Diktynna e Menies: il legame tra mare, miti e antiche civiltà cretesi

Il racconto che state per leggere mette insieme alcuni tra i nostri “ingredienti” preferiti: spiagge solitarie, resti archeologici e mitologia. Il nostro amico Nikos ci ha lasciato per un intero pomeriggio una delle sue barche a motore e, come dei veri esploratori del passato, ci siamo avventurati nel blu del Mar di Creta.

La nostra intenzione era quella di raggiungere baiette nascoste, raggiungibili solo via mare. Imbracciato quindi il timone del nostro super mezzo siamo partiti alla volta della Penisola di Rodopou, quasi del tutto selvaggia e incontaminata poiché molto aspra e difficilmente percorribile con mezzi a motore. Da un certo punto in poi, infatti, se non si guida un fuoristrada è davvero sconsigliabile proseguire per i 20 km di strada sterrata e dissestata che uniscono l’ultimo centro abitato della zona con la punta del promontorio. Ed è per questo motivo che, fino ad ora, non ci eravamo mai avventurati fin là, nonostante la curiosità fosse tanta. L’occasione di avere un barchino tutto per noi è stata troppo ghiotta per non provare ad esplorare quella zona. Dal porticciolo di Kalamaki, la località dove viviamo, alla costa della penisola ci è voluta un’ora abbondante di traversata, andando a velocità abbastanza moderata. In questo lasso tempo, ogni piccola cosa bastava ad emozionarci: il fatto di essere soli, in mezzo al mare, con una barca tutta per noi, il vento, il blu intenso del mare e la sua trasparenza che ci permetteva di vedere il fondale anche a metri di profondità! Abbiamo avuto anche la fortuna di vedere alcuni pesci volanti sfrecciare al nostro fianco, bellissimi, di un azzurro cangiante, capaci di compiere dei veri e propri voli di decine di metri!! Arrivati in prossimità di Rodopou, abbiamo visto in lontananza, sulla sinistra, la spiaggia di Afrata (per maggiori informazioni rileggere l’articolo: “Polyrrinia e Afrata: meraviglie celate a due passi da casa”). Abbiamo virato verso destra e navigato sotto costa, alla ricerca di qualche baia interessante. Ne abbiamo scovate un paio, piccoline, sassose, isolate dal mondo: ci  siamo avvicinati, abbiamo scattato delle foto e ci siamo fatti un po’ cullare dalle onde. In realtà, sapendo esattamente dove volevamo attraccare, abbiamo proseguito ancora, fino ad arrivare alla punta nord-est della penisola. Lì, celata dietro ad un promontorio, ha fatto capolino la splendida spiaggia di Menies. Larga non più di qualche decina di metri, la baia è accoccolata tra pareti rocciose e arbusti ed è composta da piccoli ciottoli che si immergono in un’acqua simile ad uno specchio… un sogno ad occhi aperti! Altre barche erano ormeggiate a pochi metri dalla riva e, seguendo il loro esempio, abbiamo buttato l’ancora. In men che non si dica eravamo in acqua con maschera e boccaglio, per goderci uno dei più bei bagni della stagione!

Giunti a nuoto fino a riva, con la macchina fotografica tra i denti, abbiamo raggiunto a piedi la cima del promontorio ad est della spiaggia. Qui, ai tempi dell’Imperatore Adriano sorgeva il maestoso Tempio di Diktynna, di cui purtroppo non è rimasto quasi nulla se non qualche gradino, alcuni resti di colonne, capitelli e grandi cisterne. La dea cretese Diktynna era la protettrice degli arcieri. In realtà, sembra che il suo vero nome fosse Britomartis e che fosse una delle ninfe cacciatrici compagne della dea Artemide. Secondo alcune fonti, pare che proprio quest’ultima le avesse attribuito il nome Diktynna per via di quello che le successe. Perseguitata dal re Minosse che la desiderava intensamente senza essere ricambiato, un giorno, non avendo alternativa di fuga e presa dalla disperazione, la ninfa si gettò in mare. La sua vita fu salvata dalle reti di alcuni pescatori. Da qui il nome Diktynna, ossia “Signora delle Reti”. Questa spiegazione non convince tutti, tant’è che altre fonti dicono che il suo nome venga da un monte cretese (il Monte Dicte); altre dicono che lei fosse la dea delle reti da caccia e non di quelle da pesca. Come sempre, in queste occasioni, ci sono mille interpretazioni della storia e forse è proprio questo il bello dei miti e delle leggende 😉 .

