la salsa: far bollire una pentola d’acqua salata. Aggiungere le patate, lessarle e poi schiacciarle con lo schiacciapatate. Tritare l’aglio finissimo e mescolarlo con l’olio d’oliva, l’aceto, il sale e il pepe. Unire il trito alle patate e mescolare bene. Servire  spargendo sopra a piacere qualche fettina di cipolla fresca, del prezzemolo tritato e dell’olio d’oliva a crudo. Buon appetito!