Kambos e Platanakia: un’escursione “into the wild”

Spesso le persone che vengono in vacanza a Creta ci chiedono: “Dove possiamo trovare una spiaggia deserta?”. In alta stagione è praticamente impossibile trovarne una, ma noi questa volta ci siamo riusciti, anche se, come tutte le cose belle e preziose, raggiungerla ha richiesto tempo e fatica!

Siamo partiti al mattino e, dopo circa un’ora di macchina, siamo arrivati al piccolo villaggio di Kàmbos. Qui abbiamo parcheggiato l’auto e abbiamo subito imboccato il sentiero che parte dalla piazzetta del paese segnalato da una freccia. All’inizio è stretto e, in alcuni punti, un po’ scosceso. Poco dopo si apre e per qualche centinaio di metri si cammina piacevolmente e in tranquillità in mezzo agli ulivi e ai peri. La parte più interessante inizia dopo circa mezz’ora di cammino, quando ci si addentra nella gola di Kàmbos . Di indicazioni non se ne trovano più ed è necessario un po’ di intuito per capire la direzione da prendere, soprattutto quando si inizia a costeggiare il letto del torrente, attualmente in secca. Quello che aiuta in certi punti è seguire delle piccole torrette fatte di sassi, chiaro segnale del passaggio umano. Come volevasi dimostrare, noi siamo riusciti a sbagliare strada e per un tratto ci siamo dovuti arrampicare su delle rocce giganti, per poi fare uno slalom tra gli intricati rami degli alberi e i cespugli spinosi. Non ci siamo fatti mancare (solo Enrico a dire il vero :-D) nemmeno un bel ruzzolone in perfetto stile fantozziano… che avventura! … E che ridere!!

L’incidente di percorso non è riuscito, però, a distoglierci dallo spettacolo ipnotizzante della Natura attorno a noi. Il tutto era reso ancora più magico dal fatto di essere completamente soli, immersi nel verde di castagni, ulivi e carrubi, dovendo stare attenti a non calpestare le pianticelle di origano selvatico in fiore, riuscendo a malapena a sentire i nostri passi poiché coperti dal suono potente e costante delle cicale. Non capita tutti i giorni di poter godere di uno spazio ancora così inviolato e in cui puoi davvero fermarti e far pace per un po’ con le tue preoccupazioni e coi problemi del quotidiano.

Crogiolandoci così in queste belle sensazioni, una volta ritrovato il sentiero tracciato, siamo usciti dal sottobosco e abbiamo proseguito su una strada sterrata che, metro dopo metro, ci rivelava scorci di mare all’orizzonte. Ad un certo punto ci è apparsa in lontananza, in tutta la sua bellezza selvaggia, la spiaggia di Platanàkia, meta del nostro trekking. In circa 1 ora e 40  di camminata totale (senza contare i 15 minuti che abbiamo perso sbagliando strada!) siamo giunti a destinazione. Avete presente Robinson Crusoe? Ecco, noi quel giorno ci siamo sentiti un po’ come lui, con la differenza che avevamo scorte di acqua e cibo nello zaino ;-D. Eravamo solo noi due, su quella riva aspra e assolata, i cui grandi ciottoli affondavano nel blu del mare di Creta che quel giorno, quasi a voler rendere l’atmosfera ancora più “wild”, ha sfoggiato delle onde davvero impetuose! Appena arrivati ci siamo subito guardati attorno alla ricerca di un albero per ripararci dal sole, ma niente, non ce n’era uno in tutta la spiaggia! Ad un certo punto, sulla sinistra, tra due grandi rocce, scorgiamo un riparo rudimentale abbozzato da qualche sant’uomo passato di lì prima di noi, fatto con dei robusti rami secchi raccolti nei dintorni. Ci siamo subito sistemati lì sotto a goderci il nostro pranzo al sacco, ammirando la maestosità e i colori del mare e delle sue onde che si scagliavano sul bagnasciuga.

Dopo qualche ora, passata prima a rifocillarci e poi a riposare e rinfrescare le stanche membra, abbiamo affrontato la risalita per tornare alla macchina (circa 2 ore). Sicuramente non è stata tra le più facili, in quanto abbastanza lunga e per la maggior parte sotto il sole. Questa volta, però, abbiamo imboccato il sentiero giusto e lo abbiamo mantenuto fino alla fine! I nostri consigli per chi si vuole avventurare in questa zona sono: 1. Indossare scarpe da trekking e berretto 2. Portare sufficienti scorte d’acqua 3. Seguire con attenzione il percorso tracciato 4. Non portare con sé bambini piccoli 5. Percorso adatto solo a chi è abituato a camminare in montagna.

Detto questo, chiunque si senta pronto e invogliato a provare quest’esperienza, siamo sicuri che non se ne pentirà!