Dopo aver passeggiato tra i resti del tempio, i cespugli e le capre, ci siamo fatti altri due tre tuffi dal nostro barchino per poi, pian piano, avviarci verso casa.

Che cosa ne dite, vi piacerebbe vivere la nostra stessa esperienza? Sì? Beh, sappiate che se venite qui in vacanza lo potrete fare senza problemi! Vi mettiamo noi in contatto con Nikos, così potrete noleggiare una delle sue barche!

A presto viaggiatori!

Aradena e Marmara: la perfetta simbiosi tra mare e montagna

Vi stiamo per raccontare una delle più belle escursioni che abbiamo fatto a Creta da quando viviamo qui, che vede come protagonisti la splendida gola di Aràdena e l’incantevole spiaggia di Màrmara.

Partenza da casa: ore 7 del mattino. Arrivo: ore 8:15 al villaggio di Sfakià (o Hòra Sfakìon), nella costa sud. Lì parcheggiamo la macchina e alle 9 prendiamo il pulmino diretto al villaggio abbandonato di Aràdena. Dopo circa 20 minuti di autobus e svariati tornanti a picco sul mare, arriviamo al ponte di Aràdena che collega il lato est della gola al lato ovest. Questo ponte di ferro è famoso per il bungee jumping poiché nei fine settimana estivi gli amanti di quest’attività spericolata si lanciano dai suoi 138 metri di altezza; è infatti il più alto ponte della Grecia ed il secondo in Europa da cui si può provare il brivido del saldo con la corda elastica. Prima della sua costruzione negli anni ’80, chi voleva andare da una parte all’altra della gola doveva scendere a piedi fino al letto del canyon attraversando una ripida e panoramica mulattiera pavimentata con acciottolato (in greco “kalderimi”) per poi risalire dall’altra parte, inerpicandosi per un altro sentiero identico ed altrettanto ripido… si fa fatica anche solo ad immaginarlo, figuriamoci a farlo!!! Per fortuna ora c’è questo ponte e noi lo attraversiamo in pullman, non senza tenere il fiato sospeso a causa del vuoto che si apre sotto di noi. Giunti dall’altra parte, dopo qualche foto al panorama, ci incamminiamo verso l’entrata della gola. Passiamo attraverso gli interessanti resti di un’architettura cretese del passato, facenti parte dell’antico villaggio di Aràdena, abbandonato dagli anni ’50. Il motivo di questo abbandono sembra essere stata una faida nata tra le famiglie del paese stesso a causa della… campana di una capra :-D!! Un cartello di legno inciso a mano ci introduce all’imbocco del kalderimi che ci avrebbe portati di lì a poco giù giù giù, fino alle viscere della gola. Ci godiamo questa splendida ma ripida discesa a zig zag e dopo circa 20 minuti arriviamo in fondo, iniziando a percorrere la gola vera e propria. Da lì, per circa 2 ore, affrontiamo una delle più affascinanti, varie e suggestive camminate della nostra esperienza cretese. Si passa da punti in cui il sentiero è ampio e agevole ad altri in cui bisogna passare in mezzo a pertugi scivolosi tra le grandi rocce, fino a dover costeggiare il letto scosceso del fiume percorrendo un saliscendi di gradini scavati nella roccia e delimitati da un corrimano di legno. Dietro ad ogni curva il paesaggio cambia: il canyon si apre e si restringe, la vegetazione quasi scompare e poi riappare super rigogliosa, la roccia si fa più liscia e sdrucciolevole e poco dopo diventa aguzza e irregolare. Insomma, è davvero impossibile annoiarsi durante questo percorso! A volte non si sa dove andare e poi, dietro ad un albero o sopra un masso, si trovano le torrette di sassi lasciate dagli altri escursionisti oppure i segnali verdi e rossi dipinti che indicano la strada da seguire. Naturalmente, come avrete intuito, è sconsigliato per chi non è abituato a camminare, per chi ha problemi alle ginocchia, per anziani e bambini piccoli, quindi valutate bene la fattibilità prima di affrontarlo, se ne avrete l’occasione.