Agios Pavlos: alla ricerca dei luoghi più remoti di Creta

Oggi vi vogliamo raccontare dell’ultima scoperta straordinaria che abbiamo fatto vagando per il territorio cretese: la spiaggia e la chiesetta di San Paolo o Ἀγιος Παύλος (Agios Pavlos) in greco.

In compagnia dei nostri amici Stefania e Luca, siamo partiti alle 8 del mattino alla volta di Hora Sfakion (o Sfakià), sulla costa sud-ovest di Creta. Alle 10:30 abbiamo preso il traghetto che in un’oretta ci ha portati ad Agia Roumeli. Durante il rilassante viaggio via mare, ci siamo goduti il blu intenso ed inconfondibile del Mar Libico e la sfilata di calette, pareti rocciose e micro paesini offerta dai maestosi Monti Bianchi (Lefka Ori). Una volta sbarcati, con zaino in spalla e pieni di energia, ci siamo spinti a piedi verso est, imboccando il nostro adorato sentiero E4 che ci avrebbe accompagnati lungo la costa meridionale verso la nostra meta. Come avevamo già accennato in alcuni articoli precedenti, il sentiero E4 (“The Cretan Way”) è un tratto di percorso europeo ben tracciato che attraversa Creta da est ad ovest (CLICCA QUI per uno splendido racconto sul sentiero cretese E4). Noi abbiamo avuto la fortuna di percorrerne vari tratti fino ad oggi e quello che ci stupisce sempre è l’estrema varietà dei paesaggi e del terreno che ci si trova ad attraversare. In questo tratto che collega la spiaggia di Agia Roumeli a quella di Agios Pavlos, si alternano sterrati nascosti tra i pini marittimi, parti di spiaggia a ciottoli grandi e piccoli, percorsi completamente sabbiosi ed angusti passaggi tra le rocce. Insomma, non si tratta proprio di una passeggiata tranquilla! Il percorso è proprio di quelli che piace a noi perché molto vario e sempre a picco sul mare cristallino, a tratti impegnativo, ma mai troppo per le nostre capacità. Forse un po’ d’ombra in più non ci avrebbe dato fastidio visto che il sole di giugno ha già svelato ampiamente la sua forza e durante questo tragitto ha messo tutti e 4 a dura prova!

Dopo circa un’ora e mezza di cammino, ecco aprirsi davanti a noi la selvaggia ed ampia spiaggia di Agios Pavlos. Dopo aver superato l’unico chioschetto presente in loco, ci siamo diretti verso il gioiello che caratterizza questo posto, ossia la pittoresca chiesetta di Agios Pavlos (o San Paolo), una delle più antiche di tutta l’isola. Fino a pochi minuti prima facevamo fatica ad individuare la sua posizione, perché, oltre ad essere molto piccola, è ben mimetizzata nel paesaggio circostante. Questo perché, nel X secolo, quando San Ioannis Xenos l’ha costruita con le sue mani, ha utilizzato le pietre presenti nella spiaggia stessa, del medesimo colore della sabbia e della terra. Ne ha ricavato una splendida struttura a croce bizantina, finemente modellata e in perfetta sintonia con la natura circostante. Una volta entrati, ci siamo accorti che nelle volte erano presenti i resti di alcuni bellissimi affreschi che pare risalgano ad un paio di secoli dopo.

Che posto incredibile ragazzi! Ancora oggi, dopo alcuni giorni, se ripensiamo all’immagine di quella costruzione isolata, che sembra far parte della montagna stessa, che si staglia su una distesa di sassolini neri, bagnati da un mare azzurro e trasparente oltre ogni immaginazione…beh, non ci sono parole per descrivere l’emozione che certi luoghi ti fanno provare!!

Dopo quella scarpinata ci siamo meritati un po’ di riposo e senza tardare un secondo in più, ci siamo tolti i vestiti sudati e ci siamo tuffati nelle corroboranti acque del Mar Libico. Una volta consumato il nostro pranzo al sacco e aver riposato un po’ all’ombra di alcune rocce, abbiamo preso armi e bagagli e ci siamo incamminati verso la via del ritorno. Giunti ad Agia Roumeli, stanchi morti, ma felici, ci siamo concessi un ultimo bagno, per poi prendere il battello delle 17:30 che ci ha riportati a Sfakià, dove avevamo lasciato la nostra auto.

Nel tragitto in auto abbiamo riparlato di quest’esperienza fantastica e ci siamo detti di essere grati all’universo di poter vivere queste giornate e di poterle condividere con degli amici che le apprezzano.

E allora cin cin! Alla vita che è sempre piena di sorprese, alle amicizie vecchie e nuove e alla bellezza di questo mondo che ci è stato donato!