Questo magnifico e indimenticabile trekking ci conduce, dopo circa 2 ore e mezza (considerando le pause per acqua, spuntini, foto e video) e 600m di dislivello, dritti dritti al mare, al turchese e cristallino Mar Libico, da noi incontrato e apprezzato più volte in questi 3 anni. Il piccolo gioiello che risplende davanti ai nostri occhi è la spiaggia di Màrmara. Come quasi tutte le spiagge sud occidentali dell’isola è costituita da ciottoli di piccola e media grandezza. In questa stagione è ancora attrezzata con alcuni lettini ed ombrelloni e la tavernetta situata sul promontorio accanto serve buon cibo greco e bevande a tutti i bagnanti, permettendo loro di godere di una vista sulla baia dalla quale non vorresti mai staccarti! Non facciamo a tempo a toglierci le scarpe e gli abiti impolverati che siamo già immersi nelle profonde e fresche acque e assaporiamo il tanto agognato bagno ristoratore dopo le fatiche della scarpinata. Tra l’altro, sulla destra guardando la spiaggia dal mare, si sviluppa tutta una serie di piccole grotte dentro le quali si può fare del fantastico snorkeling… e anche noi ne approfittiamo naturalmente!

Dopo pranzo, ci sdraiamo sotto l’ombrellone e crolliamo dal sonno per un’ora buona! Alle 17:30 una barca da circa 20 posti ci aspetta per portarci, in mezz’ora scarsa, solcando a ritmo sostenuto il blu del Mar Libico, a Sfakià e quindi alla nostra auto.

Giornata splendida, indimenticabile davvero! Ci auguriamo che le nostre parole, le foto ed i video abbiano reso giustizia all’intensità della bellezza di questo posto e alle emozioni che ha provocato in noi…

A presto!

Glika Nera, Loutro e Finikas: l’aspro e poetico Sud

Chi ci segue anche su Facebook ha già potuto vedere qualche foto di anticipazione a questo post perché sì, l’avrete capito, ci piace un sacco incuriosirvi e tenervi un po’ sulle spine!

Da molto pensavamo a questa gita e finalmente ci siamo decisi a farla! Dalla zona nord-ovest dove abitiamo, ci siamo avventurati nella costa opposta, a sud-ovest, dopo aver percorso per circa un’ora e mezza l’entroterra montagnoso, aspro e affascinante che si apre sotto Chanià.

Hòra Sfakìon (o Sfakià) è il villaggio che abbiamo raggiunto per primo ed è dove abbiamo lasciato per tutto il giorno l’ auto, poiché non ci sarebbe più servita…

Infatti, questa zona costiera di Creta vanta le spiagge tra le più selvagge, solitarie, difficili da raggiungere e dalla bellezza incontrastata ed incontaminata di tutta l’isola!

Prima di tutto abbiamo deciso di approdare a Glikà Nerà, meravigliosa e tanto decantata baia, raggiungibile solamente via mare o a piedi. Da Sfakià abbiamo preso dunque il battello delle 10:15 diretto a Loutrò, secondo le indicazioni del “barcarolo” stesso, un “aitante” greco DOC, con codino, barba nera come la pece e canotta troppo stretta per contenere le abitudini culinarie di un’evidente buona forchetta!

DSCN2491Sfortuna ha voluto che ci beccassimo un mare bello mosso quella mattina, tanto da rendere a dir poco umidi quei 10 minuti di traversata per arrivare a Glikà Nerà… beh, poco male, visto che di lì a poco avremmo comunque fatto il bagno, no??!

In ogni caso, avvicinarsi a quella meraviglia e godersi lo spettacolo che la Natura ci ha offerto, ha fatto dimenticare in un attimo la doccia salata di qualche secondo prima. Un’alta e maestosa parete rocciosa dei Lefkà Ori (Monti Bianchi) fa da sfondo ad una stretta lingua di ciottoli che si immerge in un’acquaDSCN2499 dalla trasparenza irreale e dagli splendenti blu e verde smeraldo!

Non abbiamo esitato un solo secondo e, dopo essere scesi sul minuscolo imbarcadero/tavernetta galleggiante, abbiamo steso i nostri asciugamani e ci siamo goduti un fantastico bagno! L’atmosfera era molto rilassante e le persone che giravano erano sicuramente originali e variegate. Abbiamo visto ragazzi con tende piantate sulla spiaggia e panni stesi al sole, escursionisti in costume che scendevano dalla montagna con pedule e zaini giganti e, DSCN2529naturalmente, non potevano mancare i nudisti! Troppo bello, davvero! Ci saremmo soffermati lì tutto il giorno solo per osservare la gente!

Ma torniamo a noi perchè non vi abbiamo ancora detto una cosa importante, ossia perché questo posto si chiama Glikà Nerà, che significa “acque dolci”. Ebbene, il nome è dovuto proprio alle freschissime acque dolci che, direttamente da una sorgente sotterranea, sgorgano tra i ciottoli della spiaggia per poi tuffarsi in mare! Passeggiando, infatti, si notano proprio queste pozze tra i sassi e nel mezzo si vede lo zampillo d’acqua, assolutamente potabile, che fuoriesce dal DSCN2522terreno. Per questo, infatti, è stata installata una doccia, funzionante con un pannello fotovoltaico, che dona il prezioso e dissetante liquido ai bagnanti che vogliono bere o semplicemente sciacquar via il sale marino dalla pelle.

Dopo un paio d’ore rilassanti ed un ultimo sguardo sognante a questo piccolo paradiso, abbiamo lasciato Glikà Nerà. Salendo sull’immancabile barca Delfini, abbiamo raggiunto in circa 10 minuti il villaggio di Loutrò.

DSCN2631Qual è il modo migliore per descrivervi la poesia e la magia che avvolgono questo porticciolo isolato dal mondo? Non è facile, davvero, perchè bisogna vederlo coi propri occhi per capire. Disposto su una baia a mezza luna, il villaggio è composto da non più di 20-30 strutture, divise tra case, vecchi edifici pubblici e piccoli hotel. Il colpo d’occhio è pazzesco perché si vedono tutte queste casette praticamente uguali, tutte bianche, dal tetto piano e con i balconi del color del mare! A cosa somiglia Loutrò? Ve lo diciamo noi: ad un presepe! Avete presente a Natale, quando allestite il paesino dietro la grotta delDSCN2562 Bambin Gesù?? Ecco, uguale!! Anche in questo caso c’è un motivo per il nome Loutrò, che significa “bagno”, e anche qui giocano un ruolo fondamentale le molte sorgenti ritrovate in quest’area, la cui acqua arrivava fino al vicino villaggio di Anopoli.

Dopo esserci goduti un pacifico pranzetto in una della tante taverne del lungomare (13 € in 2… non smetteremo mai di stupirci!), abbiamo voluto raggiungere un’ultima tappa: Fìnikas (o Finix, o Phoenix).

Questa volta, però, ci siamo detti :”Gambe in spalla e via, si va a piedi!”. Senza nascondere una certa emozione e un po’ di orgoglio, abbiamo così imboccato un tratto DSCN2577di E4, uno degli 11 sentieri tracciati che attraversano l’Europa (CLICCA QUI per uno splendido racconto sul sentiero cretese E4).  Tante volte ne avevamo sentito parlare, avevamo letto racconti a riguardo ed ancor oggi sogniamo di percorrere interamente la tratta cretese, 500 km da est a ovest (e prima o poi lo faremo!!). Per il momento, comunque, possiamo dire di averlo calpestato per qualche chilometro! Da Loutrò abbiamo superato la prima spiaggetta di Fìnikas (raggiunta in circa mezz’ora) e siamo arrivati fino alla seconda, impiegando altri 15 minuti circa: spiaggia molto aspra, con scogli e ciottoli, presenza di un piccolo hotel ed unDSCN2606 paio di taverne, ambientazione perfetta per chi ama un’atmosfera selvaggia e una solitudine completa (se non considerate le capre come una compagnia!!).

Tornando indietro, decisamente bisognosi di un bagno rigenerante, ci siamo fermati alla prima baietta: piccola, sassosa, molto carina, con un paio di hotel bianchi e blu che la incorniciano. Nonostante le acque davvero fredde, ci immergiamo per qualche minuto, per poi riprendere armi e bagagli e risalire la montagna. Passando nuovamente attraverso le sparute, ma suggestive rovine DSCN2582dell’antica città di Finikas, ci siamo incamminati con calma verso Loutrò. In prossimità del paese, ci siamo goduti un’ultima volta la sua vista dall’alto ed abbiamo fatto un pieno di bellezza, prima di prendere il battello che ci ha riportati ad Hora Sfakion e quindi alla nostra auto.

Ah, che spettacolo questo Sud ragazzi!

Speriamo di non avervi stancati troppo con questo racconto così lungo… ma speriamo anche di avervi trasmesso almeno un pizzico di quest’incanto e di aver portato nelle vostre case e nei vostri uffici un po’ di sole cretese!

A presto!

